La sua personalità ci accompagna ormai da quasi un secolo. Esattamente 99 anni fa, infatti, il 5 marzo 1922, nasceva a Bologna Pier Paolo Pasolini. Scomparso prematuramente in circostanze tragiche, ha lasciato un’importante eredità nei diversi ambiti artistici, rivelando un’innata versatilità. Poeta, regista, drammaturgo e acuto osservatore dei diversi cambiamenti che la società, nel corso del dopoguerra, ha affrontato, è ricordato tuttora come una delle personalità più influenti nel nostro Paese.
Provocatore, per vocazione e/o per necessità, Pier Paolo Pasolini ha espresso il suo estro nelle diverse forme che l’arte offre. Tra la narrativa, la poesia, ma anche la saggistica, approda nel 1961 anche al cinema, dirigendo Accattone. Proprio nella sua progressiva scoperta della settima arte ha stretto un sodalizio, forse più personale che artistico, con un mostro sacro del grande schermo: Anna Magnani.
Pier Paolo Pasolini e quel sentimento che lo legò a Anna Magnani
Era il 1961. Pier Paolo Pasolini aveva appena diviso il pubblico con il suo esordio, Accattone. Inizialmente rifiutata dalla casa di produzione di Federico Fellini, la pellicola, una volta ultimata, non ottenne il visto della censura. Nonostante l’accoglienza negativa nel nostro paese, il film fu acclamato dalla critica francese. Ciò lo portò, l’anno seguente, a dirigere uno dei suoi film più famosi, Mamma Roma. Proprio in questa occasione avvenne il fatidico incontro con Anna Magnani, che segnò definitivamente le reciproche vite.
Per la pellicola, infatti, l’interprete romana, che nel 1956 aveva vinto il Premio Oscar alla Miglior attrice protagonista per La rosa tatuata, accettò di abbassare il suo solito cachet. Tutto, pur di recitare per Pier Paolo Pasolini, di cui aveva enormemente apprezzato l’esordio alla regia. Nota per la propria indole verace, che non mancava di esprimere sul set talvolta, l’artista romana nutrì un gran rispetto per il regista fin da subito. Nel corso delle riprese di Mamma Roma, infatti, tra i due si instaurò un rapporto che andava ben oltre la reciproca stima. Ma da cosa dipendeva?
A rispondere, lo stesso Pier Paolo Pasolini che in un’intervista rilasciata a Il Giorno, nel marzo 1962, ammise ciò che più di tutto li legava: “L’angoscia. Siamo due esseri pietrificati dall’angoscia. Per questo il nostro incontro è così difficile: perché è l’incontro di due angosce, e quindi di due personalità non modificabili“. Un sentimento che, d’altronde, appartiene a chi l’arte la vive nella sua forma più passionale. Proprio in virtù della rispettiva passionalità, infatti, per molti l’incontro avrebbe potuto dare un esito infausto. Eppure, come Santangelo ricorda in Mamma Roma tigra ammansita, “la dolcezza e la calma del regista hanno conquistato il carattere difficile dell’attrice ottenendone un’inconsueta docilità“.
Insomma, ciò che ne emerge è il ritratto di un artista inquieto, intellettuale acuto, ma anche di un uomo dotato di un’inaspettata dolcezza, a detta di molti. Ed è proprio con questo ritratto fortemente soggettivizzato che abbiamo deciso di ricordare una tra le personalità più importanti del secolo scorso. Auguri Pier Paolo Pasolini.