Il film su come fare un film e, al contempo, una sorta di testamento cinematografico del regista. Caro diario di Nanni Moretti, uscito nel 1993, è questo e molto altro. Prima pellicola dichiaratamente autobiografica del brunicese, è forse anche una delle sue più riuscite e quella che, senza ombra di dubbio, più delle altre rappresenta un qualcosa di unico nel panorama del cinema italiano. Un film che, a ragione, valse a Moretti il Premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 1994, nonché quello per il Miglior film ai David di Donatello del medesimo anno.
Tutte cose risapute quel che abbiamo scritto finora, è vero. Ma c’è una grande novità: Caro Diario di Nanni Moretti sta per tornare nelle sale italiane. A partire dal 12 ottobre di quest’anno, il film sarà proposto nuovamente al cinema, in una versione nuova, completamente restaurata e che può vantare una definizione altissima in 4K. Un lavoro egregio svolto da StudioCanal e dalla Cineteca di Bologna al laboratorio L’Immagine Ritrovata. Ma anche un lavoro forse necessario, per rendere giustizia a un film che si è saputo ritagliare un posto di tutta dignità nella storia cinematografica italiana.
«Voi gridavate cose orrende e violentissime e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne». Se dovessimo riassumere Caro diario di Nanni Moretti in una sua frase, avremmo tutti difficoltà a trovarne una più calzante di questa. Diviso in tre episodi – In Vespa, Le isole e Medici – il film segue lo stesso regista che, in una calda estate, è alla ricerca di un posto tranquillo per lavorare a un nuovo film. Un’autobiografia priva di filtri, in cui viene raccontata anche l’Odissea che portarono i medici a diagnosticare a Moretti stesso un linfoma di Hodgkin.
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