Come annunciato in esclusiva dalla rivista People, l’attrice americana ha prestato la sua voce per l’audiolibro del memoir “The Woman in Me”.
Ennesima trasformazione, ennesima performance fuori dal comune. La bravura di Michelle Williams non la scopriamo certo oggi. E l’attrice nata in Montana ha aggiunto un’altra perla alla sua collana già piena di successi. L’ha fatto fuori dal suo contesto, fuori dalla sua comfort zone. Sarebbe normale aspettarsi che l’audiolibro di una cantante sia raccontato dalla voce della stessa artista, ma con Britney Spears non è stato così. “The Woman in Me” è letto proprio da Michelle Williams. Il motivo? La popstar ha dichiarato che si tratta di un contenuto troppo emotivo per lei, e che le sarebbe impossibile leggere ad alta voce quello che ha scritto. Ed è qui che entra in scena l’attrice candidata a cinque Premi Oscar.
Scelta astuta quanto sorprendente quella di Britney Spears. A chi è capitato di sentire la voce della cantante in un momento carico di emotività, come ad esempio la sua testimonianza nel 2021 in cui chiedeva al tribunale di sospendere la tutela legale, è rimasto impresso il tono crudo e cupo. Era quella potenza emotiva a rendere così forte il suo caso, quasi quanto le parole proferite davanti alla giudice. E l’introduzione di questo audiolibro gioca molto su questo aspetto. Si percepisce l’emotività e la volontà di raccontare le sue verità. Il compito di Michelle Williams, nella lettura, è quello di animare il senso di ingiustizia vissuto da Britney Spears in questi anni e di dare voce agli alti e bassi della sua vita con un timbro il più distaccato possibile.
Questa sorta di separazione e di distanza dai tempi difficili vissuti dalla cantante permettono a Michelle Williams di fare da collante tra i vari momenti che hanno caratterizzato la vita difficile di Britney Spears. Come un sarto che cuce insieme i lembi di una coperta strappata, rovinata, ma che ha una trama pregiata e che sarebbe un peccato non riutilizzare all’infinito. Nessuna inflessione nella voce, solo un modo di parlare più popolare rispetto a quello dell’attrice, soprattutto quando si racconta l’infanzia della popstar. Come succede nel racconto della prima volta che si è innamorata di un ragazzo ai tempi di “The Mickey Mouse Club”.
Il grande talento di Britney Spears, quasi come fosse un dono, era quello di mettere in scena delle performance praticamente perfette, nascondendo i traumi e le sofferenze alle quali era andata e stava andando incontro. Specialmente all’inizio della sua carriera, quando il successo le esplose fra le mani come un fuoco d’artificio, trasformandola in pochi mesi in una delle cantanti più importanti del mondo. Se non la popstar numero uno in senso assoluto. Tra i meriti di Michelle Williams c’è proprio questo saper raccontare i due lati di Britney, svelando i momenti di gioia che provava nel suo studio di danza in contrapposizione alla confusione e alla solitudine che ha sempre provato.
Il suo “The Woman in Me” racconta il personaggio partendo dall’infanzia fino ad arrivare all’età adulta, senza mai perdere di vista alcune costanti che hanno fatto parte della vita di Britney Spears: il senso di malinconia, il bisogno di protezione e la gioia che provava nell’esibirsi davanti al pubblico. Solo Natalie Portman, allo stesso modo di Michelle Williams, sarebbe riuscita a riprodurre un lavoro del genere in modo così elegante, mettendo insieme il cuore spezzato e il perfezionismo. L’attrice di “The Fabelsman” e “Manchester by the sea” ci riesce in modo impeccabile, aiutata anche dall’amicizia che la lega a Britney Spears. In alcuni casi sembra addirittura che le due anime si confondano, anzi si sovrappongano nel racconto di quello che succede.
Anche i ruoli che hanno caratterizzato i suoi ultimi lavori hanno aiutato in questa trasposizione. L’attrice infatti si è specializzata nel rappresentare donne la cui ambizione artistica si scontra con le realtà della vita. C’è l’esempio della ballerina delusa di “Fosse/Verdon”, la scultrice costantemente insoddisfatta di “Showing Up”, la madre che lotta per trovare la sua arte in “The Fabelmans”. Sentiamo, forse, un po’ della Marilyn Monroe che nessun regista credeva potesse essere una vera attrice. Ed è proprio il ruolo della diva, con addosso lo sguardo sprezzante del mondo, che evidenzia un’altra dolorosa somiglianza. Una star adolescente che ha dovuto lottare per ottenere il rispetto artistico e, nella sua vita personale, è stata oggetto di un’intensa e crudele attenzione dopo la morte nel 2008 di Heath Ledger, che era stato il suo compagno e il padre di sua figlia.
Ma l’immensità della fama di Britney Spears ha un effetto che potremmo considerare alienante. Leggendo “The Woman in Me”, è quasi impensabile affrontare l’idea che sia lei stessa a raccontare la sua storia. E il motivo lo abbiamo capito nelle righe precedenti. È sempre stato qualcun altro a rappresentarla, e lo hanno fatto per così tanto tempo che ormai per capirla serve un intermediario. Ed è qui che in modo anche ironico entra in scena Michelle Williams, che acquista il suo potente significato figurato. È come se fosse seduta a una certa distanza dalla storia, con l’obiettivo di trovare al suo interno piccoli momenti da enfatizzare e un arco narrativo più grande da sviluppare. L’attrice parla come se fosse la cantante, ma in realtà non è lei. Da vita a una storia che la persona che l’ha vissuta trova troppo difficile da raccontare con la propria voce.
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