VelvetMag ha raggiunto telefonicamente Maurizio Bizzarri, famoso produttore. Ecco cosa ci ha raccontato nella nostra intervista in esclusiva.
Maurizio Bizzarri, celebre produttore, è il nipote del regista nominato agli Oscar Libero Bizzarri. Dopo un’esperienza negli States e dopo aver conseguito la laurea in Comunicazione alla UCLA, inizia la sua carriera da produttore cinematografico. Attualmente è proprietario della California Ent. Inc. e della Game of Kings Productions. Ecco cosa ci ha detto telefonicamente:
Lei sarà uno dei giudici del Rieti e Sabina Film Festival, cosa si aspetta da questo festival?
E’ la mia prima esperienza come giurato e quindi sono molto eccitato di partecipare. Mi piacerà sicuramente essere lì e partecipare a questo festival.
Tra le storie proposte e i temi, cosa vorrebbe vedere?
Spero di avere delle sorprese. E’ quello che ci si aspetta da ogni Film Festival. Avere delle cose fresche, mai viste prima.
Lei è nipote del regista Libero Bizzarri, è stato suo zio ad avvicinarlo al cinema o è avvenuto individualmente?
Sì, mi ha ispirato; perché quando ero ragazzino vedevo che tornava dal Canada e altri posti del mondo dove era andato a fare i documentari. Io, quando ero piccolo, dicevo: “Bè quando sono grande voglio fare qualsiasi cosa fa mio zio”. Vedevo che andava in giro per il mondo, in posti interessanti. Poi un giorno ho visto un film di Michelangelo Antonioni, Zabriskie Point, e sono uscito dal cinema e mi sono detto “vado in California”, poi ho lavorato in televisione e 30 anni nel cinema adesso.
Proprio sulla sua esperienza all’estero: ha riscontrato delle differenze tra come si fa il cinema e la tv in Italia rispetto agli Stati Uniti?
Sì, certo! Ho lavorato in televisione negli Stati Uniti e l’organizzazione è decisamente molto alta. Per esempio, mi ricordo che i primi anni sapevo che se arrivi sul set per tre volte in ritardo, perdevi il posto. In televisione non scherzano.
E il cinema?
Anche nel cinema, la stessa cosa. Se non sei all’altezza, ti mandano a casa. Il cinema è un’industria, la sesta industria dopo quella delle armi, e ti dicono: “Se vuoi far parte di questa industria, ci sono delle regole e devi partecipare seriamente”. La cosa dell’arrivare in ritardo è la cosa più esterna.
Altre cose bizzarre che ha riscontrato in questo ambito?
Ho lavorato con David Lynch che è famoso per essere un regista molto artistico , molto strano. Mi sono ritrovato con lui a filmare in un posto che era proprio nel film di Antonioni. E siamo tornati a girare “Lost Away” con Lynch proprio nella Valle della Morte, come nel film che avevo visto da ragazzo. Praticamente, sono andato nello stesso posto dove è andato Antonioni e mi era sembrato come di aver chiuso un cerchio. Sai, ho visto il film e mi sono poi ritrovato nella stessa location. Questa è una cosa che mi ha scioccato e mi ha fatto piacere.
Lei che ha lavorato nel cinema e adesso è produttore, come lo definirebbe?
Il cinema è la sesta arte, l’addizione di tutte le arti racchiuse in una. E’ un’esperienza audiovisiva multipla dove tutti i sensi sono coinvolti così come tutte le arti, come la pittura, la scultura. Inoltre, essendo la sesta industria, non dobbiamo dimenticarci che è metà arte e metà industria, c’è questa parte del cinema che molti non vedono e che non capiscono e che genera bilioni di dollari di fatturati seconda solo alle armi. Per me, è più utile spendere soldi per l’entertainment e per l’educazione invece che investire per le armi.
Se dovesse spiegare ai non addetti ai lavori il suo ruolo di produttore, come lo farebbe? Cosa c’è dietro un film?
Parti da un’idea, ad esempio ero in un campo da polo in Inghilterra, ho visto questa partita e la vincitrice era una donna, che ha vinto contro il campione del mondo, un uomo del Messico. Questa ragazza, Amy, ha fatto sei goal e ha vinto la partita. Allora, ho pensato: “Non sarebbe male fare un film su questo soggetto: una donna giovane e molto carina che partecipa ad uno sport prettamente maschile e anche per persone molto ricche”, e così ho pensato di realizzare un film, dal titolo “Game of Kings” (Il gioco dei Re), in cui si racconta di questa ragazza, una specie di Cenerentola, che lavora nelle stalle e poi diventa una giocatrice di polo che si ritrova a giocare a Saint Tropez e in altre città. Adesso ho finanziato questo film e sto cercando l’attrice principale. A marzo inizieremo a girare in Inghilterra e in Francia.
Ha già qualche nome in mente per la protagonista?
Sto cercando di prendere Emilia Clark. Quindi adesso spero di fare un’offerta all’attrice che spero sarà disponibile per marzo 2019 per fare questo film.
Oltre questo film, ne ha altri che la stanno occupando attualmente?
Questo è il principale e poi mi interesso anche di brand del lusso, come Hermes, Bentley ecc… Adesso sto parlando con HP, Hewlett-Packard, e stanno valutando se venire a bordo come sponsor del film. Loro, ad esempio, sono gli sponsor numero uno del Festival di Cannes. Come nei film di James Bond, in cui ci sono marchi importanti come Omega, Aston Martin, sto cercando allo stesso modo di portarli nel film nel mondo del polo. Combinare lo stile di vita del polo con i brand del lusso. Vado ad integrare così tutti i marchi che utilizziamo nella vita quotidiana nel mondo audiovisivo di un film.
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