È uno degli attori più amati e iconici di Hollywood. Venuto dal nulla, s’è costruito il successo raccontando la storia di un pugile squattrinato e che sembrava senza prospettive. Proprio come lui…
Sylvester Stallone è stato per anni considerato un attore di Serie B, prodotto di una Hollywood sfarzosa, ma senza cultura, interessata solo all’apparenza, al look, ma non alla sostanza di ciò che porta sullo schermo. Una Hollywood che tra la metà degli anni ’70 e tutti gli anni ’80 conosceva una fase di splendore e di eccessi, in cui Sly riuscì a collocarsi grazie a personaggi come Rocky e Rambo. Ma in realtà, pur non essendo forse il miglior interprete su piazza, pur non essendo un artista fenomenale, Sylvester Stallone ha sempre avuto due doti che sono mancate a molti altri (forse anche più talentuosi di lui): umiltà e cuore.
Stallone non s’è mai arreso, non ha mai rinunciato al suo sogno, anche quando tutto sembrava remare contro. Ha scritto Rocky, l’ha realizzato con mezzi modestissimi (solo 1,1 milioni di dollari di budget), vincendo tre Oscar e creando una delle saghe più amate e meglio riuscite nella storia del cinema. E allora se bisogna creare una lista dei migliori cinque film di Sylvester Stallone non si può che partire dal primo capitolo della storia di questo umile pugile di Filadelfia. Rocky uscì nel 1976, diretto da John Avildsen. Girato in soli 28 giorni, scritto dallo stesso Stallone, Rocky è una storia di redenzione, di crescita personale, d’amore. È il sogno americano in tutta la sua potenza. Un film che valse a Stallone tre Oscar: miglior film, miglior regia e miglior montaggio.
Affiancando Orson Wells e Charlie Chaplin come terzo uomo a ricevere la candidatura all’Oscar come attore e sceneggiatore per lo stesso film. Rocky costò 1,1 milioni di dollari, ne incassò 225. E se anche secondo, terzo e quarto capitolo della saga meriterebbero un posto in classifica, certamente il quinto episodio fu un flop. Un buco nell’acqua riconosciuto dallo stesso Stallone che, però, nel 2006, a sedici anni da Rock V, torna con “Rocky Balboa”, perché quel personaggio meritava un finale diverso, un finale che desse nuova dignità a Rocky e allo stesso Stallone in un momento in cui la sua carriera sembrava ormai impantanata nelle paludi della fine.
Sylvester Stallone, dal successo di Rocky al ritorno con Creed…
“Rocky Balboa”, inizialmente rifiutato da molti produttori e registi, alla fine vide la luce e fu un vero e proprio redemption act. Il sesto capitolo della saga è un film riuscito, amaro, sincero, in cui Stallone non celebra se stesso, ma il personaggio che l’ha reso immortale, affiancato anche dal grande Burt Young e da un ottimo Milo Ventimiglia. Impossibile, poi, non citare “Rambo” uscito nell’ottobre del 1982, solo cinque mesi dopo rispetto a Rocky III.
Due film che fecero di Stallone il protagonista assoluto di quell’annata cinematografica. Rambo, diretto da Ted Kotcheff, racconta la storia di un veterano della Guerra del Vietnam, che torna negli Usa e scopre che il suo mondo non c’è più, i suoi amici e commilitoni sono morti e il paese lo rifiuta, lo tratta come un reietto, scatenando la sua rabbia. Stallone non doveva interpretare Rambo, pur avendone scritto la sceneggiatura, al suo posto erano stati valutati De Niro, Al Pacino, Clint Eastwood, Paul Newmann e anche Terence Hill. Ma alla fine si decise di puntare su Stallone, nonostante fosse stato impegnato anche sul set di Rocky III.
Il primo capitolo del franchise di Rambo incassò 125 milioni di dollari in tutto il mondo; mentre Rocky III volò con oltre 270 milioni d’incasso. C’è un Sylvester Stallone duro, combattivo, ma c’è anche un Sylvester Stallone capace di scatenare la sua verve comica. Come accade in “Tango&Cash” una commedia poliziesca, uscita nel 1989, diretta da Andrej Koncalovskij e che vede Stallone interpretare la parte di Ray Tango, mentre Kurt Russell veste i panni di Gabe Cash.
Poliziotti diversissimi, per metodi e personalità, ma che riescono a infliggere colpi durissimi alla criminalità organizzata di Los Angeles. I due però si ritroveranno uniti a dover combattere un piano della malavita per eliminarli. Koncalovskij venne sostituito quando le riprese erano quasi finite per siedisi con il produttore Jon Peters: “L’unico ragionevole sul set era Stallone”, affermò il regista russo. Non rientra nella saga di Rocky, ma è uno spin-off. Eppure di Rocky ha la forza, l’emozione e la sincerità.
“Creed”, uscito nel 2015, diretto da Ryan Coogler (che è anche lo sceneggiatore), vede Sylvester Stallone nei panni di Rocky Balboa che ormai ha detto addio al pugilato, ma che si ritrova catapultato nella vita di un giovane Adonis Creed (Michael B. Jordan), figlio illegittimo del suo vecchio amico Apollo… Il film ebbe un ottimo riscontro dalla critica, al botteghino arriva a incassare quasi 200 milioni di dollari in tutto il mondo.