Abbiamo incontrato Giordano Petri, attore di cinema, tv e teatro, che ci ha raccontato un po’ la sua storia e i progetti per il futuro…
Ultimo progetto di Giordano Petri, che ha esordito al cinema nel Pinocchio di Roberto Benigni, è il docu-film Andrea Doria: I passeggeri sono in salvo?, che racconta la storia del naufrgio in occasione dei 60 anni dall’accaduto. Giordano vestirà i panni di un giornalista che ripercorre i punti salienti della storia. Nel cast anche: Fabio Mazzari, Lucia Bendia e Eva Evola. Ecco cosa abbiamo chiesto a Giordano Petri…
Quando hai capito di voler fare l’attore?
Non c’è stato un momento preciso, penso che si nasca con una predisposizione per le forme d’arte e io fin da piccolo ho sempre avvertito una attrazione particolare per tutte le forme di spettacolo. Nella mia Umbria ho poi avuto modo di frequentare dei corsi ed ho avuto modo di conoscere e approfondire i grandi classici del teatro, autori del teatro contemporaneo, sceneggiature cinematografiche adattate da testi teatrali fino alla messa in scena di spettacoli al teatro Stabile dell’Umbria. Emozioni allo stato puro. Questa è stata la spinta a continuare e ancora adesso, in fondo, è quello che cerco: trasmettere emozioni e riceverne dal pubblico, ciò che mi dà l’energia e la spinta a continuare. Poi l’amore e la passione per questa arte mi hanno permesso di accedere alle selezioni della Scuola di Cinema di Roma, durata 4 anni.
Come hai iniziato la tua carriera? Insomma com’è andata col tuo primo “ingaggio”?
Sono stato molto fortunato. Ho iniziato dalla porta principale! Subito dopo il diploma una piccola parte nel “Pinocchio” di Benigni. Ho un bellissimo ricordo. Con lui ci si divertiva molto, anche se sul set si respirava la sua professionalità . La troupe era composta da grandissimi professionisti e questo mi intimoriva un po’, ma poi attraverso la leggerezza e l’ironia, Benigni riportava tutto alla normalità. Era tutto molto familiare. Spesso durante le riprese, si faceva fatica a girare per le risate.
Hai lavorato per cinema, tv e teatro, ma cosa preferisci?
Principalmente l’amore incondizionato è per la recitazione e, a seguire, per tutte le forme di spettacolo. Il teatro è la mia dimensione ideale, perché mi permette di interagire direttamente col pubblico. Il teatro è stato il mio primo passo verso il mondo dello spettacolo e ricordo ancora l’ansia di riuscire a portare in scena una recitazione convincente in grado di trasmettere emozioni. Il segreto, secondo me, è quello di emozionarsi sempre per poter, a mia volta, emozionare. La magia del palco di un teatro riesce a darti la possibilità di dimostrare realmente le tue capacità; è a teatro che entri in contatto con persone reali con cui devi riuscire a stabilire un rapporto immediato. E ogni sera hai un pubblico diverso con cui devi riuscire a creare empatia. Con la macchina da presa puoi bluffare, ci si può fermare, ripetere la scena. Il teatro è un viaggio. Parti da lontano, leggi, rileggi, provi. Quando inizi ad interpretare un personaggio ti ci butti completamente: dal debutto fino all’ultima replica sei quel personaggio. Questa alchimia tra te e il personaggio non riesci a trovarla facilmente al cinema o in tv.
In televisione hai avuto la possibilità di participare a diverse fiction di punta del nostro Paese, ma in quale set ti sei trovato meglio e perché?
Diciamo che ogni set diventa una famiglia e come tale ti affezioni sempre! Ho un bellissimo ricordo del set di “un medico in famiglia”, sebbene il mio personaggio veniva lasciato sull’altare da Valentina Corti! Recitare in questa fiction è stata un’esperienza incredibile umanamente e artisticamente parlando. La famiglia Martini è uno dei pochi prodotti televisivi che mette d’accordo tutta la famiglia, è il segreto di 10 anni di programmazione! Molti si rivedono nei personaggi: nonni, nipoti e genitori. E poi Don Matteo, dove ho conosciuto uno dei miei miti, Terence Hill, sempre pronto ad ascoltare e dare tanti consigli professionali e di vita. Ricordo ancora la sua estrema umiltà ed educazione, un vero signore con la “S” maiuscola!
Com’è fare teatro in Italia?
Il teatro è il mio primo amore e ti dà la possibilità di crescere ogni sera insieme al personaggio a secondo dell’empatia che stabilisci con il pubblico ed il tutto avviene in maniera diretta, veloce neanche hai il tempo di pensare. Ma fare teatro in Italia è dura, molto dura! Nel nostro paese ci vorrebbe più cultura del teatro, far incuriosire la gente, farla avvicinare a esperienze e stati emotivi che difficilmente nella vita reale si possono sperimentare.
Cosa ti aspetti dal tuo futuro professionale e cosa vorresti?
Spero di poter continuare a fare quello per cui ho studiato, ma non è scontato. Purtroppo in Italia non si investe più su grandi produzioni , non si scrivono più soggetti per essere interpretati ma si cuciono storie addosso e su misura per “l’attore del momento”. Cosa vorrei? Vorrei continuare ad emozionarmi e ad emozionare gli altri con la serenità di sapere che in fondo alla fine la professionalità verrà riconosciuta.
Di recente è stato presentato a Genova, al museo del mare, in anteprima per la stampa il docu-film sull’Andrea Doria. Ci racconti questa esperienza?
Proprio lo scorso 25 luglio si ricordava, a 60 anni di distanza, la tragedia dell’Andrea Doria. Il progetto nasce dalla volontà, di una dei sopravvissuti del naufragio Pierette Simpson, di lasciare un segno tangibile sulla vicenda. “I passeggeri sono in salvo?”, titolo del docufilm, è una coproduzione italo-americana e accanto a me hanno recitato Fabio Mazzari, Lucia Bendia e Eva Evola. La regia è affidata a Luca Guardabascio. Far parte di questo progetto è stato un po’ come far parte di quell’equipaggio. Abbiamo rivissuto, attraverso tante testimonianze, quegli attimi drammatici. Questo docu-film è un racconto fatto con le voci dei passeggeri, dei loro familiari, di storici e di giornalisti. Sono storie di uomini e donne alla ricerca di un futuro migliore. La presentazione è stata accolta dagli addetti ai lavori positivamente e da settembre il lavoro entrerà nei circuiti televisivi e cinematografici.
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