Di tanti film con riferimenti al capodanno in pochi sono più curiosi di 32 Dicembre, di Luigi de Crescenzo. Vediamo cos’è questo film.
Nel 1988 Luciano de Crescenzo, uno scrittore, sceneggiatore e filosofo napoletano, decide di adattare autonomamente il proprio stesso romanzo, Oi Dialogoi, in un film che prende il titolo di 32 Dicembre. Questa in realtà non era la prima volta che de Crescenzo si prestava ad un’operazione simile. Già nel 1984 aveva tratto un film dal suo romanzo Così Parlò Bellavista, a cui seguì un sequel nel 1985, Il Mistero di Bellavista, ancora tratto da un romanzo di de Crescenzo.
A differenza dei due film precedenti, 32 dicembre presenta una struttura a episodi. Il film è composto da 3 episodi distinti con poco o niente in comune, se non la presenza dello stesso de Crescenzo in una piccola parte in tutti e tre gli episodi. Il primo episodio, Ypocrites, prende il via con un esperimento psichiatrico in cui una signora ingaggia due comparse da Cinecittà per interpretare Aristippo e Antisene, i due allievi di Socrate, per il marito che è uscito dall’ospedale psichiatrico perché si crede il famoso filosofo.
Le rivelazioni della moglie, che nella pantomima si finge Santippe, moglie di Socrate, del marito stesso, che dichiara che è la moglie ad essere pazza, e della domestica dei due, che invece punta il dito contro lo psichiatra che controlla l’esperimento, i due attori si troveranno in una situazione in cui passato e presente, realtà e finzione, si mescolano in un assoluto caos.
Il film delle risate e dei sotterfugi
Ypocrates è l’episodio con una maggiore componente filosofico. Già dal secondo episodio, La Gialla Farfalla, veniamo buttati nel mondo della commedia con una nonna ancora giovanile di corpo e di spirito che trova l’amore in un suo coetaneo che sposa dopo una fuga romantica. La famiglia di lei impazzisce per questa situazione, visto che potrebbero rimetterci l’eredità, e cercano di rubarle tutto. Grazie all’aiuto della nipotina, la nonna riesce a fregare 50.000 lire dalle casse di famiglia e con queste partire per Parigi col suo amato.
Ultimo episodio è quello più marcatamente napoletano. I Penultimi Fuochi si aprono con un padre di famiglia disoccupato che al 31 dicembre non ha i soldi per comprare i botti che ha promesso ai figli per capodanno. Dopo aver passato la giornata a cercare qualcuno che glieli presti, rifiuta di umiliarsi davanti al fratello e alla famiglia e promette ai figli di festeggiare il capodanno in un’altra occasione con dei botti veri e propri.
La promessa è mantenuta il 12 gennaio, quando il padre trova finalmente i soldi e fa fare i botti ai suoi figli. Questo gli causa una denuncia per schiamazzi notturni dai vicini, da cui si salva grazie alla sua innata furberia.