Le leggende sull’esperienza di Shelley Duvall con Stanley Kubrick, sul set di Shining, sono molte e parlano di presunti profondi traumi per l’attrice.
Vi sono infatti molte aneddoti, che parlano i come, l’attrice, sia stata tormentata dal noto regista, per spingerla ad essere il più credibile possibile nel suo ruolo.
Secondo quanto ampiamente diffuso ma mai confermato, Kubrick con l’obiettivo di ridurre la sua psiche in condizioni ancor più, precarie, avrebbe tormentato Shelley Duvall. Si dice che tale comportamento fosse da lui impiegato per poter rendere perfetta la performance dell’artista.
Nel film Shining si vede una famiglia, composta da padre, madre e figlio, diventare i guardiani dell’Overlook Hotel, nella stagione di chiusura dell’albergo. Il luogo, infestato dai fantasmi, divieni teatro di momenti terribili per i tre malcapitati. Uno dei film più famosi di Stanley Kubrick, tratto da uno dei romanzi più amati del Re dell’Horror: Stephen King.
Shelley Duvall nuovi retroscena sul set di Shining: cosa accadde realmente?
La Duvall viene scelta personalmente da Stanley Kubrick. Questo la vede nel film ‘Tre donne’. È il maggio del 1977, il copione non è ancora pronto e quindi, il regista, invia all’attrice una copia del romanzo di Stephen King.
Shelley Duvall legge il romanzo e si dice entusiasta di poter lavorare con Stanley Kubrick. L’attrice, con già dieci anni di esperienza alle spalle, sembra voler quindi cogliere questa importante opportunità. In queste ultime ore, l’account Twitter @Shelleyduvallxo, è intervenuto nuovamente per parlare del tanto dibattuto argomento: Shelley Duvall è stata sottoposta ad un profondo stress psicologico sul set di ‘Shining’?
Torniamo al 1977, l’attrice riceve il manoscritto, lo legge e manifesta profondo entusiasmo. Incontra il regista e parla di lui in modo positivo, dicendo di aver amato il suo umorismo e di essersi sentita a suo agio nella prima settimana di riprese: “Non ero affatto nervosa” dichiara l’artista ma “semplicemente eccitata per l’inizio dei lavori sul film”.
Il documentario diretto dalla figlia di Kubrick, Vivian, mostra però un’altra situazione. In ‘The Making of The Snining’, vengono mostrati momenti estenuanti sul set, con i suoi 13 mesi di lavoro. Un periodo molto lungo. In cui la Duvall rimane quindi lontana da casa per tutto questo tempo e chiude anche la relazione con il suo compagno proprio prima di imbarcarsi in aereo diretta sul set del film.
Nel documentario si può anche vedere il regista, parlare in modo animato con la Duvall e confrontarsi su alcune scene. L’attrice, tuttavia, non sembra avere un atteggiamento remissivo e in alcun modo ‘sottomesso’ al cineasta. Ha infatti sempre precisato che quei momenti erano atti a migliorare la sua performance, chiarendo inoltre di aver anche imparato molto.
In un’intervista del 1979 al L.A. Times, la Duvall dichiarò ò di essere migliorata molto, proprio grazie all’esperienza vissuta con Kubrick: “Che esperienza. Ho imparato così tanto da quell’uomo. Tendo a sembrare una sciocca quando parlo di lui, ma sono rimasta davvero colpita”.
La scena cult della scala, ha avuto un numero record di ciak, ben 127. È un momento della lavorazione del film che viene rammentato spesso, in realtà connesso al presunto crollo psicologico dell’attrice. Eppure, proprio nell’intervista sopra citata, la Duvall dichiarò : “Se non fosse stato per la raffica di idee e lo scontro tra teste, non sarebbe venuto così bene. Alla fine della giornata sapevamo che era tutto allo scopo di migliorare le nostre performance. Non c’erano rancori”.
Shelley Duvall, in un’intervista del 2021 ha voluto sottolineare ancora una volta, il rapporto pacifico con Stanley Kubrick, dicendo: “Era molto cordiale e amichevole con me. Passava molto tempo con me e Jack. Gli piaceva sedersi e parlare per ora mentre la troupe aspettava”.
I problemi mentali di Shelley Duvall
Shelley Duvall in seguito ebbe dei problemi mentali che quindi, secondo quanto dichiarato dalla stessa, non sarebbero riconducibili all’esperienza sul set con Kubrick. Dopo Shining l’attrice lavorò anche nel film ‘I banditi del tempo’ di Terry Gilliam, ‘Torbide ossessioni’ di Steven Soderbergh e ‘Ritratto di signora’ di Jane Campion. Poi si ritirò dalle scene proprio a causa dei suoi disagi.