VelvetMag ha contattato telefonicamente Graziano Scarabicchi, attore. Nella sua carriera: spot pubblicitari, film, fiction e videoclip musicali. La sua è stata una preparazione che è andata a fondo nel mondo del cinema e della recitazione. Oltre ai suoi progetti futuri e ai lavori fatti negli anni, l’attore ci ha raccontato cosa è il cinema per lui e quali sono i suoi miti del presente e del passato. Ecco la nostra intervista in esclusiva.
Graziano Scarabicchi, classe 1985, ha una carriera davvero strepitosa fatta di fiction, film e spot pubblicitari. Con i suoi magnetici occhi celesti ha stregato anche dive di Hollywood del calibro di Kate Winslet, con cui ha condiviso il set per lo spot mondiale di Longiness dove interpretava il ruolo di un paparazzo che per l’appunto l’inseguiva. Nasce in un piccolo paese umbro di nome Monte S. Maria Tiberina, finiti gli studi superiori parte per Milano ed inizia un percorso accademico triennale per conseguire poi un Masterclass al Piccolo Teatro di Milano. In questi anni presta il suo volto per brand importantissimi come Decathlon, Ferrero, Kia, Tim, Vodafone, Fiat, Monge, Moment, Linkem, Longiness, cucine Lube ecc diretti da registi internazionali e importanti nel panorama cinematografico come Muccino, Paolo Genovese e tanti altri. Lo abbiamo visto nella fiction Rai, Medico in Famiglia 10 nelle vesti di un veterinario, in Che Dio ci aiuti 2 e attualmente è al cinema con Uno di Famiglia, regia di Alessio Maria Federici con Pietro Sermonti, Lucia Ocone e Sarah Felberbaum.
Passa poi dal teatro alla fiction e dagli spot al cinema. Con lui abbiamo conversato di cinema, dei suoi miti e anche del futuro.
Nella tua carriera ci sono spot, film, fiction e video musicali. Un attore a tutto tondo. Ti piace questa definizione? Oppure ne useresti un’altra per definirti a livello professionale?
Beh io sono un attore camaleontico e la mia dote principale è la versatilità. Cioè, passo dallo spot alla fiction ai film e sono così diverso che neanche gli addetti ai lavori mi riconoscono. Quindi è quella la mia forza!
Come ti sei avvicinato alla recitazione? C’è stato qualcuno che ti ha spinto ad intraprendere questa strada o qualcuno che è stato un esempio per te?
Mio nonno era un cantastorie e mi raccontava sempre delle storie della Seconda Guerra Mondiale, quando fu arrestato per aver fumato una sigaretta mentre era in servizio, e fu messo in cella per due notti. Io vidi questo episodio come una grande ingiustizia, ero un bambino e avevo 6 anni. Poi con mio papà vedevo i film western e quindi da lì ho iniziato a dire: da grande voglio diventare attore e raccontare le storie del mio bisnonno. Quindi a 6 anni dicevo a tutti di voler diventare attore.
E’ stata una passione che ti è scoppiata in poco tempo, da tuo nonno alla professione che poi è diventata la tua vita.
Sì, ma partendo da un paese piccolissimo delle montagne umbre era veramente insolito che un bambino esprimesse questo desiderio di diventare attore. Quando gli altri bambini dicevano che avrebbero fatto il calciatore, il falegname oppure il pompiere, perché ovviamene si basavano sui lavori dei papà o degli zii. Io invece ero un ago in un pagliaio.
E venendo, come hai anticipato tu, da una realtà piccola; è stato difficile per te arrivare al punto dove sei arrivato? Hai trovato difficoltà oppure la bravura è stata essenziale per spiccare in questo mondo, che immagino sia davvero spietato e abbia dei rivali bravi con cui confrontarsi.
Assolutamente! Parto da questo piccolissimo paese e nemmeno i miei genitori, all’inizio, potevano pensare che sarei riuscito e che avessi avuto successo. Ho fatto ben 56 spot per i brand più importanti sia italiani che internazionali, 56 spot televisivi che ormai è difficile perché ci sono davvero tanti ragazzi che vogliono intraprendere questa strada e che competono per questi brand. Io per dirti sono stato preso per lo spot Decathlon, su 1.100 ragazzi ne prendevano solo uno. Oppure su 5000 ragazzi ne prendono solo uno. Insomma, si parla di queste cifre. Inoltre, un attore di spot ad oggi non viene identificato come attore. Mentre invece a New York o in America. gli attori di spot sono quelli che girano anche i film. Però io ho la fortuna di avere questa versatilità. Quest’anno, ho fatto anche uno spettacolo teatrale al Teatro Afitrione dove interpretavo un ruolo, lontanissimo da me; ero un sergente tedesco cattivissimo. Per lo spettacolo che si intitolava: “Storie di borgata” per la regia di Pietro Romano. E poi ho girato la bellezza di 8 spot e due film.
