E’ stato un lungo periodo di polemiche per gli Oscar 2019. E sembra proprio che le critiche non siano terminate con l’evento cinematografico più importante dell’anno conclusosi lo scorso 24 febbraio. La vittoria di Green Book come miglior film ha generato non poche discussioni.
Tante le critiche al film di Peter Farrelly, definito da molti come “il peggior film a vincere l’Oscar dai tempi di Crash”. Secondo il critico cinematografico Justin Chang (Los Angeles Times), il film “riduce la lunga barbarica e tutt’ora presente storia del razzismo americano in un problema, una formula, un’equazione drammatica che deve essere equilibrata e risolta”.
E una nuova polemica è scoppiata alcune ore fa su Twitter. I protagonisti? Jenni Miller giornalista della NBC e un produttore del film Green Book. Stando a quanto afferma la giornalista, il produttore non avrebbe apprezzato un articolo risalente allo scorso novembre della Miller il cui titolo diceva: “Green Book è un film sul razzismo fatto da bianchi per i bianchi. Capite il problema?“.
La giornalista ha ricevuto circa un mese fa una lettera dal produttore che accusava la Miller con queste parole: “È stato fatto da bianchi e da neri. Non c’è alcun ‘problema’, come scrive nel suo titolo acchiappaclick. La maggioranza degli afroamericani ama questo film. Come può dire che sia stato fatto per i bianchi quando in realtà lei non lo sa?”.
Ma Jenni Miller ha deciso di condividere la lettera infuocata sul suo profilo social solo alcuni giorni fa (un caso?). La giornalista ha pubblicato sul suo profilo Twitter alcuni screenshot della lettera e ha commentato così:
“Ecco la mail che ho ricevuto su Green Book da uno dei suoi produttori. Ho nascosto il nome del caporedattore che ha messo in copia, che penso essere stata una mossa intimidatoria. Chiunque abbia ricevuto qualcosa di simile si senta libero di contattarmi”.
Certo è che quanto accaduto alla Miller non è una novità. Lamentele di produttori e registi per cattive recensioni sono all’ordine del giorno. Quello che più stupisce è il fatto che la giornalista abbia pubblicato ad un mese di distanza la lettera e per di più proprio a qualche giorno dalla vittoria di Green Book agli Oscar. Una mossa strategica per spostare l’attenzione sulla questione razziale?
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