L’uomo, l’artista, la figura di uno dei personaggi in assoluto più amati nella storia della serie tv di successo.
Nato a Napoli il 26 agosto del 1956, Patrizio Rispo ha iniziato sin dalla giovane età a farsi largo nel mondo dello spettacolo. Gli inizi riportano al cabaret con gli amici Francesco Paolantoni e Mario Porfito, con il gruppo “Il criticone”. Al cinema, Rispo, muove i primi passi come stuntman per poi approdare alle grandi produzioni. L’opportunità arriva nel 1979 con “Nel regno di Napoli” di Werner Schroeter. Successivamente, poi l’occasione di prendere parte al primo film di Massimo Troisi, “Ricomincio da tre”, nel 1981.
La carriera artistica di Patrizio Rispo è condita, inoltre da altre prestigiose collaborazioni, come quella con Mario Martone, per “Morte di un matematico napoletano”, nel 1992 e con Nanny Loy, per “Pacco doppio pacco e contropaccotto”, nel 1993. Nel 1996, arriva poi la “svolta televisiva” con la partecipazione alla serie “Un Posto al sole”, e l’interpretazione di uno dei personaggi in assoluto più amati dai telespettatori, quello di Raffaele Giordano.
In queste settimane la notizia che scuote i fan, racconta di un “allontanamento” provvisorio, calcolato, in un certo senso, proprio di quel personaggio dal quotidiano della serie. Velvet Cinema ha raggiunto Patrizio Rispo per provare ad approfondire la dinamica della soap e fare il punto su un percorso artistico più che mai prestigioso.
Il 21 ottobre del 1996, è andata in onda la prima puntata di Un Posto al Sole. 27 anni di successi, un affetto che nel tempo è rimasto immutato da parte del pubblico. Qual è il segreto della longevità di Un Posto al sole?
Il segreto della longevità di Un Posto al sole va ricercato in primo luogo nella capacità degli autori di proporre situazioni sempre attuali e di forte interesse. Le tematiche trattate, la tempistica, la capacità ulteriore di trovare sempre e comunque il giusto modo di far veicolare quel tipo di realtà, in qualche modo parallela a quella dello spettatore.
Lei nella soap interpreta Raffaele, verace ed amatissimo portiere di Palazzo Palladini. In queste settimane tra i fan regna il panico per la sua uscita di scena: cosa accadrà?
Raffaele è stato uno dei primi personaggi a colpire il pubblico, per i tatti caratteriali, per la capacità di legare in un modo o nell’altro con i vari condomini, e poi per quel suo modo di affrontare le cose, probabilmente. Il mio personaggio non scomparirà affatto dalla serie, anzi. Ci sarà un momento di “allontanamento”, dettato dalla storia, ma niente di preoccupante e di duraturo.
Le è mai pesato “Raffaele”? Cosa Le ha dato e cosa Le ha tolto?
Io vengo dal teatro, dal cinema, e questo personaggio mi ha dato la possibilità di crescere, giorno per giorno, maturare, affinare le mie doti, le mie capacità. Chiaro che a questo personaggio devo davvero tantissimo, è quello che in qualche modo mi ha fatto entrare in contatto con il pubblico in maniera più forte, decisa.
C’è un “vecchio” collega di Un Posto al sole uscito di scena che Lei rimpiange?
Ci sono tanti colleghi e amici, perché con il tempo si diventa amici, ogni giorno insieme, si passa in pratica più tempo sul set che in famiglia, che negli anni si sono alternati con personaggi sempre interessanti all’interno della produzione. Penso ad Adele Pandolfi, prima moglie di Raffaele nella serie e penso al mio grande amico Mario Porfito, anche lui nel cast in passato.
Da sempre è testimonial di campagne di prevenzione e salute e non molto tempo fa ha deciso di raccontare un periodo molto delicato della sua vita, le fu diagnosticato un tumore alla prostata.
Io credo che noi artisti, soprattutto quando il ruolo stesso lo consente, dobbiamo sempre essere in prima linea rispetto a quelli che possono essere anche gli aspetti non proprio gradevoli della vita. Rendersi in qualche modo testimonial, avvicina le persone a specifiche problematiche, specifiche condizioni.
Lei è da sempre impegnato sul fronte sociale. Nel 2021 è stato testimonial di una iniziativa benefica per i piccoli del quartiere di Scampia. Cosa si può (davvero) fare per Napoli?
Il mio impegno nel sociale, per lo stesso ruolo e per la stessa condizione citata in precedenza, è stato sempre molto deciso. Ho preso parte a tante campagne e continuo a occuparmi, ancora oggi, di sociale e di problematiche che riguardano la nostra città.
Quello che succede a Napoli – continua – anche in queste settimane, è quello che del resto succede in ogni grande città, non credo che Napoli soffra di qualche male particolare che può essere riportato esclusivamente a questo territorio, e non credo che le sfilate politiche, come nel caso di Caivano, oggi, come ieri, da parte di qualsiasi bandiera politica, possano realmente servire a qualcosa.
Nella nostra città mancano spazi – conclude Rispo – manca lavoro, manca la possibilità di riconoscere realmente una alternativa al degrado e all’abbandono. Non credo occorra chissà cosa, non credo si soffra di qualcosa di diverso da ciò che tiene in ostaggio, in qualche modo, qualsiasi altra grande città.
L’uomo, l’artista e il doppio binario tra finzione e realtà. Una serie tv di successo e la consapevolezza di rappresentare una rara opportunità di “sereno” nelle giornate di chi segue con decisa attenzione ogni singola puntata di questo incredibile racconto. Patrizio Rispo rassicura i suoi telespettatori sul suo personaggio, che presto tornerà più attivo che mai in quelle che sono le trame, le vite dei protagonisti di Un Posto al sole. L’artista continuerà a impegnarsi, come sempre in attività rivolte al sociale e a dire la sua, oltre che a mostrarsi come esempio da seguire, nei confronti di un pubblico sempre più attento e numeroso.