Esce in sala Doppia Coppia film diretto da Igor Biddau e con nel cast Raffaella Afeltra e Michele Manca. Abbiamo intervistato Emanuela Mascherini che ci ha rivelato dei particolari interessanti sul film.
Lasciamo a lei la parola.
Oggi esce Doppia Coppia, ci racconti com’è nata la tua collaborazione con il film?
La mia collaborazione con questo film arriva da molto lontano. Con Igor Biddau, Stefano Manca e Michele Manca ci siamo conosciuti qualche anno fa durante nell’ambito dell’Asti Film Festival dove eravamo presenti e premiati per opere diverse. Ci siamo trovati subito molto bene e abbiamo deciso che avremmo collaborato. In realtà ero anche in un progetto precedente a questo di Igor Biddau che spero un giorno faremo perché anche quello era molto bello.
Spiegaci da vicino il tuo personaggio e se ti è piaciuto interpretarlo?
Siamo arrivati sul set dopo pandemia e una lunga attesa. Avevamo tutti un gran bisogno di leggerezza. E se la leggerezza non ci aiuterà a risolvere questi tempi complicati di sicuro può aiutarci ad abitarli. Ho voluto molto bene a questo personaggio, a cui ho offerto tutti i pregi e i difetti che avevo a disposizione, dall’attitudine all’intraprendenza a una spiccata vulnerabilità. Poco prima di girare però non volevo più interpretare questo ruolo, questo non lo sa neanche il regista, perché non ero abbastanza bionda, non avevo gli occhi abbastanza azzurri, non abbastanza ventenne, non abbastanza delicata per essere la metafora della Principessa Azzurra. Poi mi sono accorta che stavo tradendo tutti i Principi e le Principesse azzurre che incontro ogni giorno per strada, al supermercato, nei bar. Tutti come me lontanissimi dallo stereotipo della Principessa che ci hanno raccontato e vicini a una realtà ben più interessante e complessa sia esteticamente che umanamente, la realtà di chi ha il coraggio di essere se stesso, anche esteriormente, e la propria esistenza se la salva da solo. Ho deciso che dovevo farlo per loro e per me. Poi tra i difetti che annovera il mio personaggio c’è una spiccata immaturità emotiva per essere ormai un’adulta a tutti gli effetti, molto comune e poco raccontata forse, e l’ansia tipicamente femminile di sentirsi sull’orlo di una data di scadenza, sempre più prossima, conseguenza di una pressione sociale sempre troppo attuale. Come per i personaggi che creo come autrice e regista ho cercato di creare un personaggio che alla dittatura della perfezione si oppone con il coraggio dell’autenticità e dell’imperfezione.
In un momento delicato in cui si accende la cronaca nera sull’amore, pensi che questo film possa mandare segnali positivi e/o educativi?
Questo film in particolare non lo accosterei direttamente a queste tematiche ma semplicemente perché essendo il periodo molto delicato da questo punto di vista sento la necessità di affrontare questi temi con estrema specificità. Lavoro su questi argomenti da anni e ho prodotto tanti contenuti in materia che affrontano un aspetto o l’altro della condizione femminile, dai libri ai film. Proprio questo anno ho girato il mio nuovo cortometraggio, Alla blu, come attrice, autrice e regista prodotto con il contributo del Ministero, che affronta il tema dei segni che la violenza sulle donne lascia nella mente oltre che sul corpo, meno visibili ma altrettanto indelebili. Uscirà nel 2024 e faremo un grosso lavoro si sensibilizzazione, con Associazioni che si occupano di queste tematiche, anche nelle scuole e nelle università. Solo che credo fortemente che mai come in questo anno che ha rilevato un’ondata quasi pandemica di atti di violenza nel nostro paese ci sia necessità di essere molto chiari e specifici, con azioni concrete volte a educare sia la nuove generazioni che quelle più adulte abituate a pensare che certe dinamiche di prevaricazione anche più sottili siano la normalità. I ragazzi imparano dai comportamenti degli adulti e se ci impegniamo a educarli nelle scuole ma a casa vedono perpetrarsi comportamenti tossici non arriveremo mai a un cambiamento profondo.
Fra le frasi promozionali del film leggiamo “tra un uomo e una donna è meglio l’amicizia o l’amore?”, la mia domanda però è differente. Può esistere l’amicizia tra un uomo e una donna?
Ancora me lo chiedo…Con questo film cerchiamo di indagarne la risposta e portiamo i nostri protagonisti a prendersi un tempo in uno spazio essenziale come la natura, lontani dal rumore e dalle distrazioni della città, affinché fermandosi un attimo possano trovarla questa risposta per quello che li riguarda. O almeno cercarla. Fernanda la sua risposta alla fine del film la trova, o almeno decide quale sia. Io personalmente ancora non lo so, dipende poi sempre dalle persone che formano la coppia in questione e dal loro passato. Però in generale mi sembra che l’amicizia tra un uomo e una donna possa esistere solo se è stato fugato ogni dubbio che quella coppia possa essere qualcosa di più, se si è molto chiari con l’altro/a o se la questione amorosa è andata in prescrizione. Solo che questa chiarezza che sulla carta sembra molto semplice, nella realtà spesso necessita anni di non detti, di fraintesi, di supposizioni e tentativi di chiarimenti. Insomma proprio una roba semplice non è, ecco…
Parliamo un attimo di te, stai lavorando a qualche nuovo progetto?
Sto lavorando a diversi nuovi progetti a cui tengo molto, purtroppo però non posso dare dettagli al momento. Uno che ho fatto come attrice lo posso accennare perché prossimo all’uscita, sono coprotagonista della serie “Che Classe!” Di Yuri Rossi.
Chi è la tua attrice preferita a cui ti ispiri?
Faccio sempre fatica a citarne una sola, perché ci sono tante attrici di cui apprezzo qualità spesso molto diverse e scelte che hanno fatto nelle loro carriere. Come regista mi sono formata in America, New York Film Academy di New York, e mi piace molto il modo di pensare “imprenditoriale” di diverse attrici che abitano il mercato americano ma non solo. Una su tutte Cate Blanchett, che ha spaziato da film d’autore a film più commerciali, passando per film di ricerca fino a diventare anche produttrice con una casa di produzione molto coraggiosa che come linea editoriale cerca di produrre voci scomode e fuori dal coro. Ma potrei fare anche molti esempi di attrici meno note, italiane e non, che ammiro per motivi diversi. In generale le artiste e gli artisti o le/gli professioniste/i che mi ispirano sono quelli che non si “siedono” mai.
Quale cinema di piace?
Amo senza limiti il cinema d’autore. Mi sono formata come Attrice al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e continuo a lavorare costantemente per sostenere progetti che siano stratificati e di ricerca. Lo amo così tanto che da aver fondato anche un Festival di opere prime e seconde, CineAtelier, che porta il cinema d’autore in territori decentrati dove porto autori che anno esordito in contesti internazionali a incontrare un pubblico che altrimenti non avrebbero probabilmente occasione di intercettare. Come regista poi sono stata borsista della prestigiosa residenza Berlin Air organizzata da Nipkow Programm, Medienboard Berlin Brandeburg, Berlinale Talents e Roma Lazio Film Commission. Questo non vuol dire che non ami e non frequenti il cinema più popolare, anzi. Sono semplicemente due settori diversi di un arte che ha bisogno di essere sostenuta e tutelata nel suo luogo di origine che è la sala, perché le piattaforme sono un’occasione unica di diffusione del nostro lavoro, ma la condivisione e l’esperienza della sala non è replicabile da nessun device.
Sogni di lavorare con un regista o un attore/attrice in particolare?
I sogni non si raccontano altrimenti poi non si avverano…però spero nella prossima intervista di potervi parlare di qualcuno/a di loro.