La terza giornata del Festical di Cannes si è appena conclusa, tra nuove polemiche in salsa Netflix e i ragazzi sempre più protagonisti dei film in concorso.
Ieri sembrava che le polemiche contro Netflix, dopo il battibecco tra Will Smith e Pedro Amodovar, si fossero placate ma evidentemente il destino ha voluto beffare la kermesse ed ecco che proprio alla proiezione del primo lungometraggio della piattaforma on demand in concorso, Okja, lo schermo fa i capricci e mentre il pubblico in sala fischia molti gridano al complotto forse più per la noia dell’attesa che per un’effettiva ragione.
A tenere ancora in piedi la querelle sono stati anche gli stessi protagonisti del lungometraggio, Tilda Swinton e Jake Gyllenhaal. In particolare la Swinton ha dichiarato in conferenza stampa “il Presidente di giuria ha tutto il diritto di dire quello che pensa, noi non siamo venuti al festival per i premi, siamo venuti per mostrare il nostro film avendo la meravigliosa opportunità e il privilegio di poterlo proiettare sul grande schermo. E poi diciamoci la verità: quanti bellissimi film visti durante i festival non arrivano sul grande schermo? Io sono convinta che ci sia spazio per tutte le piattaforme”.
Anche Gyllenhaal incalzato sulla questione e aggiunge “secondo va vista come una benedizione quando l’arte può raggiungere il pubblico, in particolare di questi tempi in cui siamo inondati di informazioni, non sempre vere. Io credo che l’espressione artistica, in qualunque forma venga, sia benvenuta”.
In ogni caso la pellicola di Bong Joon-Ho è stata molto apprezzata dal pubblico, forse più per la tenerezza che si prova guardando il maialone gigante co-protagonista che per la tematica ambientalista toccata in maniera, secondo alcuni, un po’ retorica. Inoltre vale la pena sottolineare il fatto che dopo Wondestruck di Todd Haynes e Nelyubov di Andrey Zvyagintsev, in Okja ancora una volta sono i bambini al centro di una pellicola in concorso alla kermesse.
Oltre a Joon-Ho, dopo la vittoria nella sezione di Un Certain Regard, torna a Cannes l’ungherese Kornél Mundruczó con Jupiter’s Moon che vede come protagonista un ragazzo in grado di ascendere al cielo dopo essere stato colpito a morte. Cacciato come elemento sovversivo e pericoloso, il giovane viene messo in salvo da un dottore che cerca di lucrare sulla sua peculiarità.
Per quanto riguarda l’Italia anche oggi il Belpaese ha fatto sentire la sua voce nella sezione Quinzanne in cui è stato presentato A Ciambra di Jonas Carpignano, che segue la storia di Pio un ragazzo Gitano che vive a Gioia Tauro in una comunità Rom. Decisamente documentaristico il cineasta regala agli spettatori un quadro realistico e spietato che è stato giustamente applaudito.
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