Nuova ondata di polemiche per la fiction di Rai 2 Rocco Shiavone, ispirata alla fortunata serie di romanzi di Antonio Manzini che ha conquistato migliaia di lettori prima e spettatori poi.
Tornano le polemiche sulla serie TV Rocco Schiavone, ovvero la storia del vice questore di Aosta tratta dalla serie di romanzi di Antonio Manzini che. dal 9 novembre è diventata una fiction targata Rai 2 e che vede Marco Giallini nel ruolo dell’impetuoso protagonista. Dal giorno dopo la messa in onda della prima puntata sulla serie sono piovute non poche polemiche: una schiera di politici capitanata da Gasparri e Giovanardi si è palesemente espressa sul web criticando la liceità di mandare in prima serata una fiction che passerebbe messaggi non proprio educativi (LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO) . Infatti per i milioni di italiani che hanno seguito Rocco Schiavone nelle prime due puntate (QUI LE ANTICIPAZIONI DELLA TERZA), hanno visto un poliziotto singolare, che fuma regolarmente cannabis, che ha un suo concetto di giustizia davvero molto personale. Un eroe vero, una persona normale con i suoi pregi ed i suoi difetti, non solo il difensore senza legge senza macchia e senza paura.
In realtà l’umanità estrema del personaggio di Schiavone è proprio ciò che ha coinvolto maggiormente gli spettatori. Se non fosse per le sue doti intuitive ed empatiche, che poi si traducono anche in comportamenti al di fuori dello standard previsto, sarebbe un protagonista senza personalità. Comunque fatto sta che la vicenda è uscita fuori dal semplice contesto delle polemiche su carta stampata e web, ma è diventata un caso politico. Gasparri infatti ha formalmente presentato un’interrogazione parlamentare, sottoscritta anche da Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello, per chiedere la sospensione della messa in onda di una serie tv che passerebbe un messaggio erroneo e negativo sulle forze di polizia. Per perorare la causa Giovanardi ha persino cercato di tirare in ballo anche Ilaria Cucchi, che però, non si è espressa in merito. Nel frattempo l’associazione 100autori ha fatto sapere che ritiene questo provvedimento “inaccettabile” perché “viola la libertà di espressione artistica alla base del mestiere di chi fa cinema e televisione in Italia”.
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