De Niro aveva già vinto un Oscar ma sceglie di lavorare ancora con Scorsese: i due faranno la storia del cinema con Taxi Driver
Il film uscì l’8 febbrario del 1976 ottenne un successo clamoroso, sia di critica che di pubblico. A Cannes vinse subito la Palma d’oro, oltre a ottenere quattro nomination agli Oscar l’anno successivo. L’American Film Institute l’ha inserito tra i 100 migliori film del cinema americano, è al 52esimo posto nella speciale classifica.
Robert De Niro era nel suo momento d’oro e aveva già conquistato la prestigiosa statuetta come miglior attore non protagonista grazie all’interpretazione di Vito Corleone ne Il Padrino – Parte II, poi il secondo (da protagonista) con Toro Scatenato. Fu un periodo cruciale per lui, soprattutto per il sodalizio con il regista Martin Scorsese. I due si conobbero nel 1972 a una festa anche se in realtà si erano già intravisti tempo prima, essendo cresciuti uno a Greenwhich Village e l’altro a Manhattan. Accettò di lavorare con lui prima in Mean Streets e poi, appunto, in Taxi Driver.
Pur di rimanere all’interno del progetto, dovette fare la spola tra l’Italia e gli Stati Uniti perché stava girando parallelamente Novecento di Bernardo Bertolucci. Oltre al fatto che avrebbe potuto scegliere produzioni che l’avrebbero reso molto più ricco, gli arrivarono offerte da mezzo milione di dollari ma il destino volle altro per lui.
De Niro e l’offerta ‘ridicola’ per Taxi Driver
Con la pellicola uscita cinquant’anni è entrato nella storia del cinema col personaggio di Travis Bickle: celebre il taglio moicano – che era in realtà una parrucca di crine di cavallo – e il suo leggendario discorso allo specchio – improvvisato dall’attore, era giusto accennato nel copione; si ispirò a Bruce Springsteen dopo averlo visto in concerto giorni prima.
Bickle è un reduce dalla guerra in Vietnam che decide di lavorare come tassista notturno per via della sua incurabile insonnia. De Niro lo ha paragonato a un granchio, per la sua abilità di spostarsi lateralmente piuttosto che avanti o indietro, in riferimento alla natura subdola del personaggio. L’attore è noto per essere un curatore maniacale delle parti che gli vengono affidate, e per Taxi Driver non fece un’eccezione: ha guidato anche per 12 ore al giorno e non solo, visto che si è documentato molto sulle malattie mentali.
E pensare che il ruolo non doveva essere nemmeno il suo, Scorsese lo offrì prima a Dustin Hoffman che rifiutò. Il giovane regista, all’epoca trentaquattrenne, incontrò la star de Il Laureato e gli parlò del film in modo abbastanza sbrigativo, non portò neanche la sceneggiatura: “Credevo fosse un pazzo”, ha dichiarato l’attore in alcune interviste.
Alla fine la scelta ricadde su De Niro che si accontentò di un compenso di ‘soli’ 35mila dollari – il budget totale era di 200mila. Lo stesso cineasta dovette metterci più di qualche pezza, interpretando anche la parte del cliente del tassista che vuole far fuori la moglie fedifraga, decise di sostituire l’attore scelto per il ruolo perché quel giorno non poté essere sul set – si fece male girando un altro film.