Gianfranco Gallo a Velvet Cinema, l’impegno dell’attore contro le luci sbiadite di Napoli: “L’alternativa deve essere il lavoro”

Il ruolo e la missione dell’artista sullo sfondo di una città smarrita. Lontana da luci e colori, avvolta dal peso di se stessa.

Attore, cantante, drammaturgo, Gianfranco Gallo nasce a Napoli il 5 dicembre 1961. Figlio di uno dei massimi esponenti della canzone italiana e napoletana, Nunzio Gallo, ha da subito, chiaramente una forte connessione con il mondo dell’arte. Il debutto in teatro avviene infatti più che mai rapidamente. Il maestro Roberto De Simone, lo sceglie per la sua compagnia, è il 1981. Da quel momento, la carriera di Gianfranco Gallo spicca il volo. Teatro, cinema, produzioni televisive, musica.

Tra i suoi successi possiamo ricordare tra gli altri: “Indivisibili”, di Edoardo de Angelis,  “Pinocchio”, di Matteo Garrone“ e “L’ombra di Caravaggio”, di Michele Placido e  “Pinocchio”. Dal prossimo 14 settembre, inoltre, Gallo sarà in tv, coprotagonista, della nuova serie con Massimo Ranieri, “La voce che hai dentro”.  Artista impegnato, attivo nel contesto sociale e sempre pronto a difendere la propria parola e la propria idea e, Gianfranco Gallo, ha, negli ultimi giorni preso l’ennesima posizione forte, dopo i tragici fatti che hanno ancora una volta macchiato di sangue la città di Napoli. L’omicidio del giovane musicista Giovanbattista Cutolo, di soli 24 anni dopo un banale battibecco. L’assassino, per la cronaca, ha soltanto 16 anni.

Gianfranco Gallo e l'impegno sociale
Impegno sul territorio e opportunità create – velvetcinema.it

La reazione, forse, del cittadino napoletano, prima e dell’artista poi, è stata quella di chi ancora una volta prova a mettersi al servizio della sua città, anche magari soltanto provando a immaginare un punto di partenza, un momento di strappo con il passato.

Velvetcinema, ha raggiunto Gianfranco Gallo nel momento in cui monta forte il dibattito, soprattutto sui social, su quella che è oggi la situazione nella città partenopea, e su quelle che dovrebbero essere le iniziative, le azioni concrete, per far si che il contesto grazie a una comune presa di coscienza, possa una volta per tutte cambiare.

Una posizione forte, la sua, che ha in qualche modo coinvolto parti attive del tessuto artistico napoletano. Come crede si possa, in realtà, affrontare, quantomeno, questo tipo di problematica.

La mia generazione, non solo in ambito artistico, ha avuto dei riferimenti forti, ha avuto dalla sua la possibilità di poter essere ispirata e in qualche modo guidata da chi è venuto prima di noi. Il mio intento, in questo caso specifico, era soltanto quello di dare una indicazione, un suggerimento. Uscire da certe immagini, certi luoghi comuni, specifiche scelte stilistiche, per cosi dire, per non rischiare di rappresentare attraverso la musica, anche soprattutto indirettamente, un esempio incerto, qualcosa che possa anche arrivare a condizionare i giovani. Passare alla fase successiva, insomma, quella che arriva dopo l’iniziale momento di forte notorietà. La mia posizione, però, non si rivolge a un solo artista, il mio è un messaggio netto, che spero possa essere ascoltato da tutti. La città in questa fase, di fatto, sembra essere divisa in buoni e cattivi e questa condizione, non fa di certo bene.

Una posizione che abbraccia tutti, insomma, forse addirittura se stessi. Rendersi consapevoli del fatto di poter rappresentare nel bene e anche nel male degli esempi. L’idea, la stessa posizione è quella che vale, che conta e che occorre alla città, al di la delle sterili e inutili polemiche montate in questi giorni

Quanto crede, realmente, che certi prodotti, si fa spesso riferimento a serie tv come “Gomorra” o “Mare fuori”, possano influenzare i giovani.

