Greta Garbo storie e curiosità sulla star di Hollywood nota per essere la più misteriosa di tutti i tempi.
Affascinante, magnetica, misteriosa e inarrivabile. Greta Garbo questo e molto altro. Sono passati 117 anni dalla sua nascita, il 18 ottobre del 1905, e 33 dalla sua morte, avvenuta il 15 aprile 1990, ma il suo ricordo è ancora vivo e potente, tanto è stata importante la sua presenza.
Non solo per la Settima Arte, icona anche di eleganza, il suo stile fa ancora scuola ai giorni nostri. Una delle poche star di Hollywood rimasta effettivamente immortale. Il volto per eccellenza del cinema.
Greta Garbo, icona di fascino e stile: le origini della Diva immortale
Greta Lovisa Gustafsson nasce a Stoccolma il 18 settembre 1905 da una famiglia di origini umili. Il padre netturbino, la madre una donna delle pulizie, vivono in povertà per moltissimi anni. La Garbo approda ad Hollywood il 5 luglio 1925 e ha all’attivo un paio di film, arriva negli Stati Uniti grazie ad una borsa di studio. È ricordata per i suoi personaggi affascinanti ed ambigui, da Mata Mari a Ninotchka. Nella vita di tutti i giorni è una donna riservata e molto malinconica.
Il suo stile segna anche la moda. È infatti una delle poche attrici a non vestire abiti provocanti ma a preferire outfit androgini come giacche e pantaloni di taglio maschile. Uno stile che viene ripreso anche da un altro mostro sacro del cinema: Katharine Hepburn. Il suo stilista di riferimento è l’importante costumista Adrian, responsabile degli abiti delle dive più importanti di Hollywood.
Greta Garbo, il successo e l’insoddisfazione: una Diva tormentata
Il successo di Greta Garbo si muove a pari passo con le nuove consapevolezze dell’attrice che apprende di non amare il clamore, di essere infastidita dalla diffusione di argomenti che la riguardano. Assume così un atteggiamento chiuso e riservato. Questo comportamento trasmette il messaggio che sia antipatica e alimenta la fama di figura inarrivabile.
I primi film della Garbo sono muti, come vuole l’epoca. Con l’arrivo del sonoro vi è anche una certa preoccupazione per il suo accento Svedese. Timori che vengono spazzati via con il film del 1930 ‘Anna Christie’ dove la diva fa sfoggio per la prima volta della sua voce roca e profonda. Le pellicola è campione di incassi per quell’anno, viene lanciata con lo slogan “La Garbo parla”, e nulla poteva essere più efficace di questo.
Nonostante il successo, la fama e la sua aura di figura Divina, la Garbo non è soddisfatta. Non ama il dover interpretare sempre gli stessi ruoli: donne senza scrupoli, snob, aristocratiche, spie, creature seducenti che lei non sente nelle sue corde.
Giunge in suo ‘soccorso’ Ernst Lubitsch con il film ‘Ninotchka’, una commedia che mette in mostra una Garbo completamente differente. Sceneggiata dall’immenso Billy Wilder con Charles Brackett e Walter Reisch. L’attrice è divertente, perfino sorridente.
La Garbo per via del suo aspetto altero e del suo comportamento enigmatico e distaccato, viene soprannominata appunto la Diva. Viene anche appellata Sfinge Svedese, per via dei suoi comportamenti non facilmente comprensibili.
Accade infatti che sul set a causa del suo carattere riservato e poco predisposto a rapportarsi con altre persone, fatichi a girare determinate scene. La star pretende che al momento del ciak non vi siano molte presenze per timore di essere disturbata mentre lavora. Durante le scene d’amore, prova imbarazzo e chiede sovente di rimanere con meno persone possibili a guardarla.
Greta Garbo si ritira dalle scene a soli 36 anni. Si sostiene l’abbia fatto per mantenere intatto il suo ricordo di diva giovane e bella. Un’altra teoria parla invece di un allontanamento dalle scene dovuto al flop del film ‘Non tradirmi con me’.
Numerosi registi provano a contattarla per farla lavorare ancora ma l’attrice è irremovibile e si ritira nel suo appartamento al 450 della Cinquantesima Strada Est, tra la First Avenue e l’East River a New York.
Greta Garbo, l’amore e la riservatezza
Determinata a non avere ‘intrusi’ nella sua vita. La Garbo decide di non sposarsi. Ha delle relazioni importanti, si mormora con l’attore John Gilbert, un’altra con il compositore Leopold Stokowsky.
Un’altra ancora con l’editore Lars Saxon a cui addirittura dice: “Rimarrò probabilmente sola per tutta la vita. ‘Moglie’ è una brutta parola”. Ha anche una relazione con l’attrice Mimi Pollok. Il rapporto più lungo quello con il famoso fotografo inglese Cecil Beaton. George Schlee rimane al suo fianco dal ’42 al ’64.
Il ritiro dalle scene, l’esilio nell’appartamento a New York
Il suo appartamento in Upper East Side a New York è ancora meta di pellegrinaggio. Tuttavia della Diva si è parlato molto come se dal giorno del suo ritiro avesse fatto una vita da reclusa: non andò così. La Garbo si frequenta con l’ex cantante radiofonica Jessica Aragonette. È spesso insieme a Jane Gunther, vedova di un’importante giornalista.
