Normale di Olivier Babinet arriva nelle sale italiane il prossimo 12 ottobre dopo aver vinto al Giffoni Film Festival nella categoria Generation+16. Abbiamo intervistato il regista.
All’Ambasciata Francese di Piazza Farnese a Roma è stato proiettato in anteprima per la stampa il film francese che ha sconvolto il Giffoni. Un’opera romantica, che fa sognare e incanta raccontando i problemi dell’adolescenza e della vecchiaia.
Lucy è un’adolescente che deve fare i conti con la dura realtà di un padre gravemente malato di sclerosi multipla. Non solo però perché ovviamente si trova a doversi confrontare con tutte le complicazioni dovute alla sua età. Sebbene la ragazza sembri cresciuta prima del tempo nasconde dentro di sé tutte le fragilità dovute a un periodo molto particolare della vita di ognuno di noi.
Olivier Babinet era presente alla proiezione e dopo la visione del film si è messo a disposizione dei giornalisti per alcune domande. La sensazione alla visione del film è stata quella di un lavoro dove si va oltre il genere cinematografico, dove sono diversi gli elementi che si compenetrano in un film riuscito e davvero intenso. Prodotto dalla No-mad il film sarà nelle sale italiane speriamo con una distribuzione capillare perché merita assolutamente di essere visto per i tanti messaggi che ci invia.
Olivier Babinet a Velvet Cinema
Così quando stimoliamo Olivier Babinet, il regista di Normale, sulla figura del genere nella storia del cinema lui ci risponde: “Non so se oggi posso mostrare un mio tocco nei film che faccio, questo dovete dirlo voi. Posso dire che sono stato rapito dal cinema quando ho visto per la prima volta Il Fantasma della libertà di Luis Bunuel. In una sequenza passa improvvisamente uno struzzo in una camera da letto e sembra tutto così naturale. Allora lì mi sono detto che il cinema è veramente bello perché può creare un mondo alternativo“.
Il regista aggiunge: “Adoro il cinema di genere, questo film è ispirato a una parte della storia del cinema americano e lo cita. Attraverso i racconti di Lucy siamo riusciti a entrare in diversi generi, a toccare le corde di diversi momenti emozionanti. Il figlio di un mio amico è andato a 13 anni a vedere il film e si è spaventato molto, eppure è un fan di Stranger Things che è decisamente più spaventoso. Ma qui c’era una cosa che lo turbava, la realtà di diversi contesti che potrebbero realmente accadergli. Quindi questa è la potenza del cinema, arrivare attraverso diversi canali alle persone in modo differente”.