
Biancaneve nella Foresta Nera: la malefica interpretazione di Sigourney Weaver - ©ANSA Photo
Nel panorama del cinema televisivo degli anni ’90, uno dei generi che ha catturato l’immaginazione del pubblico è senza dubbio l’horror. Tra le opere più bizzarre e affascinanti di quel periodo spicca “Biancaneve nella Foresta Nera” (Snow White: A Tale of Terror), un film che mescola elementi di favola e horror, andato in onda su Showtime nel 1997. Con un budget di 26 milioni di dollari, il film è riuscito a conquistare una sua nicchia nonostante le critiche miste, diventando una sorta di cult tra gli appassionati del genere.
Un’interpretazione audace di Sigourney Weaver
Al centro di quest’opera troviamo una Sigourney Weaver in una delle sue performance più audaci e teatrali. Nota per ruoli che richiedono una sobria intensità, l’attrice si allontana drasticamente da questa norma, regalando al pubblico una matrigna Claudia che è al contempo affascinante e inquietante. La sua trasformazione da donna ferita a strega vendicativa è un crescendo di follia e teatralità che sfida qualsiasi aspettativa. La Weaver si cimenta in scene che oscillano tra il macabro e il grottesco, da una seduzione spietata a un cannibalismo inquietante, tutto con una serietà disarmante che riesce a rendere il personaggio magnetico.
Il film, diretto da Michael Cohn, si discosta dalle versioni Disney della storia, riportando in auge l’assurdità delle fiabe originali dei fratelli Grimm. Qui, la matrigna non si limita a tentare di uccidere Biancaneve con una mela avvelenata; i suoi piani malefici includono metodi ben più elaborati e cruenti, come:
- Corpetti soffocanti
- Pettini velenosi
- Un finale drammatico con la danza della regina in scarpe roventi fino alla morte
Le scelte di casting e le performance
Oltre alla Weaver, il cast include volti noti come Sam Neill, che interpreta il padre di Lilli, e Monica Keena nei panni di Lilli Hoffman, una versione alternativa di Biancaneve. La performance della Keena è melodrammatica e in linea con il tono generale del film, anche se a volte può sembrare eccessiva. Sam Neill, con la sua interpretazione, riesce a sfiorare l’overacting senza mai cadere nel ridicolo, nonostante una parrucca discutibile. Gil Bellows, invece, nei panni di Will, il capo di un gruppo di minatori che sostituiscono i tradizionali nani, rappresenta una scelta di casting meno convincente, risultando poco memorabile in un film che, per sua natura, richiede personaggi forti e carismatici.
Un’estetica kitsch e una colonna sonora suggestiva
Tecnicamente, “Biancaneve nella Foresta Nera” è una produzione a basso budget, ma ciò non impedisce al film di presentarsi con uno stile che combina elementi di kitsch e melodramma. La colonna sonora, interamente composta da sintetizzatori, evoca un’atmosfera che ricorda i film di serie B dell’epoca, mentre i costumi sono un chiaro richiamo a fiere rinascimentali. La fotografia, che rievoca i set della Full Moon o dei soft erotici di mezzanotte, contribuisce a creare un’atmosfera gotica e affascinante, ma al contempo esagerata.
Nonostante le scelte stilistiche possano sembrare stravaganti, il film riesce a mantenere una coerenza interna. Ogni elemento, dall’estetica alla narrazione, contribuisce a formare un’atmosfera malsana che tiene viva l’attenzione dello spettatore. In effetti, i momenti migliori si verificano quando il film si prende completamente sul serio, rendendo l’assurdità delle situazioni ancora più palpabile.
Un’opera da rivalutare?
“Biancaneve nella Foresta Nera” ha ricevuto critiche miste al momento della sua uscita, ma con il passare degli anni è possibile che possa essere rivalutato come un cult kitsch. Mentre alcuni potrebbero continuare a considerarlo un esperimento strampalato, altri potrebbero trovarvi un valore intrinseco e una capacità di intrattenere che trascende il suo budget limitato e le sue scelte stilistiche discutibili. La nomination agli Emmy ricevuta dalla Weaver testimonia la forza del suo personaggio, che abbraccia il grottesco con una consapevolezza che rende il film memorabile.
Nonostante gli elementi da B-movie e i limiti produttivi, “Biancaneve nella Foresta Nera” riesce a offrire un’esperienza visiva unica. Ogni visione è un viaggio in un mondo dove la favola si mescola con l’horror, e dove la follia della matrigna diventa il fulcro di una storia che non conosce indifferenza. Confusione e sbigottimento sono più che probabili, ma mai l’indifferenza. La performance di Sigourney Weaver rimarrà impressa nella memoria degli spettatori come un esempio di come l’horror possa essere sia inquietante che incredibilmente affascinante.
Di seguito trovate intanto il trailer di “Biancaneve nella Foresta Nera”: