La cineterapia ha diviso l’opinione pubblica tra chi la considera una strategia interessante e valida e chi invece pensa sia una forzatura. Ma andiamo a capire di cosa si tratta.
Si tratta di una terapia psicologica che si basa sulla visione dei film. Il tutto nasce alla metà degli anni novanta a fronte dello studio di Gary Solomon uno psicoterapeuta.
L’uomo teorizza la sua idea attraverso il libro “Cineprescrizioni” che approfondisce l’argomento facendolo diventare tavolo di discussione per moltissimi appassionati in giro per il mondo ma anche per diversi professionisti che vogliono provare ad applicare nel lavoro la teoria. Questa specifica come una persona possa trarre beneficio, più o meno evidente, dalla visione di un film.
Sembra incredibile e assurdo leggere queste parole, ma in realtà si tratta solo di scardinare alcuni concetti e tornare alla base dell’arte. La creazione di immagini e idee è sicuramente d’aiuto per la mente umana e così i prodotti dell’arte diventano pane per il cervello e per l’anima. Ovviamente dipende tutto dalla situazione iniziale della persona che si trova ad affrontare qualsiasi problema e ogni caso va analizzato in maniera soggettiva cercando di non fare casi ed esempi che non possono subire confronto.
Come funziona la Cineterapia?
La Cineterapia può portare le persone a trarre beneficio dalla visione del film. La carica emotiva di un film può modificare lo stato psicofisico di chi si cala nella storia provando empatia attraverso il confronto con uno o più personaggi che durante il racconto effettuano un’evoluzione. Sembra un ragionamento molto contorto, ma in realtà è alla pura base di quello che facciamo tutti i giorni quando guardiamo un film, senza neppure accorgercene. Ci immedesimiamo e sfoghiamo quello che abbiamo dentro anche in assenza di problemi psicologici gravosi.
I film vengono proposti attraverso l’analisi di diverse situazioni e ogni incontro con lo psicoterapeuta inizia proprio con la visione di una pellicola. Subito dopo si effettua, solitamente, un incontro-confronto di gruppo dedicato ad approfondire quello che si è provato durante la visione dello stesso film. Ogni partecipante poi di solito raccoglie le proprie emozioni in un diario dove si specificano diverse situazioni interessanti e che possono essere d’aiuto all’analista per arrivare a un risultato. Si tratta di un metodo che sta via via prendendo piede anche in Italia e che in media statistica da dei buoni risultati, senza nessun tipo di controindicazione che si può verificare all’interno del percorso del paziente.