Imperversa il conflitto tra l’esercito israeliano e Hamas a Gaza: ecco le pellicole che ci aiutano a entrare dentro a una lotta che va avanti da oltre mezzo secolo.
La guerra tra Israele e Hamas ha effettivamente portato alla ribalta molte questioni complesse e ha messo in luce le tensioni storiche e politiche della regione. Nonostante siano passati più di 50 anni, le tensioni non accennano a placarsi, anzi. Stiamo attraversando uno dei momenti più bui del conflitto, che con il passare del tempo ha cambiato le proprie logiche e strategie dal punto di vista militare. I pericoli oggi si estendono anche oltre al confine e alla Striscia di Gaza. Impossibile sottovalutarne l’entità e la portata.
Si va avanti senza sosta nella lotta tra l’esercito israeliano e Hamas, con la popolazione costretta ancora una volta a patire le pene dell’inferno. Immagini che ci appaiono lontane e che, in molti casi, facciamo anche fatica a capire.
Assimilare quello che sta succedendo tra Palestina e Tel Aviv non è affatto semplice, così come è ancor più complicato poter prevedere gli scenari futuri. Le radici del conflitto infatti sono assai profonde e ogni tipo di dinamica, da qui in avanti, risulta essere imprevedibile. E allora che mezzi abbiamo per capire un po’ meglio quello che sta accadendo? Il cinema può essere uno strumento per fare luce su alcune situazioni che per la maggior parte di noi sono a dir poco oscure? La risposta è sì. Sono 5 i film che in modo particolare ci aiutano in tal senso.
Guerra tra Israele e Palestina, 5 film per capire meglio il conflitto
Così come ogni conflitto, anche quello israelo-palestinese è impossibile da giustificare. Sotto tutti i punti di vista. Dalle ragioni che lo alimentano, agli interessi che ci sono dietro, per non parlare della crudeltà di entrambi gli schieramenti, che poi ovviamente ricade sulla due popolazioni. Abbiamo stilato un elenco di cinque film da recuperare per entrare dentro alla questione tra Tel Aviv e Gaza, ma possiamo aggiungere anche delle serie tv che trattano l’argomento: da “Fauda“, disponibile su Netflix, a “Teheran“, che si può vedere su AppleTV.
Kippur (2000). Si tratta di una delle pellicole più famose del noto regista israeliano, Amos Gitai. La trama è incentrata su due soldati riservisti che il 6 ottobre del 1973, giorno della feste dallo Yom Kippur, provano a raggiungere il loro gruppo. In quella stessa data però Egitto e Siria portano un attacco militare contro lo stato ebraico: la reazione fu durissima, tanto da imporre l’intervento delle Nazioni Unite dopo 14 giorni di conflitto. A 50 anni di distanza non sembra cambiato davvero niente.
Munich (2005). Uno dei capolavori di Steven Spielberg, che in questo film narra la storia della vendetta israeliana nei confronti dei terroristi del famoso Settembre Nero, in seguito alla strage al villaggio olimpico durante le Olimpiadi del 1972 a Monaco. Dopo quell’attacco, la premier dell’epoca Golda Meir (anche su di lei c’è un film molto interessante con Helen Mirren progonista) ordinò di vendicare la strage col Mossad che assegnò il compito a un gruppo di agenti trasferitosi in Europa. Un film che mette in luce la follia di un conflitto insensato con un cast di primissimo livello: da Eric Bana a Daniel Craig, da Mathieu Kassovitz a Geoffrey Rush.
Il tempo che ci rimane (2009). In questo caso siamo di fronte a un film palestinese del regista Elia Suleiman, in possesso anche della cittadinanza israeliana. Un dettaglio non da poco visto che la pellicola è una sorta di autobiografia, in cui il protagonista si sente straniero in ogni luogo durante il trascorrere inesorabile della sua vita. La trama si divide in quattro episodi e racconta il ritorno a casa, in quella Nazareth che è tra l’altro il luogo di nascita proprio del regista e attore palestinese. I ricordi fanno da collante per mettere insieme decine di anni tra guerre e lotte senza fine.
Lebanon (2009). Film vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia, ambientato in un carro armato durante la Guerra del Libano del 1982, uno degli eventi centrali sui quali si basa l’odio tra i due popoli. Attraverso la finestrella del tank, i quattro soldati a bordo vedono e sentono il conflitto che c’è intorno a loro, in un crescendo narrativo che tiene incollato lo spettatore allo schermo. Questo il merito maggiore di Samuel Maoz, regista del film. Anche in questo caso si tratta di un racconto autobiografico visto che il regista, a 20 anni, era tra i soldati in uno dei primi carri armati che entrarono in Libano durante l’invasione da parte di Israele nel 1982.
200 metri (2020). Un film struggente sulla vita di un padre separato dalla sua famiglia da un muro israeliano. Una vita paradossale, basata su piccoli gesti d’affetto che servono per andare avanti nelle difficoltà. Ma quando il figlio viene ricoverato in ospedale, la loro storia si trasforma in un inferno. Si tratta di una pellicola del regista Ameen Nayfeh ed è uno dei pochi esempi di film palestinesi che raccontano la vita quotidiana nei territori occupati.