Al Riviera Film Festival 2023 abbiamo seguito con grande interesse il film Storm del 2022 girato in Norvegia da Erika Calmeyer. Si tratta di un vero e proprio dramma basato sull’inaccettabile morte di un figlio.
Il film ha riscosso grande successo di critica in patria, grazie alla presenza di una trama avvincente e a effetto che sicuramente è un pugno allo stomaco per il pubblico.
Nel cast del film troviamo Tamina Ali, Bernhard Arno, Ane Dahl Torp, Modou Bah, Oyvind Brandtzaeg, Tarald Buran-Kjersland, Stine Fevik ed Ella Maren Alfsvag Jorgensen tra gli altri. L’opera è stata prodotta da Stein B.Kvae insieme a Finn Gjerdrum e Thea Ostvold.
Storm, la trama
Storm racconta quello che nessuno vorrebbe vivere e cioè la morte di un figlio. Elin, una madre single, porta i suoi figli Storm e Ulrik a pescare. Quella che doveva essere una giornata tranquilla e felice si trasforma in una vera e propria tragedia. Mentre la donna sta ancora svuotando la macchina, tirando fuori le attrezzature per passare il pomeriggio con i suoi figli, sente un urlo e si precipita dai bambini. Purtroppo Ulrik è annegato ed è morto, da quel momento in poi inizia un viaggio fatto di accuse, pentimenti e grande dolore sia per la donna che per la figlia sopravvissuta a suo fratello e forse colpevole della sua morte.
La Recensione
Fin troppo spesso il cinema del nord Europa è stato fatto fuori dall’elité della settima arte, un errore imperdonabile. La penisola scandinava infatti ci ha regalato grandissimi registi, Lars von Trier e Nicholas Winding Refn su tutti, e piccole perle cinematografiche. Soprattutto i danesi hanno dimostrato di avere una sensibilità e un tatto al di sopra della media.
Fin troppo spesso le sale si riempiono di grossi blockbuster americani, non per colpa degli esercenti ma perché questa è la richiesta che abbiamo nel nostro paese e forse in gran parte del mondo. Forse però ci dovremmo rendere conto che film come Storm possono insegnarci molto e dare dei messaggi ben superiori a quelli di quattro supereroi bombardati di steroidi ed esaltata da effetti speciali costosissimi e strabilianti.
Questo piccolo film norvegese è diretto con grande semplicità eppure ci regala uno scenario aberrante, insostenibile, a tratti impossibile da accettare e difficile anche da seguire per il dolore che può provocare. Ne esce un racconto di formazione in cui la regista porta sullo schermo una sua personalissima interpretazione dell’Antoine Doinel conosciuto grazie a I 400 colpi di Francois Truffaut.