Al cinema dal 31 ottobre arriva Rocco, il docufiction dedicato all’attore hard. Siffredi si mette a nudo in un modo tutto nuovo…
Rocco è diretto dai registi francesi Thierry Demaizière e Alban Teurlai, e neanche a dirlo ha come protagonista Rocco Siffredi. Nel docufilm l’attore si racconta a 360 gradi mettendosi completamente a nudo. “Mia madre voleva che io andassi a lavorare alla Sip – racconta Rocco all’AdnKronos – perché ci lavorava mio zio. Di sicuro sarei stato uno di quelli che arrivava a casa delle donne per cambiare il cavo dicendo ‘signora non funziona il telefono’. Lo avrei fatto apposta“. Ma Siffredi ha sempre saputo cosa volesse fare da grande: “Io a 13 anni ho visto il primo giornale porno e ho capito che volevo fare questo lavoro. C’erano amici che volevano fare i poliziotti, il medico, io volevo fare il pornostar“.
“Questo lavoro perché per me rappresentava la libertà“, sottolinea Siffredi. Poi sul docufilm dedicato a lui spiega: “Questo film per me è stata una vera e propria terapia. Era importante quasi farlo per esorcizzare un po’ tutto quello che era la mia montagna di problemi, autocreati, con cui convivevo da almeno 20 anni“. Un racconto per liberarsi della sua stessa storia.
L’attore dopo Venezia73 ha presentato Rocco anche a Lucca Comics, durante l’evento speciale ha spiegato: “Di fare un film simile me l’avevano chiesto già quando avevo 40 anni ma non avevo nulla da dire e rifiutai. Già sui 45 anni avevo iniziato a pensarci ma il punto era che non mi fidavo degli italiani. La mia idea è che un italiano non può capire la mia vita, per via del problema che tutti abbiamo con il sesso“. “A me ad Ortona – rosegue-, 30 anni fa, mi dissero che il sesso si fa con la donna che che sposerai e con cui farai dei figli e basta. Peccato che lui si sia svegliato prima del matrimonio e mi abbia assalito come un diavolo. Così avevo a che fare con una natura che mi portava in luoghi incomprensibili per le persone che mi erano intorno“.
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