Stanco delle critiche a Blade Runner, Ridley Scott ha risposto alla sua maniera durante una recente intervista
Occupato nella promozione del suo attesissimo Napoleon, Ridley Scott non ha più intenzione di censurare le proprie rimostranze nei confronti di alcuni detrattori o, più semplicemente, delle critiche rivolte ai propri lavori.
Nel corso di un’intervista rilasciata al magazine Total Film, il leggendario regista 85enne si è in particolare soffermato su di una disamina piuttosto severa che è stata avanzata nei confronti del suo film più importante: Blade Runner.
Blade Runner è lento?
Uscito nell’ormai lontano 1982, Blade Runner è tutt’ora uno dei lungometraggi più importanti e rivoluzionari della storia del medium e, da molti, è considerato per distacco il film dispotico più rappresentativo e iconico di sempre. Tuttavia, nonostante questa rinomata aura d’intoccabilità, il film, nei primi anni dalla sua distribuzione, fu bersaglio di svariate critiche, causate in gran parte da un montaggio più a misura dei produttori, che del suo regista. Non è un mistero, infatti, che è con la director’s cut del decennio successivo che il film ebbe la sua consacrazione.
Nonostante ciò, alcuni insoddisfatti sono rimasti della propria idea, influenzata soprattutto dai ritmi della pellicola, considerati fin troppo compassati. Scott, da buon inglese, non ha usato mezzi termini “Non vedevo Blade Runner da 20 anni. Davvero. Ma l’ho appena guardato. E non è lento. Le informazioni che ti arrivano sono così originali e interessanti, parlano di creazioni biologiche e di attività minerarie fuori dal mondo, che, a quei tempi, dicevano che erano stupide. Io dico: andate a farti fott*re!”.
Il potere di una sola recensione
Poco dopo, comunque, Scott esprime con efficacia il suo controverso rapporto con le critiche, per le quali, alle volte, nutre particolare rispetto. In particolare, il regista di The Last Duel fa riferimento ad una recensione di Pauline Kael: “Ha distrutto il film in quattro pagine, mi ha distrutto. È stato difficile per me realizzarlo, ma pensavo di aver creato qualcosa di speciale. E poi vederlo ucciso così… Ha davvero influenzato l’uscita del film. Ho preso quelle pagine e le ho incorniciate nel mio ufficio. Sono ancora lì oggi perché c’è una lezione da imparare… quando pensi di avercela fatta, non hai capito un ca**o”.
Poco dopo, Scott conclude, ribadendo l’importanza di credere nella propria visione dell’opera, che, in questo caso, è divenuta tra i testi filmici più fecondi di sempre: “Sono state una brutta esperienza per me. Avevo dei partner orribili. Avevo avuto molto successo nella gestione di un’azienda e sapevo che stavo realizzando qualcosa di molto, molto speciale. Quindi non avrei mai accettato un ‘no’ come risposta. Ma non capivano quello che avevano. Lo filmi, lo monti e lo mixi. E quando siamo arrivati a metà, mi hanno detto tutti che era troppo lento. Come regista però devi imparare che non puoi ascoltare nessuno. Sapevo che stavo facendo qualcosa di molto, molto speciale. E ora è uno dei film di fantascienza più importanti mai realizzati, di cui tutti si nutrono. Ogni dannato film”.