In una recente intervista l’attore ha raccontato che negli settanta a Hollywood gli dissero che non sarebbe andato da nessuna parte
Nonostante sia ormai riconosciuto come uno dei giganti – letteralmente – della storia del cinema, Arnold Schwarzenegger dovette affrontare critiche abbastanza dure agli inizi della sua carriera. Quando si presentò a Hollywood col suo accento, il suo fisico e il suo cognome più di qualcuno gli rise dietro, secondo la maggior parte degli addetti ai lavori dell’epoca – erano gli anni settanta – non avrebbe fatto molta strada.
Il tempo, si sa, è gentiluomo soprattutto nei confronti di chi si impegna a testa bassa per raggiungere i propri obiettivi e realizzare i propri sogni. Il 76enne è un esempio lampante, visto che non si è fatto scoraggiare dai tanti ‘no’ ricevuti. E il bello è che neanche la famiglia gli fu d’aiuto.
Arnold Schwarzenegger agli inizi: “Mi dissero che non avrei fatto nulla”
La sua carriera da attore è iniziata parecchio tempo fa, Arnold Schwarzenegger cominciò ad apparire in ruoli minori sia in TV che al cinema attorno al 1969, aveva 22 anni. Cresciuto nell’Austria del dopoguerra aveva sofferto la povertà, coltivava però il sogno di sfondare sul grande schermo. L’industria di Hollywood non fu molto tenera nei suoi confronti, solo negli anni ottanta, a quindici anni dal debutto in Ercole a New York, ottenne la consacrazione che cercava con Terminator del 1984 per la regia di James Cameron.
Le critiche più frequenti riguardavano il suo forte accento tedesco e il cognome impronunciabile. Ha raccontato dei suoi inizi al podcast di Rob Lowe Literally!: “Mi stroncarono: non potevo funzionare secondo loro. Mi sarebbero stati preclusi i ruoli da protagonista. Il problema? Era il mio accento, che a quanto pare faceva paura agli americani, dicevano che avrebbe ricordato al pubblico i “nazisti”. ‘Potresti interpretare un ufficiale nazista o qualcosa del genere ma nient’altro’. E poi il mio cognome, ripetevano che nessuno sarebbe riuscito a pronunciarlo, che avrebbero riso di me”.
A questo si aggiungeva, appunto, una struttura fisica importante e un portamento atipico, lontano dagli stereotipi dell’epoca: “Negli anni settanta, quando cominciai a voler fare l’attore sul serio, tutti gli addetti ai lavori mi dicevano: ‘Scordatelo, hai addosso cinquanta chili di troppo. La gente non vuole vedere i muscoli. Al cinema i sex symbol sono Hoffman, Al Pacino, De Niro, Woody Allen’”.