Quindi, un anno abbastanza impegnativo per te!
Sì sì, e poi sono passato dal teatro al cinema, agli spot. Anche la fiction.
Poi hai realizzato film di tutti i generi, dall’horror al poliziesco. Alla fiction italiana.
Proprio così. I ruoli che mi divertono di più sono quelli da cattivo.
Molti attori, non so se è una cosa condivisa anche da te, tendono sempre a voler fare parti che sono diverse dal proprio carattere. E’ una cosa su cui anche tu ti ritrovi?
Diciamo che il mio lavoro punta sempre a portare il massimo. Cerco di immergermi totalmente con cuore, testa e professionalità in tutto quello che faccio. Per dirti, nello spot di Decathlon avevo la controfigura. Dovevo essere calato da un ponte di 10 metri, dovevo fare canoa, corsa e io ho detto: “Non voglio la controfigura!”, perché se vado in tv voglio essere orgoglioso di me stesso. E devo riuscire a superare i miei limiti. E’ stata una sfida con me stesso. Non cerco mai la concorrenza con gli altri, ma porto avanti una competizione con me stesso. Vincere con chi reputi abbia una preparazione minore della tua, è vincere facile. Ho sempre voluto alzare la posta in gioca, ma per migliorare me stesso e crescere.
Penso che hai seguito la Festa del cinema di Roma…
Sono andato a vedere il film di Paolo Virzì (Notti magiche, ndr.), e devo dirti che non ho capito la scelta di alcuni attori, in particolare gli attori commerciali. Virzì è un grande regista e non ha di certo bisogno di grandi nomi per attrarre la gente al cinema. Gli attori protagonisti sono giovani e bravissimi, quelli più noti invece hanno, secondo me, un modo di recitare molto passato.
A proposito, ti piacerebbe lavorare con Virzì? Con quale altro regista hai mai sognato di lavorare?
Assolutamente sì. Io ho avuto il piacere di lavorare negli spot con Gabriele Muccino e Paolo Genovese. E sono due registi pazzeschi con cui vorrei lavorare a livello cinematografico perché hanno una capacità di parlare con gli attori, portarti dentro la scena. E anche Virzì e Ozpetek credo che abbiano questa capacità.
Possiamo definirli i tuo miti del presente?
Sono i registi italiani, tra i nomi più importanti. Ce n’è poi anche un altro di nome, un regista che amo particolarmente: Bernardo Bertolucci. Lui per me è un mito.
Hai un idea davvero precisa del cinema. Credo sia essenziale per un attore sapere cosa si vuole fare e quale strada si vuole intraprendere.
Assolutamente. Per dirti, il mio attore preferito è Anthony Hopkins.
Sei al cinema con Uno di famiglia, di Alessio Maria Federici. Cosa puoi dirci di questo film?
Io mi sono divertito tantissimo. A parte il fatto che il regista è geniale, è aperto all’improvvisazione, al dialogo con gli attori e soprattutto lavora con gli attori e le corde degli attori, questo vuol dire che lui tira fuori il meglio di te. Per questo mi sono trovato così bene con lui. Anche con Pietro Sermonti, con il quale ho avuto le scene spalla a spalla. Anche lui è molto bravo e, soprattutto, una persona molto umile.
Che ruolo hai nel film?
Io sono un architetto molto sofisticato, un radical chic, molto molto radicato. Non snob ma molto antipatico, con la puzza sotto al naso!
Un ruolo un po’ da outsider…
Assolutamente sì. Un ruolo che deve suscitarti un sentimento, nel bene o nel male, ma te lo suscitano. Io, infatti, non conosco nella mia realtà vie di mezzo, o amo o odio. Non ci sono sfumature…
Quindi, ti sei ritrovato perfettamente nella parte…
Sì. Poi a me piace interpretare ruoli borderline, non mediocri ma il cattivo piuttosto che il bravo ragazzo.
Progetti per il futuro? Puoi anticiparci qualcosa nella tua carriera?
Allora ho fatto diversi provini, tra l’altro per due film molto importanti. Ma non posso rivelarvi altro, per scaramanzia. Poi dovrò girare altri due spot a breve e poi c’è un progetto molto carino. Inoltre, ho girato un video clip pazzesco che ha un respiro internazionale. Tanto che molte persone che hanno visto il video, non credevano che io fossi italiano. Il lavoro è stato impegnativo ma la resa è stata spettacolare.
Photo credits Graziano Scarabicchi
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