Io ho recitato in “Gomorra” e ho impostato il mio personaggio su un piano completamente staccato dalla dinamica criminale. Ho immaginato la tragedia dell’uomo, il legame con la famiglia, con sua figlia. Un uomo che perde una figlia. Non un semplice criminale. Detto questo, certe riflessioni, certe critiche spesso lasciano il tempo che trovano, anche se io stesso, proprio con “Gomorra”, ho temuto che il cambio di linguaggio proposto da alcuni nuovi personaggi, in quel momento, potesse in qualche modo arrivare a rilasciare un contenuto forse pericoloso.

Qual è la visione dell’artista di fronte a simili tragedie, di fronte alla constatazione che la città assiste inerme all’orrore, a volte addirittura al dolore?

La tragica storia di questi giorni, deve rappresentare l’occasione per ribadire ancora una volta che la città non può e non deve essere divisa in due, cosi come purtroppo accade da troppo tempo. Napoli da anni ormai non ha più la possibilità di esprimere alcuni valori, alcuni riferimenti, che in passato erano fortemente rappresentati anche da importanti realtà lavorative, operaie. Venuta meno quella fase storica, la città ha perso importanti punti di riferimento. Il risultato, oggi, è quello di una città spaccata, in cui, complice anche un racconto viziato da più elementi, si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte a due uniche grandi rappresentazioni sociali: la parte buona, quella bene, quella che va in una specifica direzione, e quella marginale, la parte senza guida che si teme e che fa più che mai paura. Questa situazione si risolve soltanto in un modo, creando lavoro, opportunità, alternative.</em

Lavoro, opportunità, alternative, una ricetta che ritorna, ancora una volta, per una città, spesso, socialmente allo sbando. La soluzione potrebbe davvero essere questa?

La manifestazione dei giorni scorsi, successiva al tragico fatto di cronaca, deve essere spostata a Roma, portata al Governo, l’ho più volte ribadito. Le decisioni forti, quelle che possono davvero cambiare ogni cosa, devono arrivare da li. Il lavoro deve rappresentare l’alternativa vera per la manovalanza della criminalità, che se sollecitata, se inclusa nel giusto percorso lavorativo, non può che accettarne regole e condizioni. Il nostro tessuto sociale è questo. Io sono attivo in quel contesto e so benissimo cosa potrebbe significare per un giovane ragazzo, di un quartiere magari disagiato della città, trovare chi è pronto a scommettere su di te, seriamente, chi è pronto a dare lavoro, un lavoro onesto. In più, il Governo, dovrebbe assicurare decisioni forti. Il problema, la fonte di ogni cosa, di ogni dramma sociale è la droga? Bene, non farla più arrivare, fai in modo che questa non rappresenti una diversa opportunità.

Cosa farà lei? In che modo cercherà di intervenire, attraverso la sua arte, la sua professione, la sua visione?

Io come anticipato sono già presente in modo più che mai attivo sul territorio. Il mio riferimento è quello dell’artista impegnato, più che mai a lanciare specifici messaggi. Io lo faccio attivamente. Ho dato vita a una squadra di calcio, insieme ad altre persone, abbiamo raccolto i ragazzi dalla strada, nel vero senso della parola. Da pochi giorni, due di questi ragazzi hanno firmato un contratto per una nota squadra della provincia. Questo deve essere il senso. Fare in modo che si creino opportunità. Il messaggio delle istituzioni non può che andare in quella direzione. Di fronte a una alternativa concreta, il giovane ragazzo, non può fare altro che sottrarsi alle maglie tentacolari della criminalità. Ma queste opportunità devono esserci.

Riscatto, opportunità, lavoro. Il punto di vista, la visione, l’esperienza di Gianfranco Gallo, ribadiscono ancora una volta quanto ci sia da fare, ancora, purtroppo, per la città di Napoli. Inoltre, le parole dell’artista, confermano, ancora una volta, che quelle stesse alternative possono avere successo. L’esperienza personale, l’impegno sul territorio, non possono fare altro che ribadire, sottolineare, proporre, una immagine e una missione,  più che mai necessarie.

 

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