Il 14 luglio i membri del sindacato SAG-AFTRA sono coinvolti in uno sciopero insieme ai membri del Writers Guild of America (WGA), come forma di protesta che impedisce loro di partecipare a qualsiasi attività correlata alla produzione cinematografica e alla promozione dei film prodotti dagli studios.
Entrambe le organizzazioni, che rappresentano rispettivamente attori, doppiatori, giornalisti e sceneggiatori dell’industria dell’intrattenimento, hanno preso questa decisione drastica nei confronti degli studios -con cui sono in rotta di collisione-, sulla base di diverse questioni.
Un argomento cruciale dibattuto riguarda, secondo quanto dichiarato, la transizione verso lo streaming.
Più nello specifico, il sindacato SAG-AFTRA riconosce che l’industria dell’intrattenimento sta vivendo una fase di transito, con sempre più spettatori che si rivolgono ai servizi di streaming per soddisfare le proprie esigenze di intrattenimento. Di conseguenza, a cambiare radicalmente è anche la modalità in cui film e serie TV vengono distribuiti e consumati.
A tal proposito, Il SAG-AFTRA sostiene che il nuovo contratto con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP), considerando l’enorme crescita di tali piattaforme negli ultimi anni, debba tener conto della transizione che sta avvenendo nel modello di business e garantire che gli attori ricevano di conseguenza retribuzioni adeguate per il loro lavoro.
Inoltre, essi cercano di assicurare che una parte delle entrate generate da queste nuove modalità di distribuzione venga destinata a incrementare i contributi al fondo pensionistico e sanitario del sindacato.
Questa iniziativa mira ad ottenere migliori condizioni di lavoro e accordi in grado di soddisfare le esigenze dei lavoratori dello spettacolo e favorire una collaborazione equa e produttiva all’interno dell’industria.
Il cinema è infatti un lavoro di squadra in cui tutti i membri collaborano per raggiungere un obiettivo comune, e l’industria dello spettacolo è dipendente dalla collaborazione tra lavoratori e produttori, pertanto il mancato accordo tra le due parti, potrebbe portare a rischi catastrofici.
Un’altra questione chiave è quella relativa ai residuals, ovvero i proventi derivanti dal diritto d’autore. Attualmente, come è ben risaputo, il calcolo di questi ultimi è basato sul sistema delle repliche; dunque, gli attori ricevono una percentuale ogni volta che un prodotto viene replicato.
Tuttavia, capiamo bene come questo concetto sia stato ampiamente sfidato dalle piattaforme streaming, dove film e serie TV sono sempre disponibili.
Il direttivo del SAG-AFTRA ha così avanzato la proposta di basare questi residuals sul successo delle singole produzioni, cercando di individuare un ente che monitori ascolti e visualizzazioni. Questo approccio mira a riflettere più accuratamente l’impatto e il successo di ogni singolo contenuto distribuito tramite le piattaforme streaming.
Ma, almeno per il momento, l’AMPTP ha respinto questa proposta.
È difficile prevedere quale sarà lo scenario futuro, ma un altro tema centrale nella protesta è l’uso dell’intelligenza artificiale (I.A.) nell’industria cinematografica, e l’associata possibilità di sostituire gli attori reali.
Questa potenziale “concorrenza” rappresenta una minaccia per gli attori e le attrici, quindi è fondamentale regolamentare l’utilizzo dell’I.A. al fine di preservare le loro performance. Inoltre, è cruciale stabilire un sistema di compensazione nel caso in cui le caratteristiche e l’immagine degli attori vengano replicate, modificate o utilizzate digitalmente.
La leader del sindacato è Fran Drescher, famosa per il suo ruolo nella serie televisiva degli anni ’90 “La Tata”. Con un approccio appassionato e, in parte, di natura populista, attraverso un discorso un discorso ha attaccato apertamente i dirigenti degli studios, mettendo in luce la disparità tra le loro affermazioni di povertà e i compensi di milioni di dollari dati ai loro amministratori delegati. Attraverso questo suo intervento, l’attrice è riuscita a modificare l’opinione pubblica e a influenzare così l’immagine complessiva dello sciopero.
Ma se gli attori sembrano pronti a sostenere a protesta e ad accettare sacrifici, i produttori affermano che non è ciò che speravano, in quanto gli studios dipendono dagli attori per creare spettacoli televisivi e film, e questo, inevitabilmente, crea difficoltà finanziarie per le migliaia di persone coinvolte nell’industria.
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