The Bad Batch di Ana Lily Amirpour, presentato a Venezia73 (LEGGI ANCHE: VENEZIA73 DIARY, 7 GIORNATA: THE BAD BATCH, UNE VITE E TOMMASO…), è un film post-apocalittico che racconta le vicende di una comunità di carnivori. “È come provare a spiegare come si fa sesso – racconta la regista -, e lo stesso per quanto mi riguarda vale per la scelta della colonna sonora visto che la musica fa parte della mia vita ogni giorno, a tutte le ore. Fondamentalmente, cerco di fare del cinema che seduca in primis me stessa, che mi prenda allo stomaco“. “Per me – prosegue Ana Lily Amirpour – è come se il film fosse una favola, una storia anche d’azione ambientata nel deserto. Dove due personaggi asincronici si scontrano e alla fine s’incontrano“. Sulla violenza nel film, la regista spiega: “La violenza c’è in così tante cose. Trovo assurdo che mi si domandi se mi serve metterla nei film. La musica che fa ballare me magari ad altri non dice nulla, non li scuote. C’è qualcuno che vorrebbe eliminare la violenza dall’arte, dai film? Qualcuno che crede che questa violenza sia gratuita? Qualcuno che vuole bandire la violenza dai film? Buona fortuna“.
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