Il Festival di Venezia apre allo streaming e al re indiscusso sul web: Netflix. La decisione non è però piaciuta a molti nel campo e gli esercenti italiani ne chiedono l’uscita da una rassegna così importante. E’ polemica! Ecco cosa succede.
La Mostra del Cinema di Venezia apre ufficialmente allo streaming e al re indiscusso sul web: Netflix. La grande novità di questa 75 esima edizione della kermesse non è però piaciuta a molti del campo e gli esercenti italiani hanno mosso alcune critiche. Scoppia la polemica da parte di chi vorrebbe un retro front del Festival sulla questione. Durante la kermesse infatti saranno presentati ben 6 titoli in concorso che entreranno a pieno titolo nel catalogo: 22 July di Paul Greengrass, Roma di Alfonso Cuaron, The Ballad of Buster Scruggs di Joel e Ethan Coen, Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, The Other Side of the Wind e They’ll love me when I’m dead di Orson Welles.
Gli esercenti italiani però stanno contestando duramente questa scelta e Netflix ricade nella polemica. Un caso simile era successo per il Festival di Cannes fino a quando Thierry Fremaux, direttore del Festival di Cannes e dell’Istituto Lumière di Lione, aveva deciso di escludere tutti i titoli prodotti dal colosso streaming (LEGGI ANCHE: CANNES 2018: ESCLUSI I FILM NETFLIX, ECCO IL VERO MOTIVO).
La decisione di includere nella rassegna anche Netflix risponde ad un obiettivo cardine che viene ben spiegato dal direttore Alberto Barbera. Barbera ha infatti diverse volte sottolineato quanto sia importante per lui dare spazio a tutti, soprattutto alle nuove realtà. Gli esercenti italiani (in particolare le associazioni Anec e Anem) però non sono d’accordo e hanno affidato le loro recriminazioni a un comunicato stampa ufficiale: “L’esercizio rimane il principale canale di sfruttamento e valorizzazione di un’opera cinematografica. È in una fase di grave crisi, per via di problemi strutturali del mercato (stagionalità e fiscalità in primis) che meritano un approfondimento e un’analisi che si stanno sviluppando presso i competenti contesti istituzionali. La Legge Cinema ha fornito i primi strumenti: l’esercizio è a disposizione per lavorare a soluzioni utili al mercato, ma senza penalizzare questa fondamentale catena del valore. Pertanto, le associazioni dell’esercizio cinematografico si opporranno con ogni mezzo a tale proposta, se le convergenze sulle finestre di sfruttamento verranno disattese senza l’avallo dei cinema italiani”.
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