Pasquale Squitieri e Lucio Fulci sono stati due registi davvero molto diversi, ma nonostante questo sono accomunati dal titolo di “terroristi del genere”.
Due artisti decisamente differenti, ma che nel corso del tempo hanno raccontato il cinema con la stessa volontà provocatoria nei confronti della settima arte.
Entrambi sono riusciti a uscire dal genere e a stravolgerlo, rompere gli schemi e andare fuori da quello che era il consentito. L’hanno fatto con strumenti diversi e in modo differente, ma sono riusciti entrambi a dare un’impronta riconoscibile al loro cinema, senza mai essere banali e facendosi apprezzare per il modo di provocare e bucare lo schermo. Andiamo ad approfondire il lavoro di entrambi.
Pasquale Squitieri, no non è un poliziottesco
Pasquale Squitieri nasce a Napoli il 27 novembre 1938 e ben presto si merita il titolo di Guappo del cinema italiano. Già il suo debutto è straordinariamente d’impatto, nel 1969 esce Io e Dio un film straordinario che cambia il passo e va a rompere con i film di quel periodo. Forse l’Italia non è pronta a un talento di tale luminosità e di grande esplosività.
Sono molti nella sua filmografia i film, quasi tutti, ad andare a segno, a cambiare le regole a dare una sua impronta in grado di contraddistinguersi. Lo vediamo sul campo con degli spunti che sono sempre interessanti e con una rottura con quello che vediamo sulla scena. Una rottura che ha il nome d Il Prefetto di Ferro, di Corleone, de L’Arma e anche di prodotti più recente uscita come l’ultimo e sottovalutato L’altro Adamo.
Lucio Fulci, no non è un horror
Lucio Fulci esplode sullo schermo cinematografico tardi, dopo che per anni aveva girato musicarelli, commedie, film con Franco e Ciccio che erano stati di livello ma che alla fine un po’ si erano persi nel marasma delle tante opere simili prodotte in quel periodo. Ed è così che esce, nella parte matura della sua carriera, con film horror provocatori, irriverenti, duri e che arrivano allo stomaco.
Lucio Fulci è quello di Non si sevizia un Paperino, ma anche quello che dice che Wes Craven ha copiato il suo Un Gatto nel Cervello per fare Nightmare Nuovo Incubo. È un provocatore e lo fa anche nella vita, proprio come Squitieri. Attacca gli psicologi definendoli farabutti, propone il cinegiornale nero criticato i telegiornali dell’epoca. Lo fa con una cifra stilistica che anche a occhi chiusi ci imprime in testa quel suo volto paradossalmente buono rispetto ai suoi film.