Il cinema è anche commedia, è anche risate e scene divertenti rimaste nell’immaginario di tutti, con battute che si sono cristallizzate anche nell’uso comune e vengono usate anche da noi nella vita di tutti i giorni.
Stilare una top 3 delle scene più divertenti della storia del cinema è impresa molto complicata. Bisogna fare una scrematura immensa, tagliando film e sequenze che sono nel cuore di ogni appassionato. Sarebbe una lista lunghissima che includerebbe ovviamente anche iconiche commedie italiane. Pensiamo alla scena iniziale di “Fantozzi” in il ragionier Ugo mette la sveglia alle 7.51 per poi timbrare il cartellino alle 8.30 e calcola ogni cosa “sul filo dei secondi” riuscendo anche a stabilire un tempo “di valore europeo” (sei secondi netti) per espletare le proprie funzioni fisiologiche.
O le varie sequenze di “Totò, Peppino e la Malafemmina” in cui Totò e Peppino – i fratelli Capone – regalano scene esilaranti: dalla lettera da indirizzare alla fidanzata del nipote: “Signorina è l’intestazione autonoma… della lettera. Signoria veniamo noi, veniamo noi con questa mia addirvi, veniamo noi con questa mia addirvi… Addirvi una parola”. Per non parlare dello scambio con un vigile milanese scambiato per generale austriaco: “E vabbè, siamo alleati…”. E poi Massimo Troisi e Roberto Benigni in “Non ci resta che piangere” quando sono alle prese con il doganiere e il fiorino preteso a ogni passaggio, o Alberto Sordi in “Un Americano a Roma” con i maccheroni che provocano e vengono divorati.
Insomma, tantissime scene, anche italiane, che è difficile lasciar fuori. Ma l’esigenza impone di sceglierne tre e si spera di non scontentare nessuno. Al terzo posto ecco allora “A qualcuno piace caldo” film diretto da Billy Wilder e con un cast meraviglioso composto da Tony Curtis, Jack Lemmon e Marilyn Monroe. La pellicola è unanimemente considerata una delle commedie più divertenti nella storia del cinema. Uscito nel 1959, annovera una serie di scene esilaranti, ma quella che più di ogni altra è rimasta nel cuore del pubblico si colloca nel finale del film.
Le tre scene più comiche di sempre: ecco quali sono
Jack Lemmon interpreta Jerry, un musicista jazz che, dopo aver assistito alla strage di San Valentino, fugge perché inseguito dalla mafia. Decide allora di entrare, con il suo amico Joe (Tony Curtis), in una band tutta al femminile e di travestirsi da donna, facendosi chiamare Daphne. Una serie di situazioni rocambolesche portano il miliardario Osgood Fielding II a innamorarsi di Daphne, quindi di Jerry. Mentre i due scappano sul motoscafo di Osgood, Jerry/Daphne le prova tutte per far mollare la presa al magnate: “Non sono una bionda naturale! E fumo! Ho un passato terribile! E non posso avere figli!”.
Niente sembra scalfire Osgood, così Jerry si toglie la parrucca e confessa: “Sono un uomo!”. Ma Osgood risponde: “Nessuno è perfetto”, continuando a guidare indifferente e incidendo una scena iconica nella storia del cinema. Proprio come quella tra Gene Wilder e Marty Feldman in “Frankenstein Junior”. Il film scritto proprio da Wilder, insieme a Mel Brooks, che è anche il regista, è una delle commedie più amate e riuscite di tutti i tempi. Gene Wilder è il dottor von Frankenstein, mentre Marty Feldman interpreta Igor, o meglio Aigor come esige la pronuncia corretta: “A me avevano detto Igor”, dice il dott. Frankenstein al loro primo incontro alla stazione: “Beh avevano torto non le pare?”, ribatte il gobbo aiutante.
Ma la scena che più di ogni altra resta scolpita nella mente di tutti è quella del cimitero. Il dottor Frankenstein e Igor spalano in un vecchio cimitero per trovare un corpo da utilizzare per dar vita alla Creatura. Quando sono nella fossa, sporchi di terra, dopo aver tirato fuori la bara dal luogo di riposo, Frankenstein esclama: “Che lavoro schifoso!” E Igor prova a rincuorarlo: “Potrebbe essere peggio” – “E come?” – “Potrebbe piovere…” e in quel momento un tuono scatena un vero e proprio diluvio sui due. Il gioco d’espressioni che segue tra Wilder e Feldman è arte pura.
E se di arte si parla, non si può non citare “Il grande Lebowski” capolavoro dei fratelli Cohen. E si potrebbero citare diverse scene di questo film, dal colloquio tra Drugo (Jeff Bridges) e il signor Lebowski (David Huddlestone) o dello spargimento delle ceneri di Donnie che finiscono tutte sulla faccia di Drugo e non nell’Oceano Pacifico come avrebbe voluto Walter (John Goodman). Ma forse la più esilarante è quella in cui Walter distrugge una macchina convinto appartenga a un ragazzino di nome Larry.
Dopo un surreale interrogatorio allo stesso adolescente, in cui usa metodi da agente dell’FBI e presenta prove che lo incasserebbero rispetto al furto di denaro del riscatto di Bunny. Ma Larry non risponde e allora Walter procede alla distruzione della Chevrolet Corvette che pensa essere del ragazzo, ma che è invece di un ignaro vicino di casa che risponde devastando la macchina di Drugo con Walter, sullo sfondo, che non sa come uscire da quella surreale situazione.