Jacopo Garfagnoli è giovanissimo e ha già alle spalle numerosi progetti di successo, che lo hanno portato a diventare un noto attore.
Il suo volto sarà infatti il protagonista del film italo spagnolo Senza Età di Stefano Usardi, dove ha appunto interpretato un giovane sbandato che porta via una donna anziana in sedia a rotelle dalla casa di riposo. Il suo unico obiettivo? Farle vedere il mare. L’interprete è quindi tornato con questo progetto che odora di libertà, dopo aver partecipato alle riprese dei film Sangue del mio Sangue e Il Traditore del regista Marco Bellocchio. E’ stato inoltre il protagonista di La ronde di Schnitzler, spettacolo in inglese andato in scena al Teatro Nazionale della Macedonia a Skopje.
Nell’attesa di apparire nella serie tv Passaporto per la libertà, che arriverà nel mese di ottobre su Mediaset Infinity, e del film We will never die di Tor Iben, l’attore si è raccontato ai microfoni di Velvet Cinema.
Sei molto giovane ma hai già alle spalle diverse esperienze nell’ambito del cinema. Hai lavorato ad esempio con Marco Bellocchio per i film Sangue del mio sangue e Il Traditore. C’è qualche aneddoto che vuoi raccontarci su queste due esperienze?
Lavorare con Marco Bellocchio è stato bellissimo a livello personale, e ho potuto scoprire una serie di cose molto importanti. E’ questa la grandezza dei film di Bellocchio: danno sempre un elemento di passione. Danno molto dal punto di vista emotivo e personale, proprio perché trattano elementi che fanno parte della nostra politica e che creano la nostra società. Mi sono ad esempio emozionato moltissimo quando sono entrato nel Lucertore, un’enorme sala che avevano costruito per il Maxi Processo, dove c’erano 470 imputati. E’ stata un’esperienza forte, grande, bella. Sono felice di aver contribuito a raccontare le storie importanti del nostro Paese.
Cosa mi dici invece di Marco Bellocchio? Com’è lavorare con lui?
È uno che tutti chiamano Maestro. E’ il primo che arriva e l’ultimo che se ne va, che ha una dedizione assoluta verso il lavoro. Spesso si concentra su dettagli che altri avevano messo in disparte: Marco ha una capacità di sguardo e una cura del dettaglio invidiabili.
Adesso sei il protagonista del film Senza età, trasmesso sul grande schermo. Interpreti un giovane sbandato che porta via una signora anziana per farle vedere il mare. Cosa ti ha lasciato più di tutto il tuo personaggio?
Mi ha lasciato prima di tutto delle conferme: io sono una persona che farebbe una cosa del genere. Vivendo l’esperienza di Pietro ed essendo io uno che vive un’esperienza del genere, ho sentito che fosse una conferma del mio carattere e della mia personalità. Ho imparato il rapporto con il viaggio, con la scoperta e con l’incertezza. Pietro mi ha insegnato che, se provi a lasciarti andare e a metterti davvero in gioco, hai la possibilità di crescere e cambiare. Se invece decidi di restare sulle tue, è veramente difficile.
Il film parla soprattutto di libertà. Cosa è per te la libertà? Pensi che il pubblico possa cogliere questo importante concetto?
Il film insegna soprattutto a toglierci il paraocchi che ci imponiamo e che ci viene dato dal condizionamento social e dall’insicurezza che ci portiamo dietro dai nostri genitori. Non so come sarà ricevuto il film, ma penso che sia un film che lascia qualcosa.
È stato girato in una situazione estrema, dato che abbiamo girato in tutta Europa e non abbiamo avuto una produzione cosmica. Arriva qualcosa, questo desiderio di lasciarsi andare, di viaggiare, di buttarsi nell’incertezza della vita. Di essere liberi.
Futuri progetti?
Per il momento non possono svelare molti progetti, ma posso dire che dovrebbe uscire presto il film We Will Never Die. Spero che arrivino presto molte altre proposte.