Oliver Stone senza peli sulla lingua. Il regista e sceneggiatore, tre volte premio Oscar, ha dato il suo giudizio (spesso piuttosto tranchant) su quello che è diventato il mondo del cinema hollywoodiano e ha raccontato quali sono i suoi progetti per il futuro. Lo ha fatto nel corso di una lunga intervista rilasciata al New York Times Magazine per lanciare la sua autobiografia di prossima uscita, dal titolo Chasing the Light: How I Fought My Way into Hollywood – From the 1960s to Platoon. È stata l’occasione per raccontare, dal suo punto di vista, il cinema pre e post coronavirus, con uno sguardo particolare a Hollywood.
Il pensiero su Hollywood
Nel corso della prima parte dell’intervista, Oliver Stone si è concentrato sul mondo di Hollywood che vede, più che mai, alla deriva. «L’Academy cambia idea ogni cinque, dieci o due mesi sulle cose con cui deve stare al passo. Il politicamente corretto non è un concetto che mi interessa. Non siamo mai arrivati a un tale livello di follia. È come il tè di matti di Alice nel Paese delle meraviglie», ha raccontato. L’isteria collettiva, ha spiegato il regista, è iniziata con il coronavirus e con le misure di sicurezza che sono state adottate sui vari set.
I prossimi lavori di Oliver Stone
Nel corso dell’intervista, Oliver Stone ha poi svelato qualcosa anche riguardo ai suoi progetti in cantiere. Attualmente il regista si sta dedicando a due documentari. Il primo, dal titolo Bright Future, sarà dedicato al tema dell’energia pulita a rinnovabile. Il secondo tornerà ad abbracciare un suo grande interesse: quello su John Fitzgerald Kennedy. «Siccome il film è uscito nel 1991, c’è molto nuovo materiale che è venuto alla luce e che la gente ignora. È una storia pazzesca», ha raccontato. E chissà che la passione per la politica americana non lo spinga a realizzare un film anche sull’uomo che rappresenta gli USA in questo momento storico.
Un film su Donald Trump?
Stiamo parlando di Donald Trump, che potrebbe essere il soggetto di un nuovo film di Oliver Stone. Nonostante lo reputi un folle, infatti, il regista ne comprende il potenziale comunicativo. «Non dorme molto, non si prende cura della sua salute. È un personaggio drammatico e affascinante, shakespeariano: è come un uragano», ha spiegato. «A volte crea tempeste dentro sé stesso quasi intenzionalmente ogni giorno per alimentare la sua energia. È una specie di Re Lear. Lui parla come un folle, ma dice le stesse cose che pensano tante persone: più soldati, più potere, più violenza», ha aggiunto.