La donna la ricorda così: «Era senz’altro la donna più bella che abbia mai visto o anche solo immaginato. I suoi lineamenti erano perfetti, ma il miracolo della sua bellezza veniva da qualcosa di interiore. Vi era una strana malinconia in lei che ti induceva a credere che il suo meraviglioso viso rivelasse il segreto della sua vita, le gioie e i dolori. Era sensibile e divertente, beffarda e piena di spirito. So che attribuirle un piacere infantile e clownesco per tutte le cose smentisce la sua immagine pubblica, ma era una parte enorme di lei».
La Garbo in vecchiaia ha diversi problemi di salute. Un attacco di cuore le da delle complicazioni e la vede costretta a fare la dialisi. Muore il 19 aprile 1990 a pochi mesi dall’ottantacinquesimo compleanno. Al suo fianco fino alla fine la nipote Gray Reisfield.
Robert Gottlieb, importante scrittore americano, nel suo libro ‘Garbo’ del 2021 scrive: «Amava il suo lavoro, ma non sopportava tutto quello che vi ruotava attorno, e non riuscì mai a comprendere davvero che cosa le fosse successo. Era un fenomeno, una sfinge, un mito, ma anche una ragazza svedese di campagna, priva di istruzione, ingenua e sempre in guardia. Si allontanò dal mondo a trentasei anni, ma il mondo non si allontanò da lei, anche se lei trascorse una cinquantina d’anni o giù di lì a nascondersi da esso. E ancora si nasconde: nessuno saprà mai che cosa succedeva dietro quegli occhi straordinari. Lo sapeva soltanto la macchina da presa».
Greta Garbo, i film da vedere per ricordarla
Per onorare la Divina e ricordarla o per scoprirla, sicuramente fondamentale la sua filmografia a partire dal già sopra citato ‘Ninotchka’ del 1939, per la regia di Ernst Lubitsch con Melvin Douglas, Ina Claire e Bela Lugosi.
Frank S. Nugent scrive a riguardo sul New York Time il 10 novembre del 1939: “La Ninotchka di Garbo è una delle più brillanti commedie dell’anno, un allegro, impertinente e malizioso spettacolo che non forza mai le battute (non importa quanto efficaci) e trova l’austera prima donna del dramma recitare in una commedia buffonesca con la disinvoltura di Buster Keaton… “
‘Maria Walewska’ del 1937 regia di Clarence Brown. Con Charles Boyer, Reginald Owen, Alan Marshal. Un melodramma che parla della vera storia della contessa polacca amante di Napoleone Bonaparte.
‘Margherita Gauthier’ del 1936 per la regia di George Cukor con Lionel Barrymore, Robert Taylor e Elizabeth Allan. Si tratta della trasposizione del romanzo ‘La Signora delle Camelie’, di Dumas figlio. Il film è il maggiore incasso dell’anno. Greta Garbo ottiene anche una nomination all’Oscar.
‘Anna Karenina’ del 1935 regia di Clarence Brown con Fredric March, Basil Rathbone e Freddie Bartholomew. La versione cinematografica del capolavoro di Tolstoj, probabilmente la migliore di sempre.
‘La Regina Cristina’ del 1935 per la regia di Roubem Mamoulian con John Gilbert, Ian Keith e Lewis Stone. Parla della Regina di Svezia. La storia vera, di una regina bisessuale con un monologo passato alla storia: “Sono cresciuta nell’ombra di un grande uomo. Per tutta la mia vita sono stata un simbolo. Un simbolo è eterno, immobile, un’astrazione. L’essere umano è mortale e mutevole, con desideri e impulsi, speranze e dolori. Sono stanca di essere un simbolo. Voglio essere un essere umano”.
‘Grand Hotel’ del 1933 di Edmund Goulding con John Barrymore, Joan Crawford, Wallace Beery e Lionell Barrymore. Le stelle più amate di quel periodo riunite insieme. La pellicola vince l’Oscar come miglior film. Presenti due importanti star femminili, oltre alla Garbo anche Joan Crawford, mai nella stessa scena, per evitare tensioni.
Nel film una famosa battuta che diventa per la Garbo quasi un proclama di tutta la sua esistenza: “Voglio restare sola… voglio soltanto restare sola”. Anche se in seguito la Garbo stessa dirà: “Non ho mai detto “Voglio stare sola”. Ho detto “Voglio stare in pace” e c’è una bella differenza.” A dimostrazione di quanto in realtà il comportamento dell’attrice non sia mai stato compreso pienamente.
‘Mata Hari’ del 1931 di George Fitzmaurice con Ramon Novarro, Lionel Barrymore, Lewis Stone. La Garbo nel film indossa importanti abiti del suo amato costumista Adrian e interpreta la spia per eccellenza. Una scena viene disgraziatamente censurata, quella che conteneva la sensuale danza in onore alla statua di Shiva. Hollywood purtroppo si avventurava nel periodo del codice Hays responsabile di tante ignobili censure.