Gli spettatori cinesi probabilmente non avranno mai occasione di vedere film come “Ritorno al Futuro” a causa di uno strano divieto.
I viaggi del tempo sono sempre stati un tema affascinante da esplorare in romanzi e film. La prima produzione cinematografica sull’argomento a diventare popolare è stata probabilmente “Ritorno al Futuro“, che nel 1985 conquistò il pubblico in sala di tutto il mondo. Ancora oggi il film viene trasmesso in replica dalle televisioni ed è uno dei prodotti che più ha influenzato la cultura popolare occidentale. C’è un paese dove, però, non è possibile vederlo: la Cina.
Tra i tanti divieti che possono sembrare assurdi agli occhi di una persona cresciuta nella cultura occidentale, la Cina ha infatti imposto un divieto di trasmissione di qualsiasi film affronti la tematica dei viaggi nel tempo. E la motivazione, forse, suona ancora più assurda.
Un divieto assurdo, ma con motivazioni ben precise
Nel 2011 il governo cinese ha reso pubblici alcuni criteri che i prodotti di intrattenimento avrebbero dovuto rispettare per essere pubblicati o trasmessi all’interno del paese. Tra i vari obiettivi delle misure c’era la volontà di reprimere in ogni modo contenuti che promuovono “stili di vita occidentali”.
E se questa motivazione può suonare quantomeno plausibile, rimane davvero poco chiaro in che modo “Ritorno al Futuro” e, in generale, i film che parlano di viaggi nel tempo possano promuovere stili di vita occidentali.
Secondo gli esperti, il problema nasce dal fatto che il viaggio nel tempo, nei film occidentali, viene spesso utilizzato in un modo palesemente “frivolo”, sminuendo l’importanza degli eventi passati. Questo causerebbe nelle persone una rielaborazione della loro relazione con gli eventi passati, che potrebbe favorire la diffusione di idee proibite o una mancanza di rispetto per la propria storia.
Il critico cinematografico e giornalista Raymond Zhou Liming ha spiegato inoltre che alcuni film sui viaggi nel tempo potrebbero utilizzare il passato come mezzo per commentare o criticare il presente. Il divieto di trattare questo tema diventa quindi una questione di stabilità sociale. Qualsiasi contenuto mediatico che possa stimolare il dibattito, la riflessione critica o le divergenze dalla narrazione ufficiale del Partito che governa il paese può essere visto come una minaccia alla stabilità sociale.
Zhou ha poi spiegato che in Cina esistono programmi che parlano di viaggi nel tempo, ma sono funzionali alla narrazione della realtà che il governo vuole portare avanti. Uno dei più famosi è “The Myth”, che narra la storia di un uomo moderno che torna nell’antica Cina dove, dopo alcuni adattamenti, trova amore e felicità.