Si intitola “Uno dieci cento Verdone” libro fotografico pubblicato dal Banco BPM in occasione del compimento dei 40 anni di carriera dell’attore e regista romano Carlo Verdone. Sarà disponibile nelle librerie solo dal prossimo anno così che tutti potremo condividere e apprezzare il suo viaggio sul sentiero dei ricordi.
Si tratta di ben cento fotografie a cura di Cludio Porcarelli che ripercorrono la sua carriera. I primi scatti risalgono al primo spettacolo importante, nel ’77, quando la mamma lo spinse sul palco “con un calcio nel sedere” fino ai prossimi progetti, una serie tv e un film corale a trent’anni da ‘Compagni di scuola”. Il volume raccoglie ritratti, foto scattate sui set o in studio, backstage ed è realizzato in collaborazione con Banco BPM. Nelle pagine viene riproposta una carrellata dei suoi personaggi più celebri: da Leo e Moreno in “Grande, grosso e Verdone” a Armando Feroci ne “Il gallo cedrone”, dal missionario di “Io, loro e Lara” fino al Verdone ballerino nel suo ultimo film, “Benedetta follia”.
A proposito dei tantissimi personaggi che ha interpetato, Carlo Verdone ha affermato: «Mi sono detto: mamma mia in quante anime me so’ calato. Quando mi spersonalizzavo certe volte è come se avessi dentro un furore creativo in cui mi annullavo completamente nel personaggio che andavo a fare. Ero sicuro, perché non li ho mai provati: provare per me significa morire, significa essere accademico. Io penso che la mia forza sia stata la naturalezza».
Durante la presentazione del libro Carlo Verdone ha colto l’occasione per parlare del passato ma anche del presente. Nel discorso ha innanzittuto reso omaggio alle sue radici riconoscendo di dovere molto ai suoi. «Ho avuto una famiglia che mi ha sempre stimolato a guardare il mio quartiere, a osservare gli ultimi artigiani che c’erano ancora, il mobilaio, il rigattiere, il vini e oli, l’alimentari, il vetraio, e ad un certo punto, quando ho scoperto che avevo questa semplicità, questa capacità, di trasportare dei personaggi dove riuscivo a catturare il DNA attraverso la gestualità, attraverso il tic, le pause, attraverso il modo di tenere la sigaretta, attraverso il modo di aggiustarmi gli occhiali o tirarmi su i pantaloni, riuscivo a individuare il DNA dell’anima del personaggio».
Parlando del suo compito di autore e reigsta oggi, inoltre, ha dichiarato di essersi trovato spesso in difficoltà. Secondo Verdone il guaio dei nostri tempi è che c’è molta omologazione e dunque è sempre più difficile creare personaggi da commedia. Ha spiegato: «Il tatuaggio ce l’hanno tutti, ce l’hanno tutti nel braccio, il taglio dei capelli è uguale, il modello di smartphone è uguale. Ci sono troppe cose che sono simili, se non identiche, e allora ecco che non esce più fuori il personaggio, e si parla sempre di meno e si digita sempre di più, e allora per un autore, che è un osservatore e registratore della società, diventa molto molto faticoso».
Già Commendatore della Repubblica, Carlo Verdone ha ricevuto anche il titolo di Grande Ufficiale della Repubblica italiana.
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