Lost River: un viaggio surreale nel mondo di Ryan Gosling - ©ANSA Photo
Uscito nelle sale nel 2015, “Lost River” segna l’esordio alla regia di Ryan Gosling, un nome notissimo nel panorama cinematografico grazie a interpretazioni memorabili in film come “Drive” e “La La Land”. Tuttavia, il suo debutto dietro la macchina da presa ha suscitato reazioni contrastanti, tanto da guadagnarsi un voto di 5 su 10. Con un budget di 2 milioni di dollari, Gosling ha cercato di realizzare un’opera che, pur ispirandosi a stilisti del calibro di David Lynch e Nicolas Winding Refn, fatica a trovare una propria identità narrativa.
“Lost River” si presenta come un’opera visivamente affascinante, ricca di immagini surreali e suggestive. La cinematografia di Benoît Debie, noto per il suo lavoro in “Enter the Void”, contribuisce a creare un’atmosfera inquietante e onirica, con inquadrature che sembrano estratte da un incubo. Le città desolate, le luci al neon e i paesaggi inquietanti dipingono un quadro di degrado e abbandono, riflettendo un’America colpita dalla crisi economica.
La trama segue Billy, interpretata da Christina Hendricks, una madre single che lotta per mantenere la sua casa in una città in declino. Per far fronte alle difficoltà economiche, accetta un lavoro in un club notturno dove gli spettacoli consistono in omicidi inscenati. Questo elemento di macabro intrattenimento è emblematico di una società che ha perso il contatto con la realtà e si è rifugiata in forme di intrattenimento sempre più estreme.
Nel frattempo, il figlio maggiore di Billy, Bones, interpretato da Iain De Caestaecker, si guadagna da vivere raccogliendo rame da rivendere. La sua vita si incrocia con quella di un criminale locale, interpretato da Matt Smith, creando una dimensione di pericolo e violenza. Bones scopre anche una città sommersa in un lago vicino, un simbolo potente del passaggio del tempo e della perdita, che riflette le tematiche della morte del sogno americano.
Sebbene Gosling tenti di affrontare questioni sociali e politiche profonde, come la lotta di classe e il fallimento del sogno americano, il suo approccio narrativo risulta disgiunto e poco incisivo. Il film si arrampica su simbolismi vaghi, senza mai riuscire a dare un significato chiaro e coeso alla sua storia. Mentre registi come Lynch e Malick riescono a intrecciare fili narrativi complessi con maestria, “Lost River” sembra più una raccolta di immagini suggestive che una narrazione ben strutturata.
Le performance degli attori sono altalenanti. Christina Hendricks offre una prestazione dignitosa ma il suo personaggio è poco sviluppato, lasciando il pubblico con una sensazione di superficialità. Iain De Caestaecker, nel ruolo di Bones, appare privo di carisma, mentre Matt Smith, noto per il suo ruolo in “Doctor Who”, sembra fuori posto nei panni di un criminale.
Gosling sembra ossessionato dalla sua visione estetica, che potrebbe affascinare gli amanti del cinema horror e dell’arte visiva, ma non riesce a trasmettere un coinvolgimento emotivo. I personaggi, ridotti a mere pedine in un teatrino infernale, non riescono a suscitare empatia. La narrazione è a tratti lenta e priva di tensione, con momenti che si spengono bruscamente senza raggiungere il culmine emotivo sperato.
Nonostante le carenze narrative, “Lost River” offre alcuni momenti visivi memorabili. Le fiamme che illuminano la notte e i lampioni della città sommersa accesi all’improvviso evocano una sensazione di mistero e inquietudine. Tuttavia, questi momenti non bastano a sollevare un’opera che, nel complesso, appare come un’allegoria pretenziosa e poco coinvolgente.
Il film di Gosling può essere visto come un tentativo audace di esplorare tematiche complesse attraverso una lente surreale, ma risulta chiaro che manca di una solida struttura narrativa. La mancanza di coesione si sente, e il pubblico potrebbe lasciare la sala cinematografica con la sensazione di non aver compreso appieno il messaggio che l’attore-regista intendeva trasmettere.
In conclusione, “Lost River” rappresenta un’opera ambiziosa ma, purtroppo, fallisce nel trovare una direzione chiara. Gosling, pur avendo appreso dal suo lavoro con Refn, sembra aver bisogno di più tempo e esperienza per affinare le sue capacità registiche. La speranza è che, con il passare degli anni, possa imparare dagli errori del suo debutto e offrire al pubblico opere più coerenti e significative.
Il trailer di “Lost River” offre un assaggio di ciò che il film ha da offrire, ma per comprendere appieno l’esperienza visiva e narrativa proposta da Gosling, è necessario immergersi completamente in questo viaggio surreale e disorientante.
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