Martedì 23 ottobre, durante la sesta giornata, è stato presentato il film “Jan Palach“, di Robert Sedláček. Il regista ceco ha voluto far conoscere al grande pubblico la storia del patriota cecoslovacco divenuto simbolo della resistenza anti-sovietica del suo Paese. Fu proprio Jan a rappresentare la Primavera di Praga e con un gesto davvero importante: nella giornata del 16 gennaio 1969, lo studente si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, e si fermò ai piedi della scalinata del Museo Nazionale. Si cosparse il corpo di benzina e si appiccò il fuoco con un accendino. Non morì subito ma rimase lucido durante i tre giorni di agonia. Jan era uno studente di Filosofia, figlio di un pasticciere e di un’impiegata del Partito. Il regista ha voluto raccontare la sua storia seguendone l’intero percorso dall’ottimismo al disincanto: una storia attraversata come una costante premonizione da quel fuoco che appare in un film muto di Stanlio e Ollio come nel falò che brucia i volantini della propaganda.
“Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura e la proibizione di Zpravy. Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà”, queste le ultime parole del ragazzo, custodite nel suoi libricino di scritti.
È il 1952. Un bambino scrive una frase su un vetro appannato. È felice, e ha tutta la vita davanti. 1967. Il bambino è diventato un ragazzo che lavora con solerzia nel Kosomol dove russi, cecoslovacchi e assortiti cittadini satellitari affiliati all’Unione Sovietica condividono la fatica e gli indigesti pasti offerti dalla mensa comune. Qualche tempo dopo a Praga monterà però il dissenso nei confronti del governo centrale dell’USSR e in Cecoslovacchia si affermerà in modo sempre più visibile un Partito Socialista alternativo al predominio russo, con aspirazioni di indipendenza e autonomia.
Nel cast spiccano i nomi di: Michael Balcar, Denisa Baresová, Zuzana Bydzovská, Jacob Erftemeijer, Karel Jirák.
Mercoledì 24 ottobre, la settima giornata del Roma Cinema Fest, è il giorno di Viggo Mortensen. L’attore ormai sessantenne sarà sul red carpet di Green Book di Peter Farrelly. Mentre per il versante italiano, c’è Laura Luchetti, l’unica italiana al Toronto Film Festival 2018, che presenta proprio il film che ha conquistato i selezionatori canadesi, Fiore gemello.
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