Matteo Messina Denaro è stato arrestato esattamente un anno fa, come oggi, ed è morto a settembre. Presto vedremo il film che racconta la sua vita. Chi sarà a interpretarlo?
Si torna a parlare di un personaggio che ha creato grande polemiche e che dopo tanti anni di latitanza è stato catturato per poi morire alcuni mesi più tardi.
Nato a Castelvetrano il 26 aprile del 1962 è stato il capo del mandamento della sua città e della mafia trapanese in genera.e Era considerato uno dei boss mafiosi più importanti di Cosa Nostra, anche perché aveva esercitato questo ruolo anche al di fuori della sua città sfogando ad Agrigento e nel palermitano. Era ritenuto un uomo davvero molto vicino a Totò Riina.
Nel 1993 fu inserito nella lista dei dieci latitanti più ricercati in tutto il mondo, riuscendo a sfuggire alle forze dell’ordine per ben trent’anni e facendosi catturare quando era malato terminale di cancro. Sono molte le storie legate alla sua figura, tutte molto tragiche e con anche il racconto di moltissimi bambini. La più tragica quella del piccolo Giuseppe Di Matteo che dopo 779 giorni di prigionia fu strangolato con il cadavere sciolto nell’acido. Il boss fu tra gli organizatori di questo sequestro per costringere il padre a ritrattare le rivelazioni sulla Strage di Capaci.
Si chiamerà Iddu il film su Matteo Messina Denaro a opera di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Sin dall’inizio del progetto sono stati coinvolti nella pellicola sia Elio Germano che Toni Servillo che reciteranno per la prima volta insieme proprio in questo film girato l’estate scorsa in Sicilia.
L’opera racconta la storia del mondo che volteggia in maniera spericolata attorno e protegge il mistero tragico e farsesco della latitanza, come racconta Ansa. Il film uscirà già nel 2024 probabilmente con la prima, anche se non è stato annunciato, alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia che si tiene ogni settembre.
Sarà distribuito da 01 Distribution e vedrà le musiche di Colapesce. Nel cast troveremo anche Fausto Russo Alesi, Daniele Marra, Barbora Bobulova, Tommaso Ragno, Antonia Truppo e Giuseppe Tantillo.
Ansa riporta le parole dei registi che specificano: “Nella storia ricca della criminalità Italiana questa trentennale latitanza è un unicum. Quanto emerso nel corso degli anni dalle indagini e dalle cronache ci ha offerto la possibilità di scavare nella sua enigmatica personalità e fare luce sul sistema di relazioni che la sua invisibile presenza ha nutrito”.
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