Nuovo Olimpo si può descrivere un po’ come una sorpresa attesa della Festa del Cinema di Roma 2023. L’ossimoro è sicuramente la figura retorica più intensa per descrivere il film.
Pietro ed Enea si incontrano per caso, si innamorano e per una situazione altrettanto particolare si separano perdendosi di vista ma senza dimenticarsi.
La prima mezz’ora del film sembra preannunciare un film scarico di idea, pieno di auto-citazioni, con poco da raccontare. Capiremo solo durante la visione che il film invece è tutt’altro, ma che volutamente il regista inizia col freno a mano tirato, giocando con lo spettatore, ma arrivando a meta nell’ora e dieci seguente a quell’inizio non proprio incoraggiante.
Il mondo dell’omosessualità viene nuovamente smontato e ricostruito da Ozpetek che ha parlato diverse volte di questo tema e l’ha sempre fatto con una sensibilità ben al di sopra della norma. Il film ci racconta una storia d’amore che si muove lungo i decenni e che si fa presenza proprio nella sua assenza.
Nuovo Olimpo, tra memoria e sliding doors
Nuovo Olimpo è un film che si muove tra memoria e sliding doors. Il ricordo è il centro che muove questa pellicola, che articola i sentimenti dei protagonisti che si rincorrono senza riuscire a incrociarsi, che si vogliono ma non riescono a trovarsi, in un turbinio di emozioni che lasciano a bocca aperta e fanno venire il fiatone.
E di slinding doors perché Ozpetek riesce ancora una volta a farci capire l’importanza del caso, delle situazioni che improvvisamente diventano scomode, difficili da incrociare e che portano rimpianti. D’altronde la vita, e questo non ce lo insegna il film ma la stessa, è fatta di bivi, di situazioni che cambiano a seconda di una piccola scelta. C’è un film splendido di Peter Howitt del 1998 che si intitola proprio Sliding Doors e ha come protagonista Gwyneth Paltrow e che ci racconta come una casualità può cambiare la nostra vita per sempre.