Il primo premio assegnato durante la Notte degli Oscar, come da tradizione, è quello per la Miglior attrice non protagonista. Senza sorprese, ad affermarsi sulle colleghe Emma Stone e Rachel Weisz (per “La favorita”), Amy Adams (per “Vice”) e Marina De Tavira (per “Roma”) è stata Regina King, intensa interprete de “Se la strada potesse parlare” diretto da Barry Jenkins (già regista di “Moonlight”). L’incarnazione della madre della protagonista Tish, che porta avanti la gravidanza mentre il fidanzato storico si trova in prigione per un reato che non ha commesso, ha convinto i membri dell’Academy, che hanno attribuito alla quarantottenne attrice di colore il suo primo Oscar (era anche la sua prima nomination).
Tra i ringraziamenti fatti dall’attrice, vanno segnalati quello a James Baldwin (autore del romanzo dal quale è stato tratto il film) e alla madre: “Grazie per avermi insegnato che Dio è sempre, ed è sempre stato, dalla mia parte” ha dichiarato Regina King, che ha aggiunto: “Ringrazio anche la produzione, il cast, le mie sorelle artistiche. Dio è buono, sempre.”
Per questo ruolo Regina King ha vinto anche il Golden Globe nella stessa categoria.
Nella categoria Miglior Documentario si è affermato “Free Solo”, diretto da Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarhelyi. Il film, di grande impatto e potenza visiva, racconta la pazzesca scalata di Alex Honnold sulla parete di El Capitan. Da solo e senza corde, l’arrampicatore statunitense americano si è inerpicato sulla roccia liscia e verticale nella Yosemite Valley, seguito da una troupe di National Geographic, che ha realizzato il documentario.
Nella categoria Migliori costumi si è affermata Ruth Carter (storica collaboratrice di Spike Lee), per il cinecomic della Marvel “Black Panther”.
Nella categoria Miglior Trucco e acconciature si sono affermati Greg Cannom, Kate Biscoe e Patricia Dehaney per il film “Vice”. Notevole il lavoro svolto per questa pellicola diretta da Adam McKay, che racconta l’ascesa al potere di Dick Chaney, negli Stati Uniti dell’epoca di George Bush Junior.
Il cinecomic della Marvel “Black Panther” (maggior incasso statunitense del 2018) si è aggiudicato il suo secondo Oscar nella categoria Miglior scenografia. A vincere la statunitense Hannah Beachler, alla sua prima candidatura agli Academy Awards.
Alfonso Cuaron si aggiudica l’Academy Award per la Miglior fotografia, per “Roma” (di cui è anche regista). Per lui, ci sono in palio altre candidature (miglior film, miglior regista, miglior film straniero, miglior sceneggiatura originale).
La scalata agli Oscar di “Bohemian Rhapsody” (il biopic sulla storia dei Queen”) inizia con due premi tecnici. Come da previsione il film, diretto da Bryan Singer, si è aggiudicato le statuette dorate nelle categorie Miglior montaggio sonoro (di John Warhurst e Nina Hartstone) e Miglior Mixing sonoro (Paul Massey, Tim Cavagin e John Casali).
Nella categoria Miglior film in lingua straniera si è affermato, senza nessuna sorpresa, il messicano “Roma” di Alfonso Cuaron. Il quarantasettenne cineasta di Città del Messico (appena premiato con l’Oscar per la Miglior fotografia) ha ringraziato soprattutto la sua nazione di origine. “Grazie a tutto il cast e la troupe che ha lavorato con me a questo film. Sono cresciuto guardando film in lingua straniera come “Lo squalo”, “Rashomon”, “Il padrino”; mi hanno insegnato tanto. Chabrol diceva che non esistono “nouvelle vagues” nel cinema, e anch’io credo che oggi facciamo tutti parte dello stesso oceano. Io sono qui per rappresentare il Messico, e lo ringrazio. Grazie anche ai miei figli e alla mia famiglia per essere il vento che spinge le mie vele”.
Nella categoria Miglior montaggio si è affermato “Bohemian Rhapsody”. A trionfare è stato il compositore, produttore, e regista John Ottman, alla sua prima statuetta dorata. Delusi gli scommettitori che avevano puntato sul favorito della vigilia “Vice”.
Come da previsione, nella categoria Miglior attore non protagonista, ad aggiudicarsi l’Academy Award è stato Mahershala Ali per “Green Book”. L’attore (già premio Oscar nel 2017 per “Moonlight”) aveva già vinto il Golden Globe, il Bafta e il SAG Award nella stessa categoria. Il quarantacinquenne interprete statunitense ha ringraziato soprattutto la nonna nel commovente discorso di ringraziamento. “Grazie all’Academy. Ringrazio anche il Doctor Shirley per avermi permesso di catturare la sua essenza. Ringrazio Viggo Mortensen per il suo straordinario supporto, il regista Peter Farrelly per la sua guida e per averci dato spazio per lavorare: ti voglio bene. Grazie anche alla meravigliosa Octavia Spencer. Voglio dedicare questo premio a mia nonna che è stata con me tutta la vita a dirmi all’orecchio che, se non ci riuscivo, dovevo provarci ancora: mi ha sempre spinto a pensare positivo, senza di lei non sarei qui oggi. Grazie a tutti”.
“Green Book” è ispirato alla storia vera di Tony Lip (pseudonimo di Frank Anthony Vallelonga), buttafuori bianco che, nell’America razzista degli anni Sessanta, diventa autista e guardia del corpo del famoso pianista afroamericano Don Shirley.
Il Miglior film d’animazione, secondo i membri dell’Academy, è “Spiderman: un nuovo universo”. Anche qui, tutto secondo previsione, e il premio è stato assegnato a Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman, Phil Lord e Christopher Miller. Nel team di disegnatori della pellicola animata, c’era l’unica italiana candidata agli Oscar, Sara Pichelli. Per la prima volta la Pixar se ne va dagli Oscar a mani vuote. La vittoria di questo film (che ha trionfato anche ai Golden Globe) passerà alla storia, perchè il protagonista è erede di un afroamericano e di una latina.
Nella categoria Migliori effetti visivi si è affermato “First man: il primo uomo”, diretto da Damien Chazelle. Il film, passato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, ha segnato la vittoria di Paul Lambert, Ian Hunter, Tristan Myles e J.D. Schwalm. La pellicola è tratta dalla biografia ufficiale “First Man: The Life of Neil A. Armstrong” scritta da James Hansen, e racconta la storia di Neil Armstrong, il primo uomo a mettere piede sulla Luna.
Vince nella categoria Miglior sceneggiatura originale, il film “Green Book”. Il copione scritto da Nick Vallelonga, Peter Farrelly e Brian Currie ha convinto i membri dell’Academy, così come aveva convinto i membri della Hollywood Foreign Press, che gli avevano attribuito il Golden Globe nella stessa categoria.
Il film di Spike Lee “Blakklansman” ha conquistato l’Oscar nella categoria Miglior sceneggiatura non originale. La pellicola, adattamento dell’omonimo libro scritto dall’ex poliziotto Ron Stallworth, ha permesso di vincere la statuetta dorata a David Rabinowitz, Charlie Wchel, Kevin Willmott e al regista Spike Lee, che ha scosso l’audience del Dolby Theatre con il suo discorso di ringraziamento. “Il 24 febbraio è una data storica, è anche nel mese più corto dell’anno, il mese della storia nera. Grazie a mia nonna Rita è andata all’università anche se sua madre era una schiava ed è riuscita, con gli assegni della previdenza, a portarmi fino a scuola, sono arrivato a essere qui grazie alla mia famiglia. Rendo omaggio a tutti i nostri antenati per averci portati sino ad oggi, senza di loro non avremmo l’umanità che abbiamo oggi. Le elezioni del 2020 sono dietro l’angolo, possiamo stare alla parte giusta della storia. Facciamo la cosa giusta, sapere cosa fare!”
“Black Panther” continua a macinare successi, e si aggiudica l’Oscar anche nella categoria Miglior colonna sonora. Si aggiudica il premio il trentacinquenne svedese Ludwig Gorannson, alla sua prima candidatura e Oscar.
Nessuna sorpresa nella categoria Miglior canzone, dove a vincere è stato il brano “Shallow” tratto da “A Star is Born”. Premiati Lady Gaga, Mark Ronson, Anthony Rossomando e Andrew Wyatt. Commossa e felicissima la cantante e attrice Lady Gaga: “Grazie all’Academy, ai miei coautori cui voglio molto bene, a mia sorella e a tutta la mia famiglia che amo tantissimo. Grazie a Bradley Cooper, non c’è nessun altro che avrebbe potuto cantare meglio di te. A chi è a casa e guarda dal divano voglio dire una sola cosa: dietro a tutto questo c’è un sacco di lavoro, tanti sacrifici, tantissime ore di dedizione e impegno. Non si tratta solo di vincere, quello che conta è non arrendersi mai, se avete un sogno combattete per raggiungerlo e realizzarlo, quando vi sentite abbattuti, sconfitti, lasciati fuori dalla porta, ciò che conta è tener duro e andare avanti!”
Nella categoria Miglior attore si è affermato Rami Malek, convincente incarnazione di Freddie Mercury nel film “Bohemian Rhapsody”. Il trentasettenne attore americano, di origine egiziana, ha sconfitto Viggo Mortensen (“Green Book”), Christian Bale (“Vice”), Willem Dafoe (“Van Gogh”) e Bradley Cooper (“A Star is Born”), dopo aver vinto anche il Golden Globe, il Bafta, il Critics Choice Award e il SAG Award. Quasi incredulo, Malek ha ringraziato “mia mamma, che è da qualche parte qui in sala, ti voglio bene. Grazie alla mia famiglia, grazie per tutto. Grazie a mio papà non ce l’ha fatta a vedermi fare quello che sto facendo ma mi sta guardando E’ per me un momento epico: grazie a tutti i membri dell’Academy e a tutti quelli che mi hanno portato qui stasera. Magari non sarò stato la prima scelta per il film, ma pare abbia funzionato! Grazie ai Queen per avermi permesso di essere una piccolissima parte dell’eredità che lasciate a tutti noi, grazie alla mia troupe, al mio cast, vi voglio bene, siete meglio di me, non potrei essere qui senza di voi. Sono figlio di immigrati che vengono dall’Egitto, parte della mia storia si sta scrivendo sotto i miei occhi, non potrei essere più grato, grazie per questo momento che porterò con me per tutta la vita”.
Miglior attrice, a sorpresa, è stata incoronata Olivia Colman per “La favorita”, che ha battuto la favorita della vigilia Glenn Close per “The Wife”. Prima candidatura e primo Oscar per l’attrice inglese, che ha fatto un discorso di ringraziamento tra il commosso e il divertito.
“E’ veramente molto stressante devo dire. Mi vien da ridere, ho preso l’Oscar! Scusate se dimentico qualcuno nei ringraziamenti. Grazie a Yorgos, il miglior regista che potessi avere, e grazie a Rachel e Emma, le donne più fantastiche con cui dividere tutte le durezze dalla corte! Glenn Close, sei da tanto tempo il mio idolo, non volevo portarti via questo premio! Grazie ai miei genitori, ai miei figli che sono a casa e mi guardano! Questo non succederà di nuovo, godiamoci il momento. Grazie anche a mio marito che è anche il mio miglior amico, e mi sostiene da 25 anni. Grazie mille a tutti!”
Alfonso Cuaron è il regista premio Oscar per “Roma”. Per lui è la terza statuetta per questo film in questa edizione degli Academy Awards, ma Cuaron aveva già vinto come regista nel 2014 per “Gravity”. A premiarlo, l’amico messicano Guillermo del Toro. “Grazie mille. Sono qui e sto invecchiando, e spero che Guilermno non invecchi! Ringrazio Yalitza Aparicio e Matrina De Tavira, tutto il cast e la troupe, i miei produttori. Grazie a Netflix, a Guillermo del Toro e ad Alejandro Gonzalez Inarritu. Voglio ringraziare l’Academy per aver riconosciuto una donna indigena, e un personaggio che è sempre stato relegato al fondo del cinema: come artisti, il nostro lavoro è guardare dove gli altri distolgono gli occhi, e questa responsabilità è ancora più importante in un’epoca in cui veniamo incoraggiati a guardare altrove. Grazie alla mia famiglia, grazie al Messico!”
Il premio più importante della serata, quello per il Miglior film, è andato a “Green Book” di Peter Farrelly. La pellicola è ispirata alla storia vera di Tony Lip (pseudonimo di Frank Anthony Vallelonga), buttafuori bianco che, nell’America razzista degli anni Sessanta, diventa autista e guardia del corpo del famoso pianista afroamericano Don Shirley. Sul palco del Dolby Theatre i produttori Jim Burke, Charles B. Wessler, Brian Currie, Peter Farrelly e Nick Vallelonga, oltre ad alcuni membri del cast (tra cui un’emozionata Octavia Spencer).
“Grazie ai membri dell’Academy, è un vero privilegio essere qui, un sogno. Abbiamo fatto questo film con amore e lo abbiamo costruito con tenerezza e rispetto. Tutta la nostra storia parla dell’amarsi aldilà delle differenze, e non sarebbe stato possibile farlo senza Viggo Mortensen, Mahersala Ali, Octavia Spencer. Dedichiamo questo premio alla nostra amica Carrie Fisher”.
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