Il regista statunitense, che è in sala con il suo ultimo lavoro, avrebbe già annunciato un nuovo progetto.
Complesso e visionario, ma allo stesso tempo genuino e leggero. Siamo d’accordo con chi sostiene che dentro “Asteroid City” ci sia il meglio e il peggio di Wes Anderson. Il film, presentato al Festival di Cannes e distribuito nelle sale americane a giugno, è un concentrato della filosofia che da sempre appartiene al regista nato in Texas. E che ha voluto mischiare western e fantascienza in un commedia teatrale. E no, non è un modo di dire. La pellicola infatti si sviluppa partendo dall’opera di un drammaturgo alle prese con l’ennesimo ‘capolavoro’ della sua vita.
A interpretarlo è Edward Norton, che insieme a Bryan Cranston, apre il sipario su quella che sembra una storia surreale su un cratere intorno al quale si è sviluppata una cittadina. E intorno a essa si sviluppano le storie dei personaggi in questione. Con un cast che è impossibile da ricordare a memoria per quante stelle sono coinvolte nel progetto. Due le abbiamo già citate, aggiungiamo Tom Hanks, Jason Schwartzman, Scarlett Johansson, Tilda Swinton, Jeffrey Wright, Adrien Brody, Liev Schreiber, Steve Carell, Matt Dillon, Willem Dafoe e Margot Robbie.
Sceneggiatura, budget e location
La sceneggiatura, come sempre, è frutto della mente di Wes Anderson in persona, coadiuvato da Roman Coppola e prodotto per l’American Empirical Pictures e l’Indian Paintbrus con la collaborazione di Steven Rales e Jeremy Dawson. Le riprese sono durate all’incirca tre mesi: da agosto 2021 fino al mese di ottobre e a fare da cornice è stato un minuscolo comune spagnolo a pochi chilometri da Madrid.
Si chiama Chinchón, un luogo ideale per riprodurre il deserto tipico della Monument Valley. Un paesaggio volutamente plastificato, in cui il tempo si è fermato, con il passato e il futuro che sono sulla stessa linea del presente. Per quanto riguarda il budget per la realizzazione del film, fonti americane parlano di un investimento totale intorno ai 25 milioni di euro.
Ma cosa ha spinto Wes Anderson a mettere in piedi un lavoro annoiato, in cui il lo spazio è volutamente piatto e il tempo inchiodato sulle rotaie di un treno che non passa mai? L’ispirazione, se così la vogliamo chiamare, deriva dalla monotonia e dalla depressione dovuta alla pandemia da Covid-19 che si è diffusa in tutto il mondo. Il regista prova a reagire, a rialzarsi, ma non è certo in “Asteroid City” che ci riesce. E allora forse è già tempo di guardare avanti…
Wes Anderson, già pronto il nuovo film: sarà la rivoluzione dell’estetica?
Simmetria, colori pastello, una sottile ironia. Elementi che hanno sempre fatto parte della narattiva di Wes Anderson, apprezzati dagli amanti di un genere che fa capo al regista nato a Houston nel 1969. L’opera cinematografica più recente si è concentrata sull’indagine dei sentimenti, sulla capacità dei più piccoli di leggere il mondo di quanto non riescano a fare i grandi. La purezza del cuore contro la corruzione dell’anima. Ma questo stile, che ha reso le pellicole del cineasta un vero e proprio genere cult, potrebbe essere messo da parte. Per far spazio a un nuovo capitolo della vita artistica di Anderson.
Anche a livello di scenografia. Quando si parla di stile Anderson infatti ci si riferisce prima di tutto all’architettura delle inquadrature, sempre simmetriche e perpendicolari, l’uso dei colori, sempre abbinati e sgargianti (anche se in Asteroid City è molto presente il bianco e nero). Per non parlare dei costumi e dei personaggi che non hanno minimamente a che vedere con la gente comune o con scene di vita vissuta. Sono per lo più delle metafore funzionali al regista per poter veicolare il proprio messaggio.
Uno stile che è stato ripreso e utilizzato anche in campagne pubblicitarie e spettacoli televisivi. Non solo. Siamo di fronte a un tracco così noto e distintivo che addirittura l’intelligenza artificiale è stata in grado di riprodurlo in modo fedele, proprio come avrebbe fatto il regista stesso. E se dopo tutta questa costruzione, impalcatura, chiamatela un po’ come volete, fossimo davanti a una svolta?
Non è una semplice speculazione, un volo pindarico oppure un semplice sentito dire. È stato lo stesso Wes Anderson a rivelare i suoi piani per il futuro. Un futuro molto prossimo a voler leggere chiaramente le sue parole. Il suo nuovo progetto cinematografico è molto più che in cantiere. La sceneggiatura è già completata e le riprese sarebbero state fissate per questo autunno. Rispetto ai film corali tipici degli ultimi anni, però, il nuovo film dovrebbe avere soltanto tre personaggi.
Un primo importante punto di svolta rispetto a quello che eravamo abituati a vedere. Stando ai rumors – stavolta sì – uno dei protagonisti della storia dovrebbe essere Michael Cera. Diventato famoso grazie a “Juno” e presente nel cast di “Barbie” (interpreta il ruolo di Allan). La trama, anche in questo caso da confermare, riguarderebbe il rapporto padre-figlia e le sue implicazioni. La novità più importante però riguarderebbe l’estetica della pellicola stessa: niente più ‘metodo classico’, ma un cambiamento radicale nel modo di presentarsi dietro la macchina da presa. La curiosità, non c’è che dire, è alle stesse.