È uno dei programmi che negli anni ha avuto più successo, ma che ha scatenato anche tante polemiche a causa del suo format e dei suoi protagonisti. Il Grande Fratello nasce da un’idea che prende spunto da un romanzo…
Arrivò in Italia nel 2000, preceduto da un’imponente campagna promozionale e da un’attesa spasmodica per un format nuovo, sorprendente, quasi sconvolgente per il pubblico italiano. La prima puntata del Grande Fratello, condotto da Daria Bignardi (Marco Liorni era l’inviato fuori dalla casa) andò in onda su Canale 5 il 14 settembre 2000 e ottenne il 24,78% di share con 5,45 milioni di telespettatori. Un numero che aumentò esponenzialmente di puntata in puntata arrivando ai 16,01 milioni della serata finale, in onda il 21 dicembre dello stesso anno, con il 59,9% di share.
La prima edizione del GF venne vinta dalla 28enne bagnina lombarda Cristina Plevani. Il Grande Fratello nasceva da un format olandese, portato in Italia da Endemol, che era anche il produttore per l’edizione in onda nei Paesi Bassi. Ma quale fu la fonte d’ispirazione di coloro che diedero vita a uno dei programmi più innovativi e discussi della televisione? Il titolo del reality – che ha come scopo quello di sorvegliare e osservare per 24 ore su 24 la vita e le relazioni che si creano tra sconosciuti all’interno di una casa – prende spunto dal personaggio di un romanzo di George Orwell.
L’opera dello scrittore britannico, uscì nel 1949, quattro anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando il mondo prendeva coscienza della divisione in blocchi e dell’inizio della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Urss e quindi tra Ovest ed Est. “1984” è un romanzo distopico, il cui scopo è quello di denunciare le storture e le conseguenze del totalitarismo, della repressione delle libertà, della sorveglianza costante degli individui, dell’annullamento del pensiero critico, dell’imposizione dall’alto di ciò che le persone devono ritenere giusto e adeguato eticamente e praticamente.
Grande Fratello, ecco da cosa prende spunto il programma
Orwell che era un socialista libertario aveva avuto esperienza della macchina propagandistica franchista durante la Guerra di Spagna, ma anche di quella del Partito Operaio di Unificazione Marxista che era guidato da vertici fedeli a Stalin. Metodi simili, che tendevano ad annullare il pensiero discordante, a imporre un’unica incontestabile verità. Quando scrisse “1984”, quindi, George Orwell pensò al Big Brother per impersonare il totalitarismo. Il Grande Fratello è il capo dell’onnipotente partito unico che guida l’Oceania (il mondo è diviso in tre blocchi: Oceania, Eurasia ed Estasia continuamente in guerra tra loro).
Il Grande Fratello chi è? Nessuno l’ha mai visto, nessuno sa se è una persona vera o un’entità, ma sviluppa il suo potere tramite il Partito e tramite telecamere piazzate in ogni angolo della strada e dai “teleschermi” che sono schermi forniti di telecamere che sono presenti anche nelle abitazioni dei singoli cittadini che quindi sono sempre sotto stretta sorveglianza. Questi televisori, dotati anche di telecamere, che sono presenti ovunque sia fuori che dentro le case, oltre a diffondere contenuti propagandistici a ogni ora del giorno e della notte, spiano la vita di qualunque membro della società, annullando di fatto ogni possibile forma di privacy.
Questo è utile al Partito per cogliere anche i comportamenti inconsapevoli che possono dunque rivelare dubbi di un cittadino rispetto alle idee ortodosse promosse dalla propaganda. I compiti di repressione e del controllo sono affidati al Minamor e alla psicopolizia. Orwell per pensare questo mondo distopico fece riferimento sia alla Germania nazista che alla Russia comunista. Dal romanzo dell’autore britannico è stato tratto anche un film, intitolato proprio “1984” e uscito in quell’anno. Diretto da Michael Radford (regista anche de Il Postino), con John Hurt, Richard Burton e Suzanna Hamilton, il film ottenne buone risposte dalla critica, ma non altrettanto dal pubblico che rimase piuttosto freddo rispetto alla pellicola diretta da Radford.
Il volto del Grande Fratello, nel film, è quello di Bob Flag, attore non professionista che venne scelto dopo un casting nel quale era necessario compilare un questionario. Inizialmente i produttori avevano pensato per quel volto ad Anthony Hopkins e Sean Connery, ma alla fine si decise di optare per la faccia di un personaggio non famoso e che quindi avesse un effetto spaesante sul pubblico. Se il film non ha avuto un grandissimo successo di pubblico, il romanzo di Orwell è ancora oggi una delle opere migliori di tutti i tempi. “Le Monde” lo classifica 22esimo tra i 100 migliori romanzi scritti nel XX secolo. Di fatto il Grande Fratello nasce qui. Con le dovute differenze.