Una carriera brillante ed una vita segnata dalle debolezze: tutto su Vivien Leigh, l’indimenticata stella del cinema di Via col vento
Un volto magnetico che bucava il grande schermo e delle battute rimaste indelebili nella mente, basterebbero queste caratteristiche a riportare alla mente la sua identità. Vivian Mary Hartley, più nota al grande pubblico con il nome d’arte Vivien Leigh, è una delle stelle che continueranno per sempre a brillare nel firmamento del cinema hollywoodiano.
Un talento praticamente innato, quello dell’attrice nata il 5 novembre 1913 in India a Darjeeling da una donna di origini irlandesi e da un ufficiale di cavalleria. Fu proprio la madre a trasmettere alla bambina una particolare propensione per la letteratura e la mitologia, che la portarono a debuttare sul palco di un teatro a soli tre anni. Soltanto il primo dei tantissimi step che segnarono un percorso artistico lungo e ricco di riconoscimenti.
Il suo viso è per tutti quello dell’iconica Rossella O’Hara in Via col vento e di Blanche DuBois in Un tram che si chiama desiderio, entrambe eroine americane per le cui interpretazioni dovette apprendere anche il giusto accento. I successi cinematografici del 1939 e del 1952 che continuano a rivivere rendendola immortale, le procurarono, tra le tantissime soddisfazioni, due Premi Oscar come miglior attrice. Non per nulla Vivien Leigh può aver vantato un posto nella lista delle più grandi stelle femminili di sempre pubblicata dall’American Film Institute. Ma oltre la cinepresa vi era una donna ricca di debolezze psicofisiche che le hanno reso il percorso artistico e personale pieno di insidie.
Vivien Leigh: la vita, la carriera e le difficoltà della star oltre il successo
La storia lo conferma: come spesso accade per i grandi miti, la vita al di là delle luci della ribalta può essere anche molto dura. La prima fase del percorso personale e artistico di Vivien Leigh è stata un’esplosione di avvenimenti, che l’hanno in breve tempo trasformata da una ragazzina cresciuta tra l’India e l’Inghilterra ad una moglie, una madre ed una stella della recitazione.
Grazie anche all’amicizia con l’attrice Maureen O’Sullivan, si convinse che il cinema sarebbe stato il suo futuro. Una vocazione nella quale giocarono un ruolo fondamentale proprio i genitori, che non la ostacolarono, anzi la spinsero, ad iscriversi alla Royal Academy of Dramatic Art. Tutto in breve tempo subì uno scossone: a soli 18 anni nel 1932 sposò l’avvocato Herbert Leigh Holman (a cui si ispirò per il suo nome d’arte), poco prima della nascita della figlia Suzanne.
A poco valsero i tentativi del marito di distoglierla dalla professione di attrice, perché la nuova vita a Vivien andava stretta. “Amavo la mia bambina come ogni altra madre, ma con la spietata sincerità dei giovani mi rendevo conto che non potevo abbandonare ogni pensiero di una carriera in scena“, furono le sue parole. Oltre alle prime comparsate al cinema, il successo teatrale la condusse alla scoperta di un nuovo grande e travolgente amore. Fu proprio alla fine di uno dei suoi spettacoli che conobbe l’attore e regista Laurence Olivier.
Entrambi vincolati dai precedenti matrimoni e dalla negazione del divorzio da parte dei rispettivi partner, i due non riuscirono a coronare il loro sogno fino al 1940. “La prima volta che misi gli occhi sulla proprietaria di questa meravigliosa, inimmaginabile bellezza fu sul palcoscenico del St. James Theatre, dove recitava in The Mask of Virtue di Ashley Dukes. Al di là della sua bellezza, che era magica, aveva un portamento meraviglioso; il collo sembrava quasi troppo fragile per sostenere la testa e la reggeva con un senso di sorpresa”, furono le parole con cui Olivier descrisse l’incommensurabile fascino della donna.
Nel frattempo, l’exploit assoluto della sua carriera artistica: il ruolo di protagonista in Via col vento. Già durante le riprese però, le prime forti manifestazioni del suo disagio psichico. Riprese lunghe ed estenuanti, che duravano anche una giornata intera, portarono alla luce i sempre più evidenti sintomi di una malattia ormai difficile da nascondere. Vivien Leigh era affetta da grave bipolarismo, che la portò ad essere stressata, irascibile e a scagliarsi contro colleghi e produzione. Un disturbo che ha continuato a tormentare la sua vita dietro le quinte e che “macchiò” in qualche modo di fragilità l’immagine splendente di una diva intoccabile dell’età dell’oro del cinema.
Rossella e Blanche: i personaggi che hanno reso immortale Vivien Leigh
Dopo le esperienze americane tra cinema e Brodway con Romeo e Giulietta, fortemente criticate a causa della relazione extraconiugale che precedette il matrimonio, Olivier e Vivien fecero ritorno in Inghilterra, ma durante un viaggio in Nordafrica alla sua già delicata situazione di salute si aggiunse la diagnosi di una tubercolosi. Durante le prove di Antonio e Cleopatra, in più, capitolò al suolo perdendo di aborto spontaneo il bambino che portava in grembo, causa di ulteriore dolore emotivo.
Lo scarso successo di Anna Karenina non segnò la fine della carriera dell’attrice, che visse di una rinnovata consacrazione grazie al film Un tram che si chiama desiderio. Se nell’immaginario collettivo il suo volto è associato a dei personaggi, si tratta sicuramente di Rossella O’Hara e di Blanche Dubois. Il primo ottenuto, si racconta, grazie alla particolare “sfacciataggine” che la contraddistingueva. Lei aveva letto il romanzo Via col vento e se ne era innamorata. É bastato poco prima che, una volta scoperto che ad Hollywood una trasposizione cinematografica era in vista, spronasse il manager americano procuratole da Olivier affinché la proponesse al produttore David O. Selznick.
Inutile dire che furono proprio il temperamento e la grinta di Vivien a farla scegliere tra 1400 possibili Rossella, tra cui anche Katherine Hepburn. E se non ci fu concorrenza per Via col vento, lo stesso accadde con Un tram che si chiama desiderio. Nonostante le perplessità iniziali di Oliver, preoccupato che le tematiche forti affrontate nella produzione teatrale inglese andassero ad incidere sul già precario stato di salute mentale di Vivien, lei ottenne la parte. Le 326 repliche di successo la condussero direttamente alla versione cinematografica, durante la quale si dice che strinse un ottimo rapporto con Marlon Brando. Le voci vogliono che l’attrice sia entrata talmente nella parte da non riuscire più a separarsi dal suo personaggio, non distinguendo più le sue identità.
Fu la tubercolosi a portarsela via quell’8 luglio del 1967, quando John Merivale, l’uomo con cui intraprese una relazione dopo il secondo divorzio, la trovò distesa sul pavimento senza vita. Ma quella resta soltanto la data della sua scomparsa biologica, perché Vivien Leigh continua a rivivere di bellezza e talento, ogni singola volta che il suo iconico viso ricompare sullo schermo. D’altra parte lo confermò anche lei, che come si racconta, in punto di morte rispose con convinzione ai medici: “Ma certo! Il mio nome è Blanche Dubois”.