Orson Welles, curiosità, aneddoti e segreti di un cinefilo d’eccellenza: tra genio follia e scelte improbabili.
Orson Welles è stato un attore, regista, sceneggiatore, drammaturgo e produttore statunitense. Ha raggiunto il successo in giovane età, appena 23enne grazie ad uno spettacolo in radio, ‘La guerra dei mondi’. La trasmissione rimase nella storia per aver seminato il panico negli Stati Uniti, la popolazione credette infatti di essere stata invasa dagli alieni.
Enfant prodige del cinema, genio e sregolatezza come d’usanza. Inguaribile bugiardo, artista e anima inquieta ma anche grande narratore. Enormi successi e terribili fallimenti, alti e bassi continui tra progetti compiuti e moltissimi abbandonati. Welles muore di infarto a 70 anni nel 1985, lasciando una traccia fondamentale nella Settima Arte.
Orson Welles, genio e sregolatezza: quali sono i suoi cult
Orson Welles era un grande appassionato di teatro, fin dalla sua giovinezza e un adoratore di Shakespeare. Questa sua passione lo ha forgiato ne ha creato le fondamenta per il regista che sarebbe poi diventato. Oltre al film ‘Quarto potere’, suo inarrivabile capolavoro, sono diverse le pellicole di grande importanza cinematografica a cui ha dato vita il regista.
‘L’orgoglio degli Amberson’ è un suo film di grande pregio, purtroppo in parte mutilato. La RKO all’epoca la considerò troppo pessimista e nel montaggio finale decise di tagliare alcune parti, oltre 40 minuti di pellicola. Un vero oltraggio. Per il regista fu il suo primo scontro con la censura di Hollywood.
Un altro film meritevole di essere ricordato e menzionato è un thriller ‘La signora di Shanghai’, con lo splendido finale all’interno del labirinto degli specchi, omaggiato poi, molti anni dopo da Woody Allen nel film ‘Misterioso omicidio a Manhattan’.
“In Italia, per trent’anni sotto i Borgia hanno avuto guerre, terrore, omicidi, carneficine, ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in cinquecento anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L’orologio a cucù?
Si tratta del famoso monologo del film ‘Il terzo uomo’, venne successivamente specificato ad Orson Welles che in Svizzera in realtà non inventarono nemmeno il cucù. Un’altra pietra miliare del cinema, per la regia di Carol Reed con Welles nella parte di Harry Lime.
D’obbligo menzionare anche lo splendido noir ‘L’infernale Quinlan’ sporco, cattivo e violento con Charlton Heston, Marlene Dietrich, Janet Leigh, Akim Tamiroff e naturalmente un eccezionale Orson Welles. Da non dimenticare anche ‘Il processo’, tratto naturalmente dal romanzo capolavoro di Kafka. Un film che mostra tutta la maestria di Welles dietro la macchina da presa nel cast Jeanne Moreau, Romy Schneider, Arnoldo Foà ed Elsa Martinelli.
Orson Welles, un uomo difficile da trattare: il suo curioso inseguimento
Era una persona semplice e gestibile Orson Welles? No ovviamente, ça va sans dire. Un uomo tormentato dal suo genio che tracimava spesso in comportamenti folli. Nel libro ‘Vite stregate’ di Michael Korda, figlio di uno dei fratelli Korda, famosi produttori cinematografici dell’epoca, si parla di un aneddoto particolare che fa comprendere l’eccentricità di Orson Welles.
I fratelli Korda avevano necessità di far firmare un contratto a Orson Welles, (quello per il film ‘Il terzo uomo’) un’impresa non semplicissima trattandosi di un personaggio tanto eccentrico. Nel libro si spiega che uno dei fratelli Korda inizia la sua ricerca per individuare Orson Welles che si trova in quel momento in Italia. Vincent Korda ed il figlio partono per Roma. Ma dopo tutto il viaggio, la stanchezza e l’arrivo in albergo, viene loro comunicato che Welles è partito per Firenze.
I due ripartono e si spostano quindi in treno per raggiungere Firenze e lì vengono informati che Welles è andato a Venezia. Aspettano il mattino seguente per partire e recarsi a Venezia e lì trovano il portiere che si scusa con loro ma riferisce che Welles è dovuto partire per Napoli.
Un inseguimento che non finisce lì, poiché una volta giunti a Napoli, vengono a sapere che Welles si è rifugiato a Capri, e arrivati lì lo vedono su una barca, carico di bagagli, che con ampi cenni saluta mentre si reca – poi avrebbero saputo – a Nizza. Viene infine individuato e rintracciato alla Bonne Auberge a Cagnes-sur-Mer. Probabilmente ‘catturato’ o per stanchezza o per mancanza di denaro con cui proseguire la fuga.
Per poterlo riportare in albergo gli fanno bere un bicchiere di troppo e mettono un facchino di guardia per accertarsi che non scappi e la mattina dopo lo caricano su un piccolo aeroplano, insieme a lui anche un enorme cesto di frutta fresca, all’epoca difficile da reperire, che occupa gran parte dello spazio. Welles particolarmente risentito per essersi infine arreso, si accomoda e l’aereo prende quota.
Durante il volo i due inseguitori, Vincent Korda e figlio, si addormentano e Welles, per rivalsa, decide di dare un morso ad ogni frutto. Nel cesto sono presenti meloni, prugne, pere, fichi, uva e Welles li mastica tutti, sistematicamente, anche quelli la cui buccia renderebbe se non altro complesso farlo.
Quarto potere, alcune curiosità sulla sua pellicola più amata
Orson Welles era un grande fan di John Ford e prima di iniziare la lavorazione di ‘Quarto potere’ riguarda diverse volte ‘Ombre rosse’. Lo fa come se fosse un manuale del buon cinema, oltre a lui sono presenti anche i tecnici che avrebbero poi lavorato sul set con lui.
Welles per ‘Quarto potere’ ebbe completa libertà artistica, all’epoca era sulla cresta dell’onda grazie al sopra citato programma radiofonico e nessuno poteva metter bocca sul suo lavoro. William Randolph Hearst tenterà perfino di boicottare pesantemente il film, cercando addirittura di distruggere la pellicola.
Hearst è la persona a cui Welles si è ispirato per creare il protagonista del film, un magnate della stampa. Con il suo intervento non riuscì a distruggere il film ma ne danneggiò moltissimo la sua diffusione.
‘Quarto potere’ è famoso anche perché, negli anni, venne messa in discussione la sua paternità, attribuendola non a Welles ma a Herman J. Mankiewicz, argomento trattato anche in un film del 2020 di David Fincher ‘Mank’