Carlo Verdone, regista e attore, ha ricordato il collega e amico Carlo Vanzina, scomparso alcuni giorni fa. I due hanno sempre avuto un buon rapporto e grande stima l’uno dell’altro. Ecco le toccanti parole che cui Verdone ricorda il re dei cinepanettoni.
Davvero toccanti le parole usate da Carlo Verdone per ricordare e celebrare Carlo Vanzina, il regista scomparso alcuni giorni fa a soli 67 anni. “Buon viaggio Carletto, mio adorato”, così Carlo Verdone piange il suo amico e collega.
“Ho saputo da poco che ci ha lasciato Carlo Vanzina. Mio caro amico, persona squisita, persona perbene, ha lottato per mesi come un leone. Sono veramente triste. Abbraccio Lisa, la moglie, e le sue figlie. E il fratello Enrico con tutto l’amore che ho. Buon viaggio Carletto mio adorato”, queste le primissime parole che il regista ed attore romano ha voluto scrivere su Facebook per omaggiare e salutare Vanzina. In questi giorni, ha voluto ricordare Carlo, definendolo “un cineasta di altri temi” e così lo ha raccontato al mondo: “Mi ricordo che nel 1980 cominciammo a vederci a cena anche con Enrico e le nostre mogli e l’anno dopo decidemmo di passare l’estate insieme”.
Poi ha continuato: “E in agosto andammo al Lido di Venezia, prima del festival, e fu una vacanza splendida, tranquilla e spiritosa. La particolarità di Carlo era che aveva il grande dono della pacatezza, grande distinzione e premura per le persone. Sembrava silenzioso, ma se interrogato sul passato tirava fuori aneddoti molto divertenti. Aveva infatti cominciato molto presto a fare il regista con il padre Steno, Monicelli e tanti altri, e così ne aveva di cose da raccontare. Era sempre molto piacevole parlare con lui. Non era poi una di quelle persone che ti dicono ‘ci vediamo’ e poi non lo fanno. Con Carlo ci cercavamo veramente e siamo stati a cena insieme fino a poco prima della malattia“. Infine una stangata alla critica: “Ogni tanto parlavamo della critica e lui era molto dispiaciuto. Carlo credeva ci fosse bisogno anche di un cinema di evasione e, va detto, lui ha raccontato con grande bravura il mondo dei giovani degli anni Ottanta come il suo ambiente. E lo ha fatto sempre con un grande senso di pulizia, di educazione, senza volgarità. Era sempre delicato con il racconto che stava affrontando e, sicuramente, meritava più rispetto da parte della critica. Nonostante tutto, aveva la forza di andare avanti con grande saggezza”.
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