Maestro è il nuovo film di Bradley Cooper disponibile sulla piattaforma Netflix e di grande impatto per il pubblico. L’attore e regista ha raccontato questo personaggio.
Dopo A Star is Born torna con una nuova regia che ancora strizza l’occhio, in maniera del tutto particolare, al mondo della musica.
Leggo riporta le parole dell’incontro dell’uomo con la stampa, specificando alcune cose molto interessanti. Tra queste come è nata l’idea dell’opera: “Da Tom & Jerry, quando ero bambino mi incantava vedere le loro zampette per aria creando fantasia. Erano come dei direttori d’orchestra. Ho mandato per mesi a Steven Spielberg dei messaggi che esploravano questo tipo di parallelismo e forse lui un pochino mi ha odiato”.
Quando gli chiedono se il suo vero sogno è fare il regista, lui prontamente risponde: “Quando mi sono trasferito a Los Angeles e ho avuto il mio primo grande set, nella serie Alias, non lo lasciavo mai. Mi piaceva guardare a lavoro J.J.Abrahams e da quel momento l’ho fatto per ogni progetto, un’abitudine che non mollo mai”. Questo dimostra come l’artista sia veramente cinema allo stato puro, emozione e in certi casi anche devozione per la settima arte.
Bradley Cooper ama il cinema
E Maestro è l’ennesima dimostrazione che Bradley Cooper è uno che ama molto il cinema. Tra le sue passioni e superstizioni c’è anche il ritiro pre film: “Facciamo un ritiro di due settimane solo con chi condivide con me il film da protagonista. Me l’hanno insegnato alla scuola di cinema, è un esercizio al fine di creare un legame solido. L’ho fatto tante volte, tra cui quella con Lady Gaga. Ogni mattina ti svegli e ti racconti i sogni nei dettagli, come se fossi sul palco con un unico spettatore. Ti rendi vulnerabile e condividi le tue fragilità, si crea così un legame viscerale di fiducia e onesta reciproca”.
E se gli parlano della scena che ha sentito di più spiega: “Il litigio tra Leonard e la moglie è stato molto forte. Ripresa da lontano a scena la ricordo bene perché quando i miei genitori litigavano io e mia sorella assistevamo a una distanza di sicurezza. Vorrei che il pubblico si sentisse coinvolto nello stesso moto”. Ma qual è il fulcro del cinema e del film stesso: “La capacità di lenire i dolori quando li vediamo rappresentati in degli archetipi, in storie più grandi di noi nelle quali poi ci immedesimiamo”.