La magia del manga: scopri il cyber thriller Prophecy di Jacopo Rondinelli - ©ANSA Photo
Il 24 marzo 2025 segnerà l’uscita di Prophecy, il primo film italiano ispirato a un manga giapponese, un passo importante per il panorama cinematografico nazionale. Diretto da Jacopo Rondinelli e prodotto da Brandon Box, con il supporto della Film Commission Torino Piemonte, il film è stato presentato in anteprima al Lucca Comics & Games. Con un budget di 819.660 dollari, sebbene non elevato per gli standard hollywoodiani, dimostra l’impegno nella produzione.
Il manga originale, scritto e disegnato da Tetsuya Tsutsui, ha riscosso un notevole successo in Giappone e in Italia, grazie all’edizione di J-Pop. La storia affronta temi attuali come il potere dei social media, la giustizia fai da te e la corruzione del sistema giudiziario, elementi che avrebbero potuto offrire una base solida per una narrazione incisiva. Tuttavia, il film sembra lottare per dare vita a queste premesse, perdendosi in uno sviluppo narrativo inefficace.
Rondinelli cerca di adottare uno stile moderno, alternando inquadrature in soggettiva e un montaggio che richiama il linguaggio dei social media, ma l’esecuzione risulta spesso deludente. La fotografia, caratterizzata da toni freddi, contribuisce a creare un’atmosfera di alienazione, riflettendo le tensioni sociali e il disagio economico dell’Italia contemporanea. La colonna sonora, curata da Matteo Buzzanca, si ispira alla musica elettronica, cercando di rispecchiare l’anima del film e il mondo dei giovani hacker protagonisti.
Tuttavia, nonostante queste buone intenzioni, Prophecy sembra mancare di una scrittura e di una narrazione sufficientemente solide. La trama, che avrebbe potuto svilupparsi in modo avvincente, si presenta invece come blanda e banale. Le svolte narrative risultano prevedibili e privi di veri colpi di scena, mentre la componente “cyber” appare semplificata in modo eccessivo, quasi come se fosse destinata a un pubblico poco avvezzo al genere.
Il film propone una storia di giovani ribelli, ma dopo un’ora di visione, sembra mancare di un vero coinvolgimento. La mancanza di una progettazione stratificata del piano di “colpo” rende la narrazione poco avvincente, e il climax, che dovrebbe rappresentare il culmine delle aspirazioni dei protagonisti, si risolve in una serie di trovate poco convincenti e poco emozionanti.
Sorprendentemente, alcuni membri del cast e della produzione hanno descritto Prophecy come un’action comedy, ma la componente comica è praticamente assente e le sequenze d’azione non riescono a catturare l’attenzione. Gli attori, come Damiano Gavino nel ruolo di Paperboy e Denise Tantucci nel ruolo di un ispettore che cerca di veicolare messaggi di femminismo, non riescono a dare vita a personaggi memorabili. La loro recitazione è spesso limitata a frasi fatte e luoghi comuni, portando a una mancanza di profondità nei personaggi stessi.
Il villain, interpretato da Giulio Greco, risulta artificiosamente sopra le righe, mentre Ninni Bruschetta si distingue nel cast, portando sullo schermo un personaggio di supporto ben caratterizzato, grazie alla sua esperienza e al suo mestiere. Tuttavia, la prestazione di Bruschetta non basta a sollevare un’intera pellicola che, a tratti, sembra un collage di idee non sviluppate e di situazioni già esplorate in altre opere.
L’intenzione di Rondinelli di portare un linguaggio moderno e innovativo sul grande schermo è encomiabile, ma il film si avvicina più a un tentativo goffo di imitare le tendenze contemporanee, risultando in un prodotto che sembra già datato. Ciò è paragonabile a quei tentativi di comunicare lo slang giovanile da parte di chi non lo vive realmente, risultando in un pastiche che non riesce a convincere.
Con una distribuzione limitata e solo tre giorni in sala, Prophecy potrebbe non raggiungere un ampio pubblico durante la sua uscita. Tuttavia, è probabile che trovi il suo spazio nelle piattaforme di streaming, dove potrebbe attrarre un pubblico più vasto, interessato a scoprire questo tentativo di fusione tra cultura pop giapponese e narrazione italiana.
In conclusione, Prophecy rimane un esperimento interessante ma incompleto, che offre uno spaccato di potenzialità ma che fatica a tradurre quelle possibilità in una narrazione avvincente. Il film, purtroppo, si perde nel suo percorso, lasciando lo spettatore con una sensazione di delusione rispetto a ciò che avrebbe potuto essere.
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