Come di consueto Abdellatif Kechiche ha diviso il pubblico anche con il suo Mektoub, My Love: Canto uno, racconto di formazione ispirato al romanzo La blessure la vraie di François Bégaudeau tra cibo, sesso e leggerezza.
Oggi, 7 settembre, a Venezia 74 è il giorno anche di Abdellatif Kechiche che ha deciso di portare in concorso alla kermesse la sua ultima fatica liberamente ispirata al romanzo La blessure la vraie di François, Bégaudeau, Mektoub, My Love: Canto uno.
Il titolo di questa pellicola, storia di formazione di un aspirante sceneggiatore che vive a Parigi e torna nel suo paese natale del sud della Francia e si innamora dei corpi delle giovani ragazze in vacanza e dei sapori tipici della delle specialità tunisine, lo ha spiegato lo steso cineasta in conferenza: “mektoub vuol dire destino e il film nel suo insieme solleva la domanda sul significato del destino. Spesso il destino è associato all’amore e l’amore al destino. Canto Uno perché questo è il primo capitolo di una trilogia, di cui ho già girato il secondo e spero dopo Venezia di girare il terzo”.
Shaïn Boumedine, Ophélie Bau, Salim Kechiouche, Lou Luttiau, Alexia Chardard, Hafsia Herzi, Kamel Saadi, Estefania Argelich sono i protaginisti di questo film che Kechiche ha voluto ambientare negli anni ’90 perché in quel periodo: “si respirava un’atmosfera di maggiore leggerezza allora e perché siamo alla fine del secolo e questo ci aiuta a capire e spiegare anche l’inizio del secolo e del millennio successivo”.
La pellicola di Kechiche, come spesso accade per i lavori del cineasta, ha diviso il pubblico tra chi lo ha amato e chi lo ha accusato di aver di “creato” con Tony (cugino del protagonista) un personaggio maschilista ma il cineasta si è difeso “non era questo il intento anzi i personaggi femminili del film sono molto forti, molto determinate: si prendono quello che vogliono”.
Photo Credits: Mostra del Cinema di Venezia
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