Per Variety è già in lizza per la vittoria dell’Oscar come Miglior Film, ma alla Mostra del Cinema di Venezia 2020, dove è stato presentato in anteprima mondiale, è fuori concorso. Stiamo parlando di One Night in Miami, che segna il debutto da regista di Regina King. La donna, lo ricorderete, aveva vinto nel 2019 la statuetta d’oro come Miglior attrice non protagonista per Se la strada potesse parlare, con il quale si era aggiudicata anche un Golden Globe per la medesima categoria. Attrice dalla carriera straordinaria, la King si è dimostrata anche una talentuosa regista, dal sopraffino talento narrativo. È, inoltre, la prima regista afroamericana ad essere stata selezionata nella storia della Biennale.
One Night in Miami: un film che profuma di Oscar
Variety ha ragione da vendere: One Night in Miami, film presentato da Regina King in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia 2020, ha tutte le carte in regola per concorrere all’Oscar per il Miglior film. Anzitutto una storia significativa che era necessario raccontare. Prodotto dagli Amazon Studios, il lavoro cinematografico prende le mosse dalla pièce teatrale di Kemp Powers, co-autrice della sceneggiatura del film. Ad essere raccontata è la storia di un incontro tra quattro figure iconiche dell’immaginario afroamericano: Cassius Clay (Eli Goree), Malcolm X (Kinglsey Ben-Adir), Jim Brown (Aldis Hodge), Sam Cooke (Leslie Odom Jr.). Quattro leggende che con la loro straordinarietà hanno incarnato la lotta alla discriminazione e che hanno vissuto sulla loro pelle cosa significhi essere un uomo di colore negli Stati Uniti.
Le parole di Regina King a Venezia 2020
A causa dell’emergenza sanitaria, Regina King non ha potuto partecipare fisicamente alla Mostra del Cinema di Venezia 2020, dove il suo One Night in Miami è stato presentato in anteprima mondiale. La regista è però intervenuta a distanza, via Zoom, per raccontare ciò che l’ha spinta a realizzare un film di questo tipo. «Ieri come oggi ci chiediamo come essere accettati, come contare, come non avere le porte chiuse dai bianchi. Come farsi rispettare, come non essere chiamati negri», ha raccontato la donna. «Quando guardi il film, pensi alle lotte americane di questi giorni, le marce di Black Live Matters… È davvero un momento esplosivo. Anche perché il film l’abbiamo girato un anno fa. Ben prima dell’omicidio di George Floyd. Eppure era già tutto scritto…», ha poi aggiunto. Un film necessario, ancora oggi. E forse più che mai oggi.