Equivoci. Malintesi. Scambi di ruolo e di persona. Bugie. Sotterfugi. E tanta voglia di trasgressione. Ci sono tutti questi ingredienti in “Cosa fai a Capodanno?”, primo lungometraggio diretto da Filippo Bologna (già nel gruppo di scrittura di film come “L’ultima ruota del carro”, “Perfetti Sconosciuti”, “Quanto basta”) e interpretato da Luca Argentero, Ilenia Pastorelli, Alessandro Haber, Vittoria Puccini, Isabella Ferrari. Un po’ commedia, un po’ noir, un po’ dramma, “Cosa fai a Capodanno?” mette in scena l’incontro/scontro di persone molto diverse tra loro, che non si conoscono e si ritrovano in uno chalet di montagna per la fine dell’anno. Il motivo? Passare la notte di San Silvestro all’insegna della trasgressione sessuale e della sfrenatezza, tra scambi di coppie e sregolatezze.
Ci sono Valerio e Marina (Riccardo Scamarcio e Valentina Lodovini), giovane coppia di sposi che vuole trascorrere una “notte diversa”; Romano e Nancy (Alessandro Haber e Vittoria Puccini), carismatico e deciso uomo in sedia a rotelle accompagnato da una misteriosa e irrisolta ragazza; Domitilla e il suo accompagnatore (Isabella Ferrari e Ludovico Succio), elegante borghese lei, giovane raffinato lui, all’apparenza un toy boy. Tutte queste coppie convergono in una baita in cui trovano Mirko e Iole (Luca Argentero e Ilenia Pastorelli), all’apparenza proprietari dello stabile ma detentori di un segreto da nascondere. Insomma, ogni personaggio ha qualcosa da risolvere o celare, e le ore trascorse insieme serviranno a tutti a fare almeno un po’ di chiarezza nelle esistenze di ciascuno.
Pellicola decisamente non compiuta (che pecca di buchi di sceneggiatura, presenza di personaggi che sembrano non sviluppati e di storie che paiono non concluse), nei suoi 93 minuti di durata “Cosa fai a Capodanno?” regala comunque qualche risata. Oneste le interpretazioni degli attori, tra i quali si distingue soprattutto un credibilissimo Alessandro Haber, nella parte del politico determinato e a tratti acido ma fragile. Ilenia Pastorelli torna al ruolo della ragazza romana coatta e ingenua (ruolo già visto in “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti e in “Benedetta follia” di Carlo Verdone), mentre Luca Argentero convince nella parte dell’uomo duro e mascalzone che non deve chiedere mai.
Il film è per noi pretesto per chiedere i protagonisti quale sia il loro rapporto con il Capodanno.
Argentero: Come suggerisce il nostro nostro titolo, “Cosa fai a Capodanno?” è una domanda che ci perseguita più o meno da ottobre; a volte ci pensiamo talmente tanto e ci creiamo aspettative talmente alte che poi la serata un po’ tradisce tali aspettative. Io ho sempre legato la fine dell’anno alla mia passione per la montagna.
Pastorelli: Io odio il Capodanno, non lo festeggio mai. Quest’anno però mi piacerebbe andare a New York, perché non l’ho mai vista. L’anno scorso mi è capitato di stare a casa con la febbre, e mi sono vista una trasmissione televisiva un po’ triste. Poi però, durante la notte, ho visto dei film bellissimi e ho fatto mattina guardando vecchie pellicole.
Puccini: Io ho iniziato a divertirmi la notte di Capodanno quando ho smesso di aspettarmi qualcosa perché le aspettative portano sempre un po’ di delusione. Credo che più è semplice il Capodanno, meglio è, quindi mi piace passarlo con pochi amici, poche cose buone, affetti veri. L’importante è stare a proprio agio, con gente con cui stiamo bene, senza l’ansia di divertirsi per forza.
Ferrari: Io sono stata molto bene quando sono andata a letto presto e non ho atteso la mezzanotte. In assoluto i Capodanni migliori sono quelli che trascorro fuori casa, altrove, in viaggio, senza cucinare, preparare la casa: si alimenta tutta una aspettativa nel menù, c’è uno sbattimento incredibile che non serve, è inutile. Se viaggio sono altrove e non mi preoccupo.
Haber: Per me quando sono con persone che stimo, con cui c’è complicità anche nei silenzi, è sempre capodanno. Quel giorno fatidico, quella data, mette solo ansia, perché si deve cercare di divertirsi a ogni costo e io ho capito molto presto che non ne vale proprio la pena. Le feste comandate, in cui sei costretto a festeggiare per forza, mi mettono malinconia, non mi piacciono per niente: se stai bene con te stesso, sei in festa sempre!
Tutti i personaggi del film cercano di trasgredire o lo hanno fatto, Qual è il vostro rapporto con la trasgressione?
Puccini: Io no non ho una particolare attrazione nei confronti della trasgressione, proprio perché se c’è una regola generalmente tendo più a rispettarla che a volerla trasgredire. Penso sia una cosa caratteriale, non sono mai stata affascinata dalla rottura, dal dover rompere le regole per forza. Non ho interesse nei confronti di quell’atteggiamento.
Ferrari: Concordo moltissimo con Vittoria, nel senso che non ho un’attrazione particolare per la trasgressione: credo sia per paura in qualche modo, quindi non riesco ad andare oltre a un confine che so di poter gestire con molto controllo. Ad esempio, ho paura di volare, e tutto ciò che implica una mia perdita di controllo mi spaventa.
Haber: Io invece trasgredisco molto; credo che sia un’indole, una predisposizione. Penso che più sei semplice, diretto e vero, più hai trasgredito. Faccio sempre l’esempio di quelli che non tradiscono la moglie o l’amante o la propria donna: questa è una trasgressione. Io sempre tradito, lo ammetto, e mi affascinano molto le coppie che stanno insieme da 50 anni. Certo chissà quante volte hanno litigato, quante volte hanno avuto problemi, però mi commuovono. Quella è la grande trasgressione.
Argentero: Il mio rapporto con la trasgressione ha avuto un’evoluzione anagrafica: a 15 anni voleva dire una cosa, a 25 un’altra e a 35 un’altra ancora. Oggi sono convinto di essere un uomo equilibrato proprio perché ho rispettato quelle tappe, quindi ho dato tutto quello che dovevo dare tra i 20 e i 30 anni. Ora mi sento proprio un po’ più equilibrato proprio perché ho trasgredito quando si poteva trasgredire, non che oggi non si possa più farlo, ma forse è meno appropriato. Oggi è molto più trasgressivo, dal mio punto di vista, permettermi di essere un po’ più libero di prima, dire un po’ di più quello che penso, come lo penso e perché lo penso.
Cosa augurate agli italiani per il 2019?
Argentero: Chiarezza. Io sono un po’ confuso, immagino lo siano anche molti di noi, quindi un po’ di chiarezza in più secondo me farebbe bene a tutti.
Pastorelli: Concordo con Luca: siamo in una situazione molto promiscua, ci sono cose che vengono espresse in modo poco chiaro, quindi un po’ di linearità e trasparenza in più sarebbero opportune.
Ferrari: Io spero che in futuro ci sia meno povertà: oggi ci sono 5 milioni di poveri ed è normale che siano arrabbiati. Spero proprio che questa situazione possa cambiare.
Puccini: Io mi auguro che arrivi presto un punto di riferimento, qualcosa in cui tornare a credere veramente. Ci vuole un po’ più di chiarezza, i nostri mi sembrano tempi molto confusi, su tutti i fronti.
Haber: Io dico agli italiani, fate una carezza, cercate di essere un po’ più coraggiosi, buttate via un po’ del vostro egocentrismo. Restituite qualcosa a chi vi sta accanto, mettete più a fuoco quello che vi accade intorno a cercate di fare quella carezza.
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