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Il sequel perduto di Hellraiser: come Lament avrebbe potuto rinvigorire il franchise

Il mondo del cinema horror è caratterizzato da franchise iconici, ma pochi possono vantare una storia complessa e affascinante come quella di Hellraiser. Creato da Clive Barker, il primo film della saga, uscito nel 1987, ha lasciato un segno indelebile nel genere, grazie alla sua miscela di horror, erotismo e una mitologia avvincente. La saga ha dato vita a ben undici film, ma uno dei progetti più promettenti mai concepiti è rimasto solo un sogno: Hellraiser: Lament. Questo sequel mai realizzato, scritto dallo sceneggiatore Peter Briggs, avrebbe potuto riportare in auge un franchise che nel corso degli anni ha visto alti e bassi.

L’origine del culto: Hellraiser

Il primo Hellraiser, tratto dal racconto di Barker “Schiavi dell’inferno” (The Hellbound Heart), introduce il pubblico alla Lament Configuration, un cubo misterioso che funge da porta verso un’altra dimensione. Una volta risolto, il cubo evoca i Cenobiti, creature sadomasochiste che infliggono torture estreme. La rappresentazione della sofferenza come forma di piacere ha colpito profondamente il pubblico, facendosi portavoce di tematiche più ampie come il desiderio, la morte e l’immortalità.

Il successo del primo film ha generato un sequel, Hellbound: Hellraiser II – Prigionieri dell’Inferno, nel 1988, che ha ulteriormente esplorato le ossessioni sessuali e le dinamiche infernali. Da quel momento, la saga ha continuato a evolversi, ma con risultati altalenanti. I film successivi, come Hellraiser III: Inferno sulla Terra e Hellraiser – La stirpe maledetta, hanno visto una produzione sempre più affrettata e budget limitati, portando a una diminuzione della qualità.

Peter Briggs e l’idea di Hellraiser: Lament

Dopo gli alti e bassi del franchise, nel 2003, con il successo di Freddy vs. Jason, la Miramax decise di riportare alla ribalta Hellraiser. Fu allora che Peter Briggs, noto per aver scritto la sceneggiatura di Hellboy (2004) e per il suo lavoro su Alien vs. Predator (1991), fu contattato per sviluppare un nuovo capitolo della saga. Briggs, entusiasta, redasse un trattamento di 15 pagine intitolato Hellraiser: Lament, che prometteva di riportare il franchise su un terreno narrativo intrigante.

La sceneggiatura di Lament si proponeva di ignorare i sequel direct-to-video successivi a La stirpe maledetta, continuando direttamente la storia da quel punto. Il film avrebbe dovuto alternare tra il presente e il passato, rivelando una trama ricca di colpi di scena e riferimenti alle origini del male.

Una trama avvincente e complessa

L’idea centrale di Lament era quella di presentare i Cenobiti come prigionieri all’inferno. Attraverso un flashback ambientato nel 1750, Briggs immaginava un gruppo di minatori che estraeva un misterioso metallo, i frammenti di Leviatano, proprio dalle profondità dell’Inferno. Questo metallo avrebbe dato vita a una cittadina chiamata Lament, guidata dal Duc de L’Isle, un personaggio già presente in La stirpe maledetta.

Nel presente, Briggs avrebbe introdotto nuovi personaggi, tra cui:

  1. Una teenager tormentata
  2. Uno scienziato di nome Gardiner, ossessionato dal BDSM

La scoperta di un frammento di Leviatano sepolto, sottoposto a radiazioni, avrebbe aperto un portale verso l’Inferno, liberando Pinhead dalla sua prigionia. Gardiner, con le sue ricerche, avrebbe rivelato che il suo obiettivo era studiare come accedere all’Inferno, portando il tema dell’ossessione a un livello superiore.

La sceneggiatura culminava in uno scontro finale tra Pinhead e Angelique, una demone Cenobita introdotta in La stirpe maledetta. Ogni personaggio avrebbe avuto motivazioni diverse per aprire o chiudere il portale, creando una tensione narrativa avvincente e complessa.

Un sogno infranto per motivi di budget

Malgrado le promesse di una storia affascinante e ambiziosa, Hellraiser: Lament non vide mai la luce. Peter Briggs spiegò che il budget limitato delle produzioni direct-to-video, che si aggirava intorno ai 2 milioni di dollari, era insufficiente per realizzare le elaborate scene ambientate nell’Inferno e nel passato. Di conseguenza, il progetto fu abbandonato, sostituito da Hellraiser: Deader nel 2005, un film di qualità nettamente inferiore che non ha lasciato traccia nella memoria collettiva degli appassionati.

La mancata realizzazione di Hellraiser: Lament rappresenta una delle occasioni più perse nella storia del franchise. Con una trama ricca di potenziale e l’intenzione di esplorare temi profondi e complessi, il film avrebbe potuto riportare il franchise a un livello di qualità superiore. In un’era in cui il cinema horror sta vivendo una nuova rinascita, la nostalgia per ciò che avrebbe potuto essere rende ancora più palpabile l’assenza di Lament.

Il ricordo di un sequel mai realizzato continua a vivere tra i fan, che sperano sempre in un nuovo capitolo della saga, capace di catturare l’essenza originale di Hellraiser e di portare avanti la sua eredità.

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Luca Sereni

Sono un appassionato di cinema e teatro, con un amore profondo per la narrazione visiva e le emozioni che queste forme d'arte possono evocare. Da anni mi immergo nello studio della storia del cinema, esplorando le sue origini, le sue evoluzioni e l'impatto culturale che ha avuto nel corso dei decenni. La mia carriera nel giornalismo mi ha permesso di coniugare questa passione con la scrittura, offrendo ai lettori approfondimenti e analisi critiche su film, registi e tendenze artistiche. In VelvetCinema, mi dedico a raccontare storie che vanno oltre il grande schermo, analizzando il legame tra cinema e teatro, e come questi due mondi si influenzino reciprocamente. Ogni articolo è un'opportunità per condividere la mia curiosità e il mio entusiasmo, cercando di portare alla luce opere dimenticate e talenti emergenti. La mia missione è stimolare la conversazione e l'apprezzamento per il cinema, non solo come intrattenimento, ma come un potente mezzo di espressione artistica e sociale